Il saggio è inserito nel volume “Writing and Performing Female Identity in Italian Culture”, che fa parte della collana “Italian and Italian American Studies” pubblicata da Palgrave Mc Millian / Springer e destinata a “brings the latest scholarship in Italian and Italian American history, literature, cinema, and cultural studies”. Soggetta a Editorial Board internazionale, i saggi sono sottoposti a doppio peer review. Il saggio esamina il fenomeno di Mina, tra le massime interpreti della canzone italiana e mondiale, in una prospettiva spesso sottovalutata, ossia la sua attività di attrice cinematografica; lo studio della sua seppur limitata produzione, che ammonta a circa una dozzina di film realizzati tra il 1959 e il 1963, non ha solo valore di recupero e valorizzazione di una produzione popolare spesso troppo rapidamente liquidata con sufficienza dietro l’etichetta di musicarello, ma vuole gettare maggior luce sulle dinamiche culturali e produttive di una fase particolare del cinema italiano, alla ricerca di nuovi modelli e di più forti connessioni con il circostante paesaggio mediale. L'intermedialità spiccata della cultura italiana del Dopoguerra viene analizzata a partire da un caso di studio particolare, quello di Mina. L'analisi e la ricostruzione della sua breve ma intensa attività come interprete cinematografica diventa l'occasione non solo per riflettere sulla permeabilità tra media tipica della cultura italiana, del periodo e non solo, ma anche per mostrare come nelle modalità narrative e rappresentative che caratterizzano il suo personaggio cinematografico, tutti i tratti di cantante, performer, attrice, diva e personaggio pubblico, concorrono simultaneamente alla costruzione di un personaggio che si fa vera icona mediale. L’esame dei film, quasi misconosciuti dalla stessa protagonista, che in seguito rifiuterà di apparire in qualsiasi tipo di produzione cinematografica, viene esaminata nel saggio ponendo attenzione innanzitutto al cambiamento nella immagine dell’attrice, della diva e della donna italiana. Esaminando pellicole come Urlatori alla sbarra o Appuntamento a Ischia viene mostrato come, lungi dall’offrire un cameo sonoro, la stessa esecuzione canora di Mina così come la sua presenza scenica si connota con i tratti dell’eccesso e della provocazione che sono in grado non solo di scuotere i modelli femminili consolidati ma di offrirsi come vera e propria riflessione teorica sulla femminilità. Che incarni la ragazza esplosiva e prorompente, simbolo di una nuova cultura giovanile, o assuma i panni muliebri e materni della successiva attività televisiva e pubblicitaria, con la sua eccessiva gestualità, la provocazione dei suoi abiti, le smorfie e l’ironia, così come con la capacità di far coesistere senza confondere spontaneità e naturalezza con artificio e costruzione, Mina con la sua immagine, con la sua “maschera”, mette in crisi non solo i modelli femminili coevi portati avanti dall’aggressiva politica dell’industria cinematografica del Dopoguerra ma anche i presupposti culturali, offrendo la forza politica di quella vena camp teorizzata in quegli stessi anni da Susan Sontag. Una peculiarità cui non è estranea – come in altre figure attoriali “eccentriche” al sistema divistico, primo tra tutti quella di Domenico Modugno – la capacità di far coesistere nell’esperienza cinematografica una straordinaria intermedialità: la sua prestazione d’attore si nutre in filigrana infatti delle esperienze parallele della musica e della pubblicità, della radio e della televisione, sovrapponendo al suo volto quello dei caroselli o delle copertine dei dischi e creando un modello capace di sopravvivere addirittura alla sottrazione di corporeità progressivamente imposta da Mina. The essay is included in the volume "Writing and Performing Female Identity in Italian Culture", which is part of the "Italian and Italian American Studies" series published by Palgrave Mc Millian / Springer and intended to "bring the latest scholarship in Italian and Italian American history , literature, cinema, and cultural studies ". Subject to an international Editorial Board, the essays are subjected to double peer review. The essay examines the phenomenon of Mina, one of the greatest interpreters of Italian and world song, in an often underestimated perspective, namely her activity as a film actress; the study of his albeit limited production, which amounts to about a dozen films made between 1959 and 1963, not only has the value of recovery and enhancement of a popular production often too quickly liquidated with sufficiency behind the musicarello label; in fact, it wants to shed more light on the cultural and production dynamics of a particular phase of Italian cinema, in search of new models and stronger connections with the surrounding media landscape. The prominent intermediality of the Italian culture in the Postwar period is analyzed from a particular case study, that of Mina. The analysis and reconstruction of her brief but intense activity as a film interpreter becomes an opportunity not only to reflect on the permeability between media specific of Italian culture, of the period and not only, but it also demonstrates how in all the narrative and cinematic representations in her movie characters, the singer, the performer, the actress, the diva and the celebrity stretch together to build a character that becomes a true media icon. The films, almost overlooked by Mina herself, who later refuses to appear in any movie, are examined in the essay paying attention first of all to the change in the image of the actress, the diva and the Italian woman. Examining films such as Urlatori alla sbarra or Appuntamento a Ischia it is shown how, far from offering a sound cameo, Mina's own singing performance as well as her presence on stage is connoted with the traits of excess and provocation that are able to shake the established female models as much as to offer themselves as a real theoretical reflection on femininity. Whether she embodies the explosive and irrepressible girl, symbol of a new youth culture, or she takes on the feminine and maternal role of the television and advertising activity, with her excessive gestures, the provocation of her clothes, the grimaces and the irony, as well as with the ability to coexist without confusing spontaneity and naturalness with artifice and construction, Mina with her image, with her "mask", undermines not only the contemporary female models carried out by the aggressive politics of the post-war film industry but also their cultural presuppositions, offering the political strength of that “camp” theorized in those same years by Susan Sontag. A peculiarity which - as in other "eccentric" actor distant from star system, first of all Domenico Modugno - is not extraneous to an extraordinary intermediality in the cinematographic experience: her performance as an actress is nourished by her parallel experiences in music and advertising, radio and television, superimposing on her face that of spot or record covers and creating a model capable of surviving even the subtraction of corporeality progressively imposed by Mina.

