La SA è una malattia reumatica infiammatoria che colpisce selettivamente lo scheletro assiale, e che, con il passare del tempo, determina dolore, grave rigidità, ridotta mobilità, alterazioni posturali del rachide vertebrale e disabilità talora severe. L’approccio terapeutico ottimale alla SA è multidisciplinare e include una combinazione di trattamenti farmacologici e non-farmacologici. All’interno di questi ultimi sono compresi educazione al paziente, regolare esercizio fisico, fisioterapia individuale o di gruppo, associazioni di pazienti e gruppi di auto aiuto (Braun 2010). Fino all’utilizzo dei farmaci anti-TNF-alfa, la riabilitazione rappresentava l’unico approccio terapeutico capace di contrastare le modificazioni posturali e l’evoluzione in anchilosi della SA. I primi studi sull’utilità del trattamento riabilitativo della SA sono stati pubblicati negli anni ‘90, ed evidenziano l’efficacia della riabilitazione sulla motilità del rachide e sull’espansione toracica; era stata dimostrata anche la maggior efficacia del trattamento in gruppo rispetto agli esercizi domiciliari. Anche nell’era dei farmaci biologici la riabilitazione rimane un caposaldo del trattamento qualunque sia lo stato evolutivo della malattia. L’associazione della terapia anti-TNF-alfa con la riabilitazione o con la terapia occupazionale è più efficace delle terapie utilizzate separatamente su funzione fisica, disabilità, qualità di vita e dolore. In pazienti stabilizzati da terapia con anti-TNF-alfa l’aggiunta della riabilitazione migliorava maggiormente rispetto ad un programma educazionale l’espansibilità del torace, l’attività di malattia e la mobilità del rachide. Peraltro, la sola terapia farmacologica non sembra sufficiente nel trattamento della SA. Una review che prende in considerazione 9 studi randomizzati in pazienti con SA in cura con farmaci inibitori del TNF-alfa (adalimumab, etanercept e infliximab) rileva che dopo 12 settimane di trattamento il 70-90% pazienti non raggiungeva la remissione di malattia valutata come risposta ASAS 70 (Mc leod 2007). Secondo l’opinione di un gruppo di esperti internazionali, l’efficacia della fisioterapia nei pazienti con SA che presentano sia interessamento assiale che periferico è attestata all’86%-92%. E’ considerata importante, e perciò indicata, sia nella SA in fase iniziale (< 2 anni dalla diagnosi) dall’88% degli esperti, sia in quella presente da 2-10 anni dal 94% degli esperti, sia nel caso di limitazioni articolari (98% degli esperti), sia in assenza di limitazione della mobilità del rachide e di alterazioni posturali (84% degli esperti). Il 47% degli esperti ritiene che potrebbe esser efficace anche in quadri di anchilosi spinale completa. (Mihai B, 2005) . Nella SA, gli obiettivi generali della riabilitazione sono: • riduzione del dolore e della rigidità articolare; mantenimento delle escursioni articolari a livello del rachide e delle articolazioni periferiche; prevenzione dell’ipotrofia muscolare, delle deformità e delle anchilosi articolari; mantenimento della funzione respiratoria; miglioramento della postura, della funzione e della qualità della vita. Il trattamento riabilitativo deve essere mirato alla fase evolutiva della malattia, ed essere differenziato in fase acuta e in fase post-acuta e, comunque, mirato in particolar modo sul rachide, per contrastarne il progressivo irrigidimento e preservarne la massima funzionalità. Le metodiche utilizzabili nel trattamento riabilitativo della SA possono essere molteplici, tuttavia nessuna di esse si è dimostrata più efficace delle altre. Ad oggi infatti, non ci sono protocolli di trattamento più raccomandati di altri. Per questo motivo, sono necessari ulteriori ricerche che includano interventi riabilitativi e non farmacologici comunemente usati nel trattamento della SA, ma per i quali esistono poche evidenze in letteratura, come tecniche di terapia manuale, elettroterapia, programmi di informazione ed educazione sanitaria (Dagfinrud H, 2009). Comunque, caratteristiche imprescindibili che devono rispettare l’esercizio fisico e la riabilitazione nei pazienti con SA sono la personalizzazione del trattamento, che deve essere adattato alle caratteristiche di ogni singolo soggetto, e la sua esecuzione in assenza di dolore. Perché risultino efficaci, la riabilitazione e l’esercizio fisico devono essere eseguiti con regolarità e con costanza e, quindi, è necessaria un’alta compliance da parte del paziente verso gli esercizi, i cui movimenti devono essere gradevoli, sicuri e non provocare dolore, lenti, armoniosi e accompagnati da una corretta respirazione. Se gli esercizi causano dolore, vengono abbandonati o provocano e peggiorano i problemi articolari, risultando addirittura controproducenti. (Stenström, 1997). A parte esercizi e percorsi riabilitativi specifici, i pazienti con artriti infiammatorie, e quindi anche con SA, dovrebbero eseguire regolarmente, compatibilmente con le loro problematiche, attività fisica, intesa come “ogni movimento corporeo prodotto dalle contrazione dei muscoli scheletrici che si traduce in aumento della spesa energetica”. Secondo le raccomandazioni dell’American college of Rheumatology (ACR), dovrebbero fare almeno 30 minuti di attività fisiche di intensità moderata (come la camminata veloce) 3 giorni alla settimana o, complessivamente, 90 minuti la settimana.Vengono successivamente descritte le metodiche riabilitative nella spondilite con le rispettive evidenze scientifiche: • programmi educazionali • terapia occupazionale e economia articolare • esercizi domiciliari • fisiochinesiterapia (sessioni di esercizi con controllo del fisioterapista, singole o in gruppo) • fisiochinesiterapia respiratoria • tecniche con approccio globale: idrochinesiterapia, riabilitazione posturale globale, terapie mente-corpo • terapie fisiche (elettroterapia, ultrasuoni, laser a bassa energia….) • agopuntura

