Si tratta dell'edizione critica dei cosiddetti Canti dell'Ercole di Giovan Battista Giraldi Cinthio (noto scrittore ferrarese del secolo XVI e segretario del duca Ercole II d'Este), conservati in centosettanta carte dell'autografo Classe I 406 della Biblioteca Comunale Ariostea. Del poema in ottava rima, pubblicato incompleto in ventisei canti dall'autore nel 1557 (Modena, Cornelio Gadaldini), l'autografo raccoglie un raggruppamento parziale e fortuito di canti e frammenti (cronologicamente collocato al di qua e al di là della data di pubblicazione del poema), conservati in una confezione settecentesca, dovuta probabilmente al possessore del codice, Giovanni Andrea Barotti: uno scartafaccio, insomma, contente undici canti dell'Hercole, assemblati in modo casuale e con qualche disordine in alcune delle carte componenti i fascicoli, materiale frammentario, sia pure con differenti gradazioni di frammentarietà, e poche stanze sciolte. Gli undici canti attestati in forma pressoché integrale (tranne due, forse mutili nel finale) sono accompagnati da postille autografe contenenti dettagliate e preziose informazioni cronologiche sulla trascrizione e/o sulla revisione e successiva messa a pulito di ciascun canto in carte di formato maggiore (in forma grande, come annota l'autore), purtroppo non pervenute. I dati ricavabili da queste annotazioni, insieme alle informazioni desumibili dal Carteggio e al confronto con brani di riflessione teorica delle pagine del Discorso dei romanzi, sono stati messi a frutto per delineare una griglia cronologica attendibile nell'Introduzione e nella Nota al testo che accompagnano l'edizione dei canti e dei frammenti autografi del poema. L'edizione, che per ciascun testo (integrale o frammentario che sia) contempla un apparato a piè di pagina rappresentativo della genesi del testo e del suo movimento eventuale verso la stesura a stampa e un apparato di Note a fine canto di carattere informativo ed esplicativo, si propone come la ricostruzione, per i canti superstiti, della stesura riversata da Giraldi in bella copia, su fogli (in forma grande) perduti ma invocati nelle postille, fino al punto in cui l'autografo la rende possibile; intende rappresentare la ricostruzione di una parte del lavoro dell'autore al poema che risulta sospesa tra un prima e un dopo parimenti non attestati: il dopo individuabile nella doppia prospettiva dell'edizione incompleta e del progetto avviato, uscita la princeps e mai portato a termine, di un'edizione finalmente compiuta, non solo sotto l'aspetto quantitativo. Completano l'edizione un Sommario dei ventisei canti della stampa Gadaldini, per sette dei quali si dà confronto con l'autografo, due tavole, e due indici.

Giovan Battista Giraldi Cinthio, Canti dell'Hercole (Classe I 406 della BCAFe), edizione critica a cura di Carla Molinari / Molinari, Carla. - STAMPA. - (2016), pp. 1-574.

Giovan Battista Giraldi Cinthio, Canti dell'Hercole (Classe I 406 della BCAFe), edizione critica a cura di Carla Molinari

MOLINARI, CARLA
2016

Abstract

Si tratta dell'edizione critica dei cosiddetti Canti dell'Ercole di Giovan Battista Giraldi Cinthio (noto scrittore ferrarese del secolo XVI e segretario del duca Ercole II d'Este), conservati in centosettanta carte dell'autografo Classe I 406 della Biblioteca Comunale Ariostea. Del poema in ottava rima, pubblicato incompleto in ventisei canti dall'autore nel 1557 (Modena, Cornelio Gadaldini), l'autografo raccoglie un raggruppamento parziale e fortuito di canti e frammenti (cronologicamente collocato al di qua e al di là della data di pubblicazione del poema), conservati in una confezione settecentesca, dovuta probabilmente al possessore del codice, Giovanni Andrea Barotti: uno scartafaccio, insomma, contente undici canti dell'Hercole, assemblati in modo casuale e con qualche disordine in alcune delle carte componenti i fascicoli, materiale frammentario, sia pure con differenti gradazioni di frammentarietà, e poche stanze sciolte. Gli undici canti attestati in forma pressoché integrale (tranne due, forse mutili nel finale) sono accompagnati da postille autografe contenenti dettagliate e preziose informazioni cronologiche sulla trascrizione e/o sulla revisione e successiva messa a pulito di ciascun canto in carte di formato maggiore (in forma grande, come annota l'autore), purtroppo non pervenute. I dati ricavabili da queste annotazioni, insieme alle informazioni desumibili dal Carteggio e al confronto con brani di riflessione teorica delle pagine del Discorso dei romanzi, sono stati messi a frutto per delineare una griglia cronologica attendibile nell'Introduzione e nella Nota al testo che accompagnano l'edizione dei canti e dei frammenti autografi del poema. L'edizione, che per ciascun testo (integrale o frammentario che sia) contempla un apparato a piè di pagina rappresentativo della genesi del testo e del suo movimento eventuale verso la stesura a stampa e un apparato di Note a fine canto di carattere informativo ed esplicativo, si propone come la ricostruzione, per i canti superstiti, della stesura riversata da Giraldi in bella copia, su fogli (in forma grande) perduti ma invocati nelle postille, fino al punto in cui l'autografo la rende possibile; intende rappresentare la ricostruzione di una parte del lavoro dell'autore al poema che risulta sospesa tra un prima e un dopo parimenti non attestati: il dopo individuabile nella doppia prospettiva dell'edizione incompleta e del progetto avviato, uscita la princeps e mai portato a termine, di un'edizione finalmente compiuta, non solo sotto l'aspetto quantitativo. Completano l'edizione un Sommario dei ventisei canti della stampa Gadaldini, per sette dei quali si dà confronto con l'autografo, due tavole, e due indici.
2016
Edisai
Ferrara
Molinari, Carla
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