A più di quattro secoli dalla princeps del 1587, le Lettere poetiche di Torquato Tasso (cinquanta, a documento, per la sola parte del poeta, del carteggio intercorso in materia di poetica epica con Scipione Gonzaga e Luca Scalabrini per tutto il 1575 e poco più di metà dell’anno seguente) vedono nuovamente la luce (prima edizione per la Fondazione Pietro Bembo, Parma, Guanda, 1995; ristampa, ivi, 2008), affrancate dall’originario accoppiamento ai Discorsi dell’arte poetica, ma con l’incremento, a congruo compenso, degli importanti contributi storico-culturali dell’esegesi tassiana prodotta fra Sette-Ottocento e i giorni nostri. La forma organica di libro a sé stante così ottenuta (la cui composizione è illustrata nelle sue fasi costitutive grazie all’ampia Nota al testo) e ribadita con l’adozione dell’ordinamento cronologico delle lettere consente di ricomporre il mosaico di una straordinaria corrispondenza nata dalla cosiddetta revisione romana della Gerusalemme liberata. Un libro, dunque, che è storia di un altro fondamentale libro, documento prezioso della parabola singolare che trasforma il poema tassiano da testo avviato al normale vaglio revisorio in vista della stampa, creduta prossima, a oggetto di meditata e sofferta riconsiderazione poetica e di parziale riscrittura da parte dell’autore stesso, per la sua inesausta ricerca poetica, per gli scrupoli letterari e morali suoi e dei revisori. Talché, oltre all’interesse filologico, emergente anche dal funzionale commento che spiega il testo delle missive nelle continue implicazioni con la mutevole fluidità redazionale del poema, mettendo a frutto le acquisizioni dei più accreditati studi filologici su di esso, le Lettere poetiche presentano la testimonianza di una vita inquieta e conflittuale e mostrano le implicazioni, chiare fin dalle prime pagine, tra la sorte imminente della Liberata e la futura desolata esistenza del poeta, l’una e l’altra accomunate da un doloroso destino di alienante dispersione ed esposte dalla voce eloquente, che incanterà il giovane Leopardi, di un Tasso pronto a difendere i fondamenti teorici della propria opera, non meno che a concederle l’azzardo di un’ulteriore avventura.

T. Tasso, Lettere poetiche / Carla Molinari. - STAMPA. - (1995), pp. IX, 1-CXII, 521.

T. Tasso, Lettere poetiche

MOLINARI, CARLA
1995

Abstract

A più di quattro secoli dalla princeps del 1587, le Lettere poetiche di Torquato Tasso (cinquanta, a documento, per la sola parte del poeta, del carteggio intercorso in materia di poetica epica con Scipione Gonzaga e Luca Scalabrini per tutto il 1575 e poco più di metà dell’anno seguente) vedono nuovamente la luce (prima edizione per la Fondazione Pietro Bembo, Parma, Guanda, 1995; ristampa, ivi, 2008), affrancate dall’originario accoppiamento ai Discorsi dell’arte poetica, ma con l’incremento, a congruo compenso, degli importanti contributi storico-culturali dell’esegesi tassiana prodotta fra Sette-Ottocento e i giorni nostri. La forma organica di libro a sé stante così ottenuta (la cui composizione è illustrata nelle sue fasi costitutive grazie all’ampia Nota al testo) e ribadita con l’adozione dell’ordinamento cronologico delle lettere consente di ricomporre il mosaico di una straordinaria corrispondenza nata dalla cosiddetta revisione romana della Gerusalemme liberata. Un libro, dunque, che è storia di un altro fondamentale libro, documento prezioso della parabola singolare che trasforma il poema tassiano da testo avviato al normale vaglio revisorio in vista della stampa, creduta prossima, a oggetto di meditata e sofferta riconsiderazione poetica e di parziale riscrittura da parte dell’autore stesso, per la sua inesausta ricerca poetica, per gli scrupoli letterari e morali suoi e dei revisori. Talché, oltre all’interesse filologico, emergente anche dal funzionale commento che spiega il testo delle missive nelle continue implicazioni con la mutevole fluidità redazionale del poema, mettendo a frutto le acquisizioni dei più accreditati studi filologici su di esso, le Lettere poetiche presentano la testimonianza di una vita inquieta e conflittuale e mostrano le implicazioni, chiare fin dalle prime pagine, tra la sorte imminente della Liberata e la futura desolata esistenza del poeta, l’una e l’altra accomunate da un doloroso destino di alienante dispersione ed esposte dalla voce eloquente, che incanterà il giovane Leopardi, di un Tasso pronto a difendere i fondamenti teorici della propria opera, non meno che a concederle l’azzardo di un’ulteriore avventura.
1995
Fondazione Pietro Bembo / Ugo Guanda Editore
PARMA
Carla Molinari
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