La ricerca sviluppa un percorso d’indagine sul rapporto tra il progetto di architettura dello spazio pubblico della città europea e la sua obsolescenza. Alcuni interventi contemporanei, frutto di un pensiero progettuale, già poco dopo la loro inaugurazione, risultano interessati da fenomeni di abban¬dono o sottoutilizzo, fallimentari, incapaci di intessere relazioni propositive con la città. Tali spazi non sono irrilevanti dato che nella città permangono e si stratificano, consumando suolo, denaro, energie fisiche e intellettuali, l’idea stessa dello spazio pubblico. La ricerca non solo propone la possibilità di riscrivere la storia di alcune opere dal punto di vista della loro ricezione, ma permette di riconoscere un tipo di obsolescenza legata ad interpretazioni poco attente della città e di attribuirne le ragioni alla mancata coincidenza tra modalità e strumenti di lettura del contesto e strumenti operativi utilizzati nel processo del progetto piuttosto che solo al degrado tecnico, funzionale, estetico, tecnolo¬gico, fisico, simbolico, programmato, dell’oggetto del progetto architettonico. Il carattere sperimentale della tesi ha consentito la definizione di un sistema di criteri atti a valutare tale fenomeno. La procedura critica individuata, che propone di colmare la diffusione ancora minima delle valutazioni post-occupative degli spazi pubblici, concentrandosi più sull’efficacia che sull’efficienza del progetto, è stata verificata mediante l’applicazione su casi studio (il Metropol Parasol a Siviglia, l’Esplanade Charles-De-Gaulle a Bordeaux-Mériadeck, il Sistema delle Piazze a Gibellina). Le indagini interdisciplinari realizzate sul campo hanno ricostruito i processi progettuali dalle prime volontà politiche alla fruizione dell’opera nel corso del tempo, attraverso la lettura dei differenti attori coinvolti (fruitore, progettista, istituzione) e l’analisi degli scarti tra le diverse fasi. L’architettura dello spazio pubblico, se manifesta inconsciamente il portato della società contemporanea, diviene non sol¬tanto un prodotto ma un sottoprodotto, un marcatore di defunti processi socio-economici: architetture concepite ‘per’ le vite di scarto e/o ‘da’ coscienze di scarto, attraverso processi progettuali e procedimenti burocratici che riflettono consapevolmente o inconsapevolmente tale natura. Riconoscendo il fenomeno dell’obsolescenza contemporanea come un sistema e non frutto di casualità, è possibile scardinarne il meccanismo. Introducendo nel processo del progetto un capitolo sulla valutazione post-occupativa è infatti possibile, durante ogni fase del processo del progetto, dare elementi di riflessione agli attori coinvolti e stabilire nuove modalità operative nella costruzione del progetto dello spazio pubblico.

Architettura e obsolescenza nella città europea (1960-2015). Percorsi interpretativi, progetti e strategie per la costruzione dello spazio pubblico / Lo Bello, Chiara. - (2016).

Architettura e obsolescenza nella città europea (1960-2015). Percorsi interpretativi, progetti e strategie per la costruzione dello spazio pubblico.

LO BELLO, CHIARA
2016

Abstract

La ricerca sviluppa un percorso d’indagine sul rapporto tra il progetto di architettura dello spazio pubblico della città europea e la sua obsolescenza. Alcuni interventi contemporanei, frutto di un pensiero progettuale, già poco dopo la loro inaugurazione, risultano interessati da fenomeni di abban¬dono o sottoutilizzo, fallimentari, incapaci di intessere relazioni propositive con la città. Tali spazi non sono irrilevanti dato che nella città permangono e si stratificano, consumando suolo, denaro, energie fisiche e intellettuali, l’idea stessa dello spazio pubblico. La ricerca non solo propone la possibilità di riscrivere la storia di alcune opere dal punto di vista della loro ricezione, ma permette di riconoscere un tipo di obsolescenza legata ad interpretazioni poco attente della città e di attribuirne le ragioni alla mancata coincidenza tra modalità e strumenti di lettura del contesto e strumenti operativi utilizzati nel processo del progetto piuttosto che solo al degrado tecnico, funzionale, estetico, tecnolo¬gico, fisico, simbolico, programmato, dell’oggetto del progetto architettonico. Il carattere sperimentale della tesi ha consentito la definizione di un sistema di criteri atti a valutare tale fenomeno. La procedura critica individuata, che propone di colmare la diffusione ancora minima delle valutazioni post-occupative degli spazi pubblici, concentrandosi più sull’efficacia che sull’efficienza del progetto, è stata verificata mediante l’applicazione su casi studio (il Metropol Parasol a Siviglia, l’Esplanade Charles-De-Gaulle a Bordeaux-Mériadeck, il Sistema delle Piazze a Gibellina). Le indagini interdisciplinari realizzate sul campo hanno ricostruito i processi progettuali dalle prime volontà politiche alla fruizione dell’opera nel corso del tempo, attraverso la lettura dei differenti attori coinvolti (fruitore, progettista, istituzione) e l’analisi degli scarti tra le diverse fasi. L’architettura dello spazio pubblico, se manifesta inconsciamente il portato della società contemporanea, diviene non sol¬tanto un prodotto ma un sottoprodotto, un marcatore di defunti processi socio-economici: architetture concepite ‘per’ le vite di scarto e/o ‘da’ coscienze di scarto, attraverso processi progettuali e procedimenti burocratici che riflettono consapevolmente o inconsapevolmente tale natura. Riconoscendo il fenomeno dell’obsolescenza contemporanea come un sistema e non frutto di casualità, è possibile scardinarne il meccanismo. Introducendo nel processo del progetto un capitolo sulla valutazione post-occupativa è infatti possibile, durante ogni fase del processo del progetto, dare elementi di riflessione agli attori coinvolti e stabilire nuove modalità operative nella costruzione del progetto dello spazio pubblico.
2016
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Lo Bello, Chiara
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