Il volume intende fornire una stratigrafia della pastorale tardo cinquecentesca e primo seicentesca, indagata nelle sue strutture teoriche, drammaturgiche e sceniche. Su questo s’incentrano i tre capitoli iniziali, privilegiando ciascuno uno dei tre aspetti, mentre l’ultimo profila gli sviluppi più tardi della favola silvestre. Il filo d'Arianna all'interno dell'affollatissimo panorama teatrale dell'epoca è stato individuato nelle indicazioni di Angelo Ingegneri nel suo Discorso della poesia rappresentativa (1598) in merito a ciò che è da lui stesso definito, con innovazione terminologica, “terza spezie di drama”. Le tesi dell’Ingegneri, che proclama l’Aminta tassiana capostipite della pastorale e ne fa discendere un cospicuo nucleo di pièces esemplari, è in rotta di collisione con la nozione di ‘terzo genere’ che Battista Guarini elabora in contemporanea attraverso il Pastor fido e i trattati polemici, riconoscendo invece il diritto di primogenitura al Sacrificio di Agostino Beccari. Fra questi due poli si articola un lungo dibattito attraverso la riflessione delle Accademie e degli Studi, da un lato, e la pratica quotidiana dello scrivere e rappresentare ‘pastorali’, dall’altro, che andava contraddicendo sul palcoscenico ciò che si cercava di fissare nel libro, per cui il nome stesso della favola da agire sulla terza scena vitruviana si mostrava suscettibile delle più varie interpretazioni. Al centro del problema, dunque, la necessità di ‘aristotelizzare’ il magma, non solo dal punto di vista, prevedibile, della normativa poetica, ma, ed è riconosciuto merito dell’Ingegneri che andrà esteso a Guarini, principalmente da quello della rappresentazione, dell’opsis, in nome della quale la poesia deve di necessità farsi scena e la scena poesia, pena la rovina del tutto. La monografia di pp. 360 rielabora al proprio interno anche alcuni materiali precedentemente editi: "I 'verdi chiostri' tassiani dalla pastorale alla tragedia", in "Torquato Tasso e la cultura estense", Atti del convegno internazionale (Ferrara, 10-13 dicembre 1995), a cura di G. Venturi, Firenze, Olschki, 1999, vol. III, pp. 1085-1118; "Aristotele e la moscacieca: sul rapporto Ingegneri-Guarini", in “Nuova rivista di letteratura italiana”, III (2000), pp. 289-346. The purpose of this book is to provide a stratigraphy of pastoral literature in the late sixteenth and early seventeenth centuries, investigated in its theoretical, dramatic and scenic structures. The three initial chapters focus on this, each highlighting one of the three aspects, while the last chapter outlines the later developments of the woodland fable. The red thread guiding through the very crowded scene of the theatre of the of those times is identified in the ideas of Angelo Ingegneri in his Discorso della poesia rappresentativa (1598), concerning what he, with an innovative terminology, called “third species of drama”. Ingegneri – who calls Tasso's Aminta the beginning of pastoral drama, deriving a conspicuous number of exemplary pieces from it – upholds a thesis which clashes directly with the notion of “third genre” which Battista Guarini was developing at the same time in his Pastor fido and polemical treatises, where he instead considered Agostino Beccari's Sacrificio to be the first work of this kind. There was a long discussion between these two positions, through the reflections of the Accademie and the Studi, on the one hand, and the everyday practice of writing and staging pastorali on the other, contradicting on stage what was intended to be fixed in books, so that the very name of the fable to be acted out on Vitruvius' third scene appeared to be open to many interpretations. At the heart of the problem lay, therefore, the need to “Aristotelize” the magma, not only, as could be expected, from the point of view of poetic norms, but also – and here we have to give merit to Ingegneri, extending it to Guarini as well - from that of staging, the opsis, in name of which poetry must necessarily turn into stage and the stage into poetry, otherwise all will come to ruin. This 360 page monograph also takes a new look at some materials which have already been published in the past : I “verdi chiostri” tassiani dalla pastorale alla tragedia, in Torquato Tasso e la cultura estense, Atti del convegno internazionale (Ferrara, December 10-13 1995), edited by G. Venturi, Florence, Olschki, 1999, vol. III, pp. 1085-1118; Aristotele e la moscacieca: sul rapporto Ingegneri-Guarini, in “Nuova rivista di letteratura italiana”, III (2000), pp. 289-346.

"Ben mille pastorali". L'itinerario dell'Ingegneri da Tasso a Guarini e oltre / L. Ricco'. - STAMPA. - (2004), pp. 1-387.