Mina: Narrative and Cinematic Spectacle of the Italian Women of the 1960s / Valentini, Paola. - STAMPA. - (2017), pp. 81-103.

Mina: Narrative and Cinematic Spectacle of the Italian Women of the 1960s

VALENTINI, PAOLA
2017

Abstract

Il saggio è inserito nel volume “Writing and Performing Female Identity in Italian Culture”, che fa parte della collana “Italian and Italian American Studies” pubblicata da Palgrave Mc Millian / Springer e destinata a “brings the latest scholarship in Italian and Italian American history, literature, cinema, and cultural studies”. Soggetta a Editorial Board internazionale, i saggi sono sottoposti a doppio peer review. Il saggio esamina il fenomeno di Mina, tra le massime interpreti della canzone italiana e mondiale, in una prospettiva spesso sottovalutata, ossia la sua attività di attrice cinematografica; lo studio della sua seppur limitata produzione, che ammonta a circa una dozzina di film realizzati tra il 1959 e il 1963, non ha solo valore di recupero e valorizzazione di una produzione popolare spesso troppo rapidamente liquidata con sufficienza dietro l’etichetta di musicarello, ma vuole gettare maggior luce sulle dinamiche culturali e produttive di una fase particolare del cinema italiano, alla ricerca di nuovi modelli e di più forti connessioni con il circostante paesaggio mediale. L'intermedialità spiccata della cultura italiana del Dopoguerra viene analizzata a partire da un caso di studio particolare, quello di Mina. L'analisi e la ricostruzione della sua breve ma intensa attività come interprete cinematografica diventa l'occasione non solo per riflettere sulla permeabilità tra media tipica della cultura italiana, del periodo e non solo, ma anche per mostrare come nelle modalità narrative e rappresentative che caratterizzano il suo personaggio cinematografico, tutti i tratti di cantante, performer, attrice, diva e personaggio pubblico, concorrono simultaneamente alla costruzione di un personaggio che si fa vera icona mediale. L’esame dei film, quasi misconosciuti dalla stessa protagonista, che in seguito rifiuterà di apparire in qualsiasi tipo di produzione cinematografica, viene esaminata nel saggio ponendo attenzione innanzitutto al cambiamento nella immagine dell’attrice, della diva e della donna italiana. Esaminando pellicole come Urlatori alla sbarra o Appuntamento a Ischia viene mostrato come, lungi dall’offrire un cameo sonoro, la stessa esecuzione canora di Mina così come la sua presenza scenica si connota con i tratti dell’eccesso e della provocazione che sono in grado non solo di scuotere i modelli femminili consolidati ma di offrirsi come vera e propria riflessione teorica sulla femminilità. Che incarni la ragazza esplosiva e prorompente, simbolo di una nuova cultura giovanile, o assuma i panni muliebri e materni della successiva attività televisiva e pubblicitaria, con la sua eccessiva gestualità, la provocazione dei suoi abiti, le smorfie e l’ironia, così come con la capacità di far coesistere senza confondere spontaneità e naturalezza con artificio e costruzione, Mina con la sua immagine, con la sua “maschera”, mette in crisi non solo i modelli femminili coevi portati avanti dall’aggressiva politica dell’industria cinematografica del Dopoguerra ma anche i presupposti culturali, offrendo la forza politica di quella vena camp teorizzata in quegli stessi anni da Susan Sontag. Una peculiarità cui non è estranea – come in altre figure attoriali “eccentriche” al sistema divistico, primo tra tutti quella di Domenico Modugno – la capacità di far coesistere nell’esperienza cinematografica una straordinaria intermedialità: la sua prestazione d’attore si nutre in filigrana infatti delle esperienze parallele della musica e della pubblicità, della radio e della televisione, sovrapponendo al suo volto quello dei caroselli o delle copertine dei dischi e creando un modello capace di sopravvivere addirittura alla sottrazione di corporeità progressivamente imposta da