Lo scopo della tesi è di fornire un quadro originale della presenza di culti e pratiche pagane nella Gallia tardoantica. Per fare questo si è scelto un approccio “a saggi”, che cercasse – mediante l’individuazione di un tema e di un’area geografica specifici per ogni capitolo – di dare un’immagine quanto più varia e diversificata di un argomento che, a causa della penuria e del carattere stereotipato delle fonti, è stato spesso trattato in maniera superficiale e sbrigativa. Contro l’attuale tendenza a considerare gli accenni contenuti nei documenti delle testimonianze di semplici pratiche residuali, prive cioè di una reale connotazione religiosa, ciò che è emerso dalla tesi è invece una chiara affermazione della vitalità e tenacia di riti e credenze non cristiani – da ricondursi essenzialmente all’azione congiunta di due dinamiche in parte complementari: la lentezza con cui procedette l’evangelizzazione della Gallia e l’istituzione del reticolo parrocchiale e, soprattutto a partire dal V secolo ma in proporzioni non disprezzabili già nel corso del IV, il massiccio ingresso in territorio gallico di popolazioni barbariche, ancora strettamente legate alle proprie tradizioni. Due sono stati gli apporti principali di questo lavoro. Sul piano particolare esso ha proposto delle interpretazioni innovative di specifici manufatti o siti archeologici (cap. 2: fibbia di Landelino, cap. 3: santuario germanico di Arras, cap. 4: tomba di Childerico), oltre che di precisi passi testuali (cap. 4: Cronaca di Fredegario; cap. 5: commedia pseudo-plautina Querolus). Sul piano generale, la tesi ha cercato di collocare la discussione sulla persistenza di culti pagani in Gallia in una prospettiva più ampia di quella in cui viene generalmente confinata. Si è cioè voluto riconoscere in modo chiaro ed evidente il carattere eccezionale dell’evento noto sotto il nome di “Grandi Migrazioni”: queste coinvolsero un numero assai elevato di popoli barbarici – molti dei quali provenienti da uno spazio extra-europeo, nello specifico asiatico. Il parallelo riemergere in Gallia, come conseguenza delle difficoltà amministrative e militari dell’impero, di un patrimonio celtico mai del tutto assorbito dalla conquista romana creò le premesse perché antiche credenze e pratiche locali potessero interagire con apporti esterni. Si trattò per certi versi della ricomposizione di un’unità culturale eurasiatica che la presenza di Roma e l’istituzione del limes avevano interrotto per alcuni secoli. Visti in questa prospettiva esiti religiosi che non ci sapremmo altrimenti spiegare acquistano invece un senso del tutto coerente. The aim of the thesis is to provide an original outline of the presence of pagan cults and practices in late antique Gaul. In order to have a more varied and diversified picture than the one which is usually given – due also to the stereotyped character of our literary sources – each chapter will focus on a particular theme and geographical area, avoiding the simple one-narrative form and choosing instead a synchronical approach. Contrary to the actual tendency to consider the references to pagan practices as nothing more than bland testimonies of social habits – with little or no religious meaning – what has emerged from this research is the vitality of non-christian beliefs and behaviours, whose tenacity is to be explained by the conjunctive and complementary action of two main dynamics: the slowness and difficulty by which, on the one hand, the evangelization of the country was conducted, as well as the institution of a parish network (ch. 1) – and, on the other, the arrival during the fourth and fifth centuries of a high number of barbarian peoples, still attached to their own cultural and religious traditions. The contribution of this work is twofold: on a particular level, it provides innovative interpretations of archaeological and literary sources – such as Landelinus’ belt-buckle (ch. 2), the Germanic sanctuary in Arras (ch. 3), Childeric’s grave (ch. 4), a passage of Fredegar’s Chronicle (ch. 4) and of the pseudo-Plautine comedy Querolus (ch. 5). On the general level, the thesis has tried to place the discussion about the persistence of pagan cults in Gaul in a broader perspective than the one to which it is usually confined. During the fifth century, an impressive number of barbarian peoples was involved in the migration process – many of them coming from outside continental Europe, that is from Central Asia. The contemporary revival of Celtic cults and traditions in Gaul, as a consequence of the military and political difficulties of the Roman government, created the condition of a mutual interchange between local practices and beliefs and external ones (see especially ch. 5 and 6). It was, in a sense, the recomposition of a Eurasian cultural unity which the presence of Rome and the establishment of a military limes had interrupted for some centuries. Seen in this light, some cultural and religious phenomena which we wouldn’t be able to explain otherwise appear much more coherent and consequential.

Observatio paganorum: pratiche e comportamenti religiosi nella Gallia tardoantica (IV-VI secolo d.C.) / Carlo Ferrari. - (2019).

Observatio paganorum: pratiche e comportamenti religiosi nella Gallia tardoantica (IV-VI secolo d.C.)

Carlo Ferrari
2019

Abstract

Lo scopo della tesi è di fornire un quadro originale della presenza di culti e pratiche pagane nella Gallia tardoantica. Per fare questo si è scelto un approccio “a saggi”, che cercasse – mediante l’individuazione di un tema e di un’area geografica specifici per ogni capitolo – di dare un’immagine quanto più varia e diversificata di un argomento che, a causa della penuria e del carattere stereotipato delle fonti, è stato spesso trattato in maniera superficiale e sbrigativa. Contro l’attuale tendenza a considerare gli accenni contenuti nei documenti delle testimonianze di semplici pratiche residuali, prive cioè di una reale connotazione religiosa, ciò che è emerso dalla tesi è invece una chiara affermazione della vitalità e tenacia di riti e credenze non cristiani – da ricondursi essenzialmente all’azione congiunta di due dinamiche in parte complementari: la lentezza con cui procedette l’evangelizzazione della Gallia e l’istituzione del reticolo parrocchiale e, soprattutto a partire dal V secolo ma in proporzioni non disprezzabili già nel corso del IV, il massiccio ingresso in territorio gallico di popolazioni barbariche, ancora strettamente legate alle proprie tradizioni. Due sono stati gli apporti principali di questo lavoro. Sul piano particolare esso ha proposto delle interpretazioni innovative di specifici manufatti o siti archeologici (cap. 2: fibbia di Landelino, cap. 3: santuario germanico di Arras, cap. 4: tomba di Childerico), oltre che di precisi passi testuali (cap. 4: Cronaca di Fredegario; cap. 5: commedia pseudo-plautina Querolus). Sul piano generale, la tesi ha cercato di collocare la discussione sulla persistenza di culti pagani in Gallia in una prospettiva più ampia di quella in cui viene generalmente confinata. Si è cioè voluto riconoscere in modo chiaro ed evidente il carattere eccezionale dell’evento noto sotto il nome di “Grandi Migrazioni”: queste coinvolsero un numero assai elevato di popoli barbarici – molti dei quali provenienti da uno spazio extra-europeo, nello specifico asiatico. Il parallelo riemergere in Gallia, come conseguenza delle difficoltà amministrative e militari dell’impero, di un patrimonio celtico mai del tutto assorbito dalla conquista romana creò le premesse perché antiche credenze e pratiche locali potessero interagire con apporti esterni. Si trattò per certi versi della ricomposizione di un’unità culturale eurasiatica che la presenza di Roma e l’istituzione del limes avevano interrotto per alcuni secoli. Visti in questa prospettiva esiti religiosi che non ci sapremmo altrimenti spiegare acquistano invece un senso del tutto coerente. The aim of the thesis is to provide an original outline of the presence of pagan cults and practices in late antique Gaul. In order to have a more varied and diversified picture than the one which is usually given – due also to the stereotyped character of our literary sources – each chapter will focus on a particular theme and geographical area, avoiding the simple one-narrative form and choosing instead a synchronical approach. Contrary to the actual tendency to consider the references to pagan practices as nothing more than bland testimonies of social habits – with little or no religious meaning – what has emerged from this research is the vitality of non-christian beliefs and behaviours, whose tenacity is to be explained by the conjunctive and complementary action of two main dynamics: the slowness and difficulty by which, on the one hand, the evangelization of the country was conducted, as well as the institution of a parish network (ch. 1) – and, on the other, the arrival during the fourth and fifth centuries of a high number of barbarian peoples, still attached to their own cultural and religious traditions. The contribution of this work is twofold: on a particular level, it provides innovative interpretations of archaeological and literary sources – such as Landelinus’ belt-buckle (ch. 2), the Germanic sanctuary in Arras (ch. 3), Childeric’s grave (ch. 4), a passage of Fredegar’s Chronicle (ch. 4) and of the pseudo-Plautine comedy Querolus (ch. 5). On the general level, the thesis has tried to place the discussion about the persistence of pagan cults in Gaul in a broader perspective than the one to which it is usually confined. During the fifth century, an impressive number of barbarian peoples was involved in the migration process – many of them coming from outside continental Europe, that is from Central Asia. The contemporary revival of Celtic cults and traditions in Gaul, as a consequence of the military and political difficulties of the Roman government, created the condition of a mutual interchange between local practices and beliefs and external ones (see especially ch. 5 and 6). It was, in a sense, the recomposition of a Eurasian cultural unity which the presence of Rome and the establishment of a military limes had interrupted for some centuries. Seen in this light, some cultural and religious phenomena which we wouldn’t be able to explain otherwise appear much more coherent and consequential.
2019
Giovanni Alberto Cecconi
ITALIA
Carlo Ferrari
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Descrizione: Tesi di dottorato
Tipologia: Tesi di dottorato
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