Il trattamento riabilitativo nella spondilite anchilosante. Evidenze scientifiche / del rosso, A; Maddali Bongi, S. - STAMPA. - (2015), pp. 231-237.

Il trattamento riabilitativo nella spondilite anchilosante. Evidenze scientifiche

MADDALI BONGI, SUSANNA
2015

Abstract

La SA è una malattia reumatica infiammatoria che colpisce selettivamente lo scheletro assiale, e che, con il passare del tempo, determina dolore, grave rigidità, ridotta mobilità, alterazioni posturali del rachide vertebrale e disabilità talora severe. L’approccio terapeutico ottimale alla SA è multidisciplinare e include una combinazione di trattamenti farmacologici e non-farmacologici. All’interno di questi ultimi sono compresi educazione al paziente, regolare esercizio fisico, fisioterapia individuale o di gruppo, associazioni di pazienti e gruppi di auto aiuto (Braun 2010). Fino all’utilizzo dei farmaci anti-TNF-alfa, la riabilitazione rappresentava l’unico approccio terapeutico capace di contrastare le modificazioni posturali e l’evoluzione in anchilosi della SA. I primi studi sull’utilità del trattamento riabilitativo della SA sono stati pubblicati negli anni ‘90, ed evidenziano l’efficacia della riabilitazione sulla motilità del rachide e sull’espansione toracica; era stata dimostrata anche la maggior efficacia del trattamento in gruppo rispetto agli esercizi domiciliari. Anche nell’era dei farmaci biologici la riabilitazione rimane un caposaldo del trattamento qualunque sia lo stato evolutivo della malattia. L’associazione della terapia anti-TNF-alfa con la riabilitazione o con la terapia occupazionale è più efficace delle terapie utilizzate separatamente su funzione fisica, disabilità, qualità di vita e dolore. In pazienti stabilizzati da terapia con anti-TNF-alfa l’aggiunta della riabilitazione migliorava maggiormente rispetto ad un programma educazionale l’espansibilità del torace, l’attività di malattia e la mobilità del rachide. Peraltro, la sola terapia farmacologica non sembra sufficiente nel trattamento della SA. Una review che prende in considerazione 9 studi randomizzati in pazienti con SA in cura con farmaci inibitori del TNF-alfa (adalimumab, etanercept e infliximab) rileva che dopo 12 settimane di trattamento il 70-90% pazienti non raggiungeva la remissione di malattia valutata come risposta ASAS 70 (Mc leod 2007). Secondo l’opinione di un gruppo di esperti internazionali, l’efficacia della fisioterapia nei pazienti con SA che presentano sia interessamento assiale che periferico è attestata all’86%-92%. E’ considerata importante, e perciò indicata, sia nella SA in fase iniziale (< 2 anni dalla diagnosi) dall’88% degli esperti, sia in quella presente da 2-10 anni dal 94% degli esperti, sia nel caso di limitazioni articolari (98% degli esperti), sia in assenza di limitazione della mobilità del rachide e di alterazioni posturali (84% degli esperti). Il 47% degli esperti ritiene che potrebbe esser efficace anche in quadri di anchilosi spinale completa. (Mihai B, 2005) . Nella SA, gli obiettivi generali della riabilitazione sono: • riduzione del dolore e della rigidità articolare; mantenimento delle escursioni articolari a livello del