"Ben mille pastorali". L'itinerario dell'Ingegneri da Tasso a Guarini e oltre

RICCO', LAURA
2004

Abstract

Il volume intende fornire una stratigrafia della pastorale tardo cinquecentesca e primo seicentesca, indagata nelle sue strutture teoriche, drammaturgiche e sceniche. Su questo s’incentrano i tre capitoli iniziali, privilegiando ciascuno uno dei tre aspetti, mentre l’ultimo profila gli sviluppi più tardi della favola silvestre. Il filo d'Arianna all'interno dell'affollatissimo panorama teatrale dell'epoca è stato individuato nelle indicazioni di Angelo Ingegneri nel suo Discorso della poesia rappresentativa (1598) in merito a ciò che è da lui stesso definito, con innovazione terminologica, “terza spezie di drama”. Le tesi dell’Ingegneri, che proclama l’Aminta tassiana capostipite della pastorale e ne fa discendere un cospicuo nucleo di pièces esemplari, è in rotta di collisione con la nozione di ‘terzo genere’ che Battista Guarini elabora in contemporanea attraverso il Pastor fido e i trattati polemici, riconoscendo invece il diritto di primogenitura al Sacrificio di Agostino Beccari. Fra questi due poli si articola un lungo dibattito attraverso la riflessione delle Accademie e degli Studi, da un lato, e la pratica quotidiana dello scrivere e rappresentare ‘pastorali’, dall’altro, che andava contraddicendo sul palcoscenico ciò che si cercava di fissare nel libro, per cui il nome stesso della favola da agire sulla terza scena vitruviana si mostrava suscettibile delle più varie interpretazioni. Al centro del problema, dunque, la necessità di ‘aristotelizzare’ il magma, non solo dal punto di vista, prevedibile, della normativa poetica, ma, ed è riconosciuto merito dell’Ingegneri che andrà esteso a Guarini, principalmente da quello della rappresentazione, dell’opsis, in nome della quale la poesia deve di necessità farsi scena e la scena poesia, pena la rovina del tutto. La monografia di pp. 360 rielabora al proprio interno anche alcuni materiali precedentemente editi: "I 'verdi chiostri' tassiani dalla pastorale alla tragedia", in "Torquato Tasso e la cultura estense", Atti del convegno internazionale (Ferrara, 10-13 dicembre 1995), a cura di G. Venturi, Firenze, Olschki, 1999, vol. III, pp. 1085-1118; "Aristotele e la moscacieca: sul rapporto Ingegneri-Guarini", in “Nuova rivista di letteratura italiana”, III (2000), pp. 289-346. The purpose of this book is to provide a stratigraphy of pastoral literature in the late sixteenth and early seventeenth centuries, investigated in its theoretical, dramatic and scenic structures. The three initial chapters focus on this, each highlighting one of the three aspects, while the last chapter outlines the later developments of the woodland fable. The red thread guiding through the very crowded scene of the theatre of the of those times is identified in the ideas of Angelo Ingegneri in his Discorso della poesia rappresentativa (1598), concerning what he, with an innovative terminology, called “third species of drama”. Ingegneri – who calls Tasso's Aminta the beginning of pastoral drama, deriving a conspicuous number of exemplary pieces from it – upholds a thesis which clashes directly with the notion of “third genre” which Battista Guarini was developing at the same time in his Pastor fido and polemical treatises, where he instead considered Agostino Beccari's Sacrificio to be the first work of this kind. There was a long discussion between these two positions, through the reflections of the Accademie and the Studi, on the one hand, and the everyday practice of writing and staging pastorali on the other, contradicting on stage what was intended to be fixed in books, so that the very name of the fable to be acted out on Vitruvius' third scene appeared to be open to many interpretations. At the heart of the problem lay, therefore, the need to “Aristotelize” the magma, not only, as could be expected, from the point of view of poetic norms, but also – and here we have to give merit to Ingegneri, extending it to Guarini as well - from that of staging, the opsis, in name of which poetry must necessarily turn into stage and the stage into poetry, otherwise all will come to ruin. This 360 page monograph also takes a new look at some materials which have already been published in the past : I “verdi chiostri” tassiani dalla pastorale alla tragedia, in Torquato Tasso e la cultura estense, Atti del convegno internazionale (Ferrara, December 10-13 1995), edited by G. Venturi, Florence, Olschki, 1999, vol. III, pp. 1085-1118; Aristotele e la moscacieca: sul rapporto Ingegneri-Guarini, in “Nuova rivista di letteratura italiana”, III (2000), pp. 289-346.
2004
8883199529
1
387
L. Ricco'
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
RICCO' Ben mille pastorali - testo.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Versione finale referata (Postprint, Accepted manuscript)
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 2.31 MB
Formato Adobe PDF
2.31 MB Adobe PDF   Richiedi una copia
RICCO' Ben mille pastorali - copertina.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Versione finale referata (Postprint, Accepted manuscript)
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 891.51 kB
Formato Adobe PDF
891.51 kB Adobe PDF   Richiedi una copia

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/2503
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact