La storia dell'educazione e la sfida metodologica

Nell’indagine storica la questione metodologica si ripresenta continuamente e in varie forme ai nostri occhi, invitandoci a capire quale influenza hanno i nostri strumenti di indagine su quel difficile oggetto di indagine che è il passato, così legato alle tensioni del nostro presente eppure così antropologicamente diverso e irrimediabilmente distante. I saggi di questo volume si snodano lungo un percorso fra diverse storiografie e opzioni metodologiche, alcune delle quali in un certo senso marginali e contestate (si pensi in modo particolare alla psicostoria!), ma non per questo meno interessanti: anzi, proprio le caratteristiche distintive delle storiografie che possiamo collocare alle due estremità dell’arco metodologico quantitativo qualitativo, le rendono le più adatte per mettere alla prova il “mestiere di storico” e la sua attuale configurazione. Nel campo educativo, in particolare, ciò sollecita a pensare ai cambiamenti degli ultimi anni — in primo luogo la storiografia digitale e il massiccio uso pubblico della storia — come a delle sfide ancora aperte. Forse non si tratta, come qualcuno afferma, di una mutazione genetica della storiografia contemporanea, ma certamente di un grande momento di rinnovamento — del tutto in corso e assai problematico — che si inserisce nelle più ampie trasformazioni globali della società e che comporta da parte delle comunità degli storici un rinnovato sforzo progettuale. The issue of methodology recurs continuously and in different forms in historical investigation, prompting us to understand the impact of our research instruments on the difficult object of investigation that is the past, which is so tied up with the stresses of the present and yet so anthropologically different and irremediably distant. The essay in this volume unfolds through a long journey through several historiographies and methodological options, some of which are marginal and arguable, in a sense (for example, psychohistory!), but interesting nonetheless. Indeed, it is precisely the distinctive features of historiography which are at both extremes of the quantitative-qualitative methodological spectrum, which make these more appropriate to test the “profession of historian” and its current configuration. In particular, it encourages us to think of recent educational changes – not least, electronic historiography and the extensive public use of history – as open challenges. This may not be a case of genetic mutation of contemporary historiography, but it is certainly a perfect time for renewal – which is well under way and very problematic – which takes its place among the wider processes of social change at a global level and requires historians to renew their design efforts.