Abstract inglese The topics discussed in this paper are taken to support the hypothesis that Mycenaeans used writing only as a practical means for their administration system and that their relationship with it was very selective and did not influence their system of management in relations either with the outside world or with their own cultural patrimony. Analysis of evidence from neighbouring countries that interacted with Mycenaeans even at higher levels suggests that in diplomatic relations the Mycenaeans did not adapt to the usual practices of the Near East. This actually derives from the differences between the variability that depends on oral codes, which are not subject to a series of restrictions, and the rigidity of written codes. On Mycenaean side evidence of writing is missing both at a diplomatic level and at a “literary” one. Two examples may sustain a not-fortuitousness of such an absence: the not-existence of the written seals and an alternations in the formularies of the registrations in Linear B documents that may be ascribed to the impossibility by scribes or functionaries to draw from a written codified patrimony. In parallel we have, instead, proof of a strong oral tradition that is completely implanted in the palatial ideology and that is kept alive at least with two expedients: the bard’s songs during public ceremonies and the pictorial art. It is legitimate to suppose that such oral tradition, that before becoming an ideology adopted by the palace belonged to the ideology of the whole Aegean culture, was maintained after the collapse of the palaces and arrived in some form to join up with the first epic forms written in Greek. Abstract italiano L’argomento discusso in questo articolo è volto a dimostrare l’ipotesi che i Micenei usavano la scrittura solo come un mezzo pratico all’interno del sistema amministrativo e ininfluente sia sul piano delle loro relazioni con il mondo circostante che nell’ambito del loro patrimonio culturale. L’analisi delle testimonianze dei rapporti fra i Micenei e il Vicino Oriente e l’Egitto anche ad alto livello suggeriscono come nelle relazioni diplomatiche i Micenei si discostassero dalle prassi consuete che accomunavano i paesi gravitanti sul Mediterraneo orientale. Questa differenza potrebbe essere ascritta ad una variabilità dipendente da “codici” orali, non soggetta a quella rigidità che deriva dai “codici” scritti. L’ipotesi dell’assenza di un patrimonio scritto codificato presso i Micenei, di cui non abbiamo traccia, riceve un sostegno dalla non esistenza di sigilli scritti e dall’alternanza di formulari nelle registrazioni in Lineare B che può derivare dalla impossibilità da parte dei funzionari/scribi micenei di attenersi a regolamenti scritti. Parallelamente, una forte tradizione orale è ben dimostrabile attraverso l’analisi dell’arte pittorica che attesta la presenza sia di aedi durante le cerimonie pubbliche che di episodi a carattere epico e religioso: questi personaggi e queste scene venivano quindi “fermati” attraverso sistemi diversi dalla scrittura. E’ infine legittimo supporre che una tale tradizione orale, che prima di diventare un’ideologia adottata dai palazzi micenei apparteneva ad un’ideologia comune alle civiltà egee, fosse mantenuta dopo il collasso dei palazzi e giungesse in qualche forma fino alla poesia epica successiva.

"Mycenaean Means of Communication and Diplomatic Relations with Foreign Royal Courts" / A. JASINK. - In: AEGAEUM. - ISSN 0776-3808. - STAMPA. - Aegaeum:(2005), pp. 59-67.

"Mycenaean Means of Communication and Diplomatic Relations with Foreign Royal Courts"

JASINK, ANNA MARGHERITA
2005

Abstract

Abstract inglese The topics discussed in this paper are taken to support the hypothesis that Mycenaeans used writing only as a practical means for their administration system and that their relationship with it was very selective and did not influence their system of management in relations either with the outside world or with their own cultural patrimony. Analysis of evidence from neighbouring countries that interacted with Mycenaeans even at higher levels suggests that in diplomatic relations the Mycenaeans did not adapt to the usual practices of the Near East. This actually derives from the differences between the variability that depends on oral codes, which are not subject to a series of restrictions, and the rigidity of written codes. On Mycenaean side evidence of writing is missing both at a diplomatic level and at a “literary” one. Two examples may sustain a not-fortuitousness of such an absence: the not-existence of the written seals and an alternations in the formularies of the registrations in Linear B documents that may be ascribed to the impossibility by scribes or functionaries to draw from a written codified patrimony. In parallel we have, instead, proof of a strong oral tradition that is completely implanted in the palatial ideology and that is kept alive at least with two expedients: the bard’s songs during public ceremonies and the pictorial art. It is legitimate to suppose that such oral tradition, that before becoming an ideology adopted by the palace belonged to the ideology of the whole Aegean culture, was maintained after the collapse of the palaces and arrived in some form to join up with the first epic forms written in Greek. Abstract italiano L’argomento discusso in questo articolo è volto a dimostrare l’ipotesi che i Micenei usavano la scrittura solo come un mezzo pratico all’interno del sistema amministrativo e ininfluente sia sul piano delle loro relazioni con il mondo circostante che nell’ambito del loro patrimonio culturale. L’analisi delle testimonianze dei rapporti fra i Micenei e il Vicino Oriente e l’Egitto anche ad alto livello suggeriscono come nelle relazioni diplomatiche i Micenei si discostassero dalle prassi consuete che accomunavano i paesi gravitanti sul Mediterraneo orientale. Questa differenza potrebbe essere ascritta ad una variabilità dipendente da “codici” orali, non soggetta a quella rigidità che deriva dai “codici” scritti. L’ipotesi dell’assenza di un patrimonio scritto codificato presso i Micenei, di cui non abbiamo traccia, riceve un sostegno dalla non esistenza di sigilli scritti e dall’alternanza di formulari nelle registrazioni in Lineare B che può derivare dalla impossibilità da parte dei funzionari/scribi micenei di attenersi a regolamenti scritti. Parallelamente, una forte tradizione orale è ben dimostrabile attraverso l’analisi dell’arte pittorica che attesta la presenza sia di aedi durante le cerimonie pubbliche che di episodi a carattere epico e religioso: questi personaggi e queste scene venivano quindi “fermati” attraverso sistemi diversi dalla scrittura. E’ infine legittimo supporre che una tale tradizione orale, che prima di diventare un’ideologia adottata dai palazzi micenei apparteneva ad un’ideologia comune alle civiltà egee, fosse mantenuta dopo il collasso dei palazzi e giungesse in qualche forma fino alla poesia epica successiva.
2005
Aegaeum
59
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A. JASINK
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