rachide e delle articolazioni periferiche; prevenzione dell’ipotrofia muscolare, delle deformità e delle anchilosi articolari; mantenimento della funzione respiratoria; miglioramento della postura, della funzione e della qualità della vita. Il trattamento riabilitativo deve essere mirato alla fase evolutiva della malattia, ed essere differenziato in fase acuta e in fase post-acuta e, comunque, mirato in particolar modo sul rachide, per contrastarne il progressivo irrigidimento e preservarne la massima funzionalità. Le metodiche utilizzabili nel trattamento riabilitativo della SA possono essere molteplici, tuttavia nessuna di esse si è dimostrata più efficace delle altre. Ad oggi infatti, non ci sono protocolli di trattamento più raccomandati di altri. Per questo motivo, sono necessari ulteriori ricerche che includano interventi riabilitativi e non farmacologici comunemente usati nel trattamento della SA, ma per i quali esistono poche evidenze in letteratura, come tecniche di terapia manuale, elettroterapia, programmi di informazione ed educazione sanitaria (Dagfinrud H, 2009). Comunque, caratteristiche imprescindibili che devono rispettare l’esercizio fisico e la riabilitazione nei pazienti con SA sono la personalizzazione del trattamento, che deve essere adattato alle caratteristiche di ogni singolo soggetto, e la sua esecuzione in assenza di dolore. Perché risultino efficaci, la riabilitazione e l’esercizio fisico devono essere eseguiti con regolarità e con costanza e, quindi, è necessaria un’alta compliance da parte del paziente verso gli esercizi, i cui movimenti devono essere gradevoli, sicuri e non provocare dolore, lenti, armoniosi e accompagnati da una corretta respirazione. Se gli esercizi causano dolore, vengono abbandonati o provocano e peggiorano i problemi articolari, risultando addirittura controproducenti. (Stenström, 1997). A parte esercizi e percorsi riabilitativi specifici, i pazienti con artriti infiammatorie, e quindi anche con SA, dovrebbero eseguire regolarmente, compatibilmente con le loro problematiche, attività fisica, intesa come “ogni movimento corporeo prodotto dalle contrazione dei muscoli scheletrici che si traduce in aumento della spesa energetica”. Secondo le raccomandazioni dell’American college of Rheumatology (ACR), dovrebbero fare almeno 30 minuti di attività fisiche di intensità moderata (come la camminata veloce) 3 giorni alla settimana o, complessivamente, 90 minuti la settimana.Vengono successivamente descritte le metodiche riabilitative nella spondilite con le rispettive evidenze scientifiche: • programmi educazionali • terapia occupazionale e economia articolare • esercizi domiciliari • fisiochinesiterapia (sessioni di esercizi con controllo del fisioterapista, singole o in gruppo) • fisiochinesiterapia respiratoria • tecniche con approccio globale: idrochinesiterapia, riabilitazione posturale globale, terapie mente-corpo • terapie fisiche (elettroterapia, ultrasuoni, laser a bassa energia….) • agopuntura
2015
978-88-909891-9-3
La riabilitazione multidisciplinare del malato reumatico
231
237
del rosso, A; Maddali Bongi, S
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