Mina. The essay is included in the volume "Writing and Performing Female Identity in Italian Culture", which is part of the "Italian and Italian American Studies" series published by Palgrave Mc Millian / Springer and intended to "bring the latest scholarship in Italian and Italian American history , literature, cinema, and cultural studies ". Subject to an international Editorial Board, the essays are subjected to double peer review. The essay examines the phenomenon of Mina, one of the greatest interpreters of Italian and world song, in an often underestimated perspective, namely her activity as a film actress; the study of his albeit limited production, which amounts to about a dozen films made between 1959 and 1963, not only has the value of recovery and enhancement of a popular production often too quickly liquidated with sufficiency behind the musicarello label; in fact, it wants to shed more light on the cultural and production dynamics of a particular phase of Italian cinema, in search of new models and stronger connections with the surrounding media landscape. The prominent intermediality of the Italian culture in the Postwar period is analyzed from a particular case study, that of Mina. The analysis and reconstruction of her brief but intense activity as a film interpreter becomes an opportunity not only to reflect on the permeability between media specific of Italian culture, of the period and not only, but it also demonstrates how in all the narrative and cinematic representations in her movie characters, the singer, the performer, the actress, the diva and the celebrity stretch together to build a character that becomes a true media icon. The films, almost overlooked by Mina herself, who later refuses to appear in any movie, are examined in the essay paying attention first of all to the change in the image of the actress, the diva and the Italian woman. Examining films such as Urlatori alla sbarra or Appuntamento a Ischia it is shown how, far from offering a sound cameo, Mina's own singing performance as well as her presence on stage is connoted with the traits of excess and provocation that are able to shake the established female models as much as to offer themselves as a real theoretical reflection on femininity. Whether she embodies the explosive and irrepressible girl, symbol of a new youth culture, or she takes on the feminine and maternal role of the television and advertising activity, with her excessive gestures, the provocation of her clothes, the grimaces and the irony, as well as with the ability to coexist without confusing spontaneity and naturalness with artifice and construction, Mina with her image, with her "mask", undermines not only the contemporary female models carried out by the aggressive politics of the post-war film industry but also their cultural presuppositions, offering the political strength of that “camp” theorized in those same years by Susan Sontag. A peculiarity which - as in other "eccentric" actor distant from star system, first of all Domenico Modugno - is not extraneous to an extraordinary intermediality in the cinematographic experience: her performance as an actress is nourished by her parallel experiences in music and advertising, radio and television, superimposing on her face that of spot or record covers and creating a model capable of surviving even the subtraction of corporeality progressively imposed by Mina.
2017
9783319408347
9783319408354
Writing and Performing Female Identity in Italian Culture
81
103
Valentini, Paola
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Mina in Writing and Performing Female Identity in Italian Culture.pdf

embargo fino al 01/01/2027

Tipologia: Pdf editoriale (Version of record)
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 613.8 kB
Formato Adobe PDF
613.8 kB Adobe PDF   Richiedi una copia

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1083890
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact