Nella monografia Colpevolezza: tra personalismo e prevenzione l’Autore affronta il tema dogmatico della categoria della colpevolezza alla luce della perenne tensione tra esigenze di garanzia ed esigenze di tutela. Nella prima parte, si esaminano alcune questioni centrali della colpevolezza come categoria, contrapponendo le concezioni personalistiche a quelle funzionaliste. In particolare, per quanto riguarda il fondamento, l’Autore fa propria una concezione della colpevolezza come limite alle scelte punitive, in chiave di garanzia, facendo riferimento alla libertà di scelta dell’individuo e alla partecipazione personalistica del reo alla realizzazione del reato e alla conoscenza del precetto come passaggio indispensabile affinché la pena possa esplicare i propri effetti preventivi. In ordine al contenuto, viene superata l’idea di “rimproverabilità” e si prospetta una concezione basata sulla motivabilità mediante norme. In ordine alla struttura dei singoli istituti l’autore rintraccia non solo elementi psichici perfettamente coerenti con una concezione personalistica della colpevolezza, ma anche “normo-valutativi” che si possono porre in tensione con il principio di colpevolezza, potendo trovare il proprio fondamento in esigenze meramente preventive (ad es. le presunzioni in tema di imputabilità). La seconda parte del lavoro è dedicata alla verifica se queste componenti normo-valutative siano compatibili o meno con il principio di colpevolezza. In questa prospettiva, dopo una ricostruzione del principio di colpevolezza, particolare attenzione viene riservata ai giudizi normativi di prevedibilità-evitabilità e alle ipotesi di c.d. precolpevolezza o actio libera in causa. In particolare, rispetto a queste ultime, l’Autore prende in esame le numerose soluzioni elaborate dalla dottrina soprattutto d’Oltralpe per attribuire rilevanza all’actio libera in causa nel rispetto del principio di colpevolezza, e al fine di individuare un legame psichico tra il momento precedente alla commissione del reato in cui il soggetto è imputabile e quello concomitante alla realizzazione del fatto in cui invece il soggetto non è capace di intendere e di volere, si finisce per valorizzare il momento precedente alla commissione del fatto, in cui si deve essere in grado di accertare una previsione del fatto che poi si andrà a commettere in assenza di imputabilità.

Colpevolezza: tra personalismo e prevenzione / R. BARTOLI. - STAMPA. - (2005), pp. 1-257.

Colpevolezza: tra personalismo e prevenzione

BARTOLI, ROBERTO
2005

Abstract

Nella monografia Colpevolezza: tra personalismo e prevenzione l’Autore affronta il tema dogmatico della categoria della colpevolezza alla luce della perenne tensione tra esigenze di garanzia ed esigenze di tutela. Nella prima parte, si esaminano alcune questioni centrali della colpevolezza come categoria, contrapponendo le concezioni personalistiche a quelle funzionaliste. In particolare, per quanto riguarda il fondamento, l’Autore fa propria una concezione della colpevolezza come limite alle scelte punitive, in chiave di garanzia, facendo riferimento alla libertà di scelta dell’individuo e alla partecipazione personalistica del reo alla realizzazione del reato e alla conoscenza del precetto come passaggio indispensabile affinché la pena possa esplicare i propri effetti preventivi. In ordine al contenuto, viene superata l’idea di “rimproverabilità” e si prospetta una concezione basata sulla motivabilità mediante norme. In ordine alla struttura dei singoli istituti l’autore rintraccia non solo elementi psichici perfettamente coerenti con una concezione personalistica della colpevolezza, ma anche “normo-valutativi” che si possono porre in tensione con il principio di colpevolezza, potendo trovare il proprio fondamento in esigenze meramente preventive (ad es. le presunzioni in tema di imputabilità). La seconda parte del lavoro è dedicata alla verifica se queste componenti normo-valutative siano compatibili o meno con il principio di colpevolezza. In questa prospettiva, dopo una ricostruzione del principio di colpevolezza, particolare attenzione viene riservata ai giudizi normativi di prevedibilità-evitabilità e alle ipotesi di c.d. precolpevolezza o actio libera in causa. In particolare, rispetto a queste ultime, l’Autore prende in esame le numerose soluzioni elaborate dalla dottrina soprattutto d’Oltralpe per attribuire rilevanza all’actio libera in causa nel rispetto del principio di colpevolezza, e al fine di individuare un legame psichico tra il momento precedente alla commissione del reato in cui il soggetto è imputabile e quello concomitante alla realizzazione del fatto in cui invece il soggetto non è capace di intendere e di volere, si finisce per valorizzare il momento precedente alla commissione del fatto, in cui si deve essere in grado di accertare una previsione del fatto che poi si andrà a commettere in assenza di imputabilità.
2005
8834853342
1
257
R. BARTOLI
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