Le linee guida elaborate per la progettazione di strutture assistenziali destinate ai malati di Alzheimer, hanno avuto come obiettivo prioritario non solo quello di individuare le condizioni per ridurre le difficoltà di interazione che si generano tra questo particolare tipo di paziente e l’ambiente in cui esso viene assistito, ma di consentire allo spazio fisico di assumere le valenze di fattore terapeutico nella cura della sua invalidità psichica e fisica. Un ambiente amichevole, che potesse essere compreso, posseduto, fruito e reso familiare rispetto al proprio vissuto quotidiano. In quest’ottica va interpretata la proposta di ripensare radicalmente il concetto di trattamento terapeutico del malato di Alzheimer estendendolo, oltre che al coinvolgimento attivo, responsabile e consapevole dei familiari e alle modalità di rapporto con il personale di assistenza, anche alla funzione protesica dello spazio fisico. Riflessione, questa, che trova i suoi presupposti nella consapevolezza che nonostante l’Alzheimer sia tuttora considerata una malattia incurabile possa però essere trattabile e tale da garantire un’accettabile qualità di vita per i pazienti e per coloro che con essi interagiscono. Un ambiente concepito, strutturato e realizzato in rapporto alle ridotte capacità ed al disagio quotidiano che questi pazienti esprimono diventa così il presupposto indispensabile per prevenire il verificarsi di quegli stati reattivi e depressivi che compromettono, in buona parte, l’attuabilità di efficaci trattamenti terapeutici. L’aspetto che ha assunto maggior significatività nella procedura di definizione delle linee guida è stato l’approccio mediante cui si è inteso evidenziare le peculiarità ed atipicità del problema affrontato. Piuttosto che porsi l’obiettivo di prescrivere regole da rispettare per orientare la progettazione, si è ritenuto giusto ed opportuno cogliere l’occasione per fornire conoscenza strutturata a coloro che sono chiamati a sviluppare soluzioni progettuali per un’utenza così poco conosciuta ed indagata: a creare cioè una cultura diffusa sul modo di concepire correttamente spazi privi di barriere psicofisiche. Per tali ragioni le indicazioni progettuali sono sempre associate alle motivazioni che le determinano ed ai fattori di criticità da superare, lasciando ai progettisti il compito di meglio interpretarle e soddisfarle. Non è casuale che, nella maggior parte dei casi, i suggerimenti riguardano errori da non commettere, rapportati alle conflittualità da prevenire. La consapevolezza circa gli effetti retroattivi che l’ambiente fisico genera nel modo di comportarsi dell’utente, al variare dello spazio e del tempo, porta a conferire necessario carattere di sperimentalità alle linee guida: una sperimentalità che richiede monitoraggi continui e sistematici da cui far derivare azioni autocorrettive della norma proposta. La verifica applicativa delle linee guida, in un caso assunto come campione rappresentativo, va letta in quest’ottica, così come in quest’ottica vanno interpretate le modalità secondo cui è stata rappresentata la proposta metaprogettuale del giardino di Alzheimer: un modo per comunicare la soluzione, per esplicitare le motivazioni delle scelte e per richiamare i riferimenti alle linee guida.

Architecture for Alzheimer Disease / R. DEL NORD. - STAMPA. - (2004), pp. 1-227.

Architecture for Alzheimer Disease

DEL NORD, ROMANO
2004

Abstract

Le linee guida elaborate per la progettazione di strutture assistenziali destinate ai malati di Alzheimer, hanno avuto come obiettivo prioritario non solo quello di individuare le condizioni per ridurre le difficoltà di interazione che si generano tra questo particolare tipo di paziente e l’ambiente in cui esso viene assistito, ma di consentire allo spazio fisico di assumere le valenze di fattore terapeutico nella cura della sua invalidità psichica e fisica. Un ambiente amichevole, che potesse essere compreso, posseduto, fruito e reso familiare rispetto al proprio vissuto quotidiano. In quest’ottica va interpretata la proposta di ripensare radicalmente il concetto di trattamento terapeutico del malato di Alzheimer estendendolo, oltre che al coinvolgimento attivo, responsabile e consapevole dei familiari e alle modalità di rapporto con il personale di assistenza, anche alla funzione protesica dello spazio fisico. Riflessione, questa, che trova i suoi presupposti nella consapevolezza che nonostante l’Alzheimer sia tuttora considerata una malattia incurabile possa però essere trattabile e tale da garantire un’accettabile qualità di vita per i pazienti e per coloro che con essi interagiscono. Un ambiente concepito, strutturato e realizzato in rapporto alle ridotte capacità ed al disagio quotidiano che questi pazienti esprimono diventa così il presupposto indispensabile per prevenire il verificarsi di quegli stati reattivi e depressivi che compromettono, in buona parte, l’attuabilità di efficaci trattamenti terapeutici. L’aspetto che ha assunto maggior significatività nella procedura di definizione delle linee guida è stato l’approccio mediante cui si è inteso evidenziare le peculiarità ed atipicità del problema affrontato. Piuttosto che porsi l’obiettivo di prescrivere regole da rispettare per orientare la progettazione, si è ritenuto giusto ed opportuno cogliere l’occasione per fornire conoscenza strutturata a coloro che sono chiamati a sviluppare soluzioni progettuali per un’utenza così poco conosciuta ed indagata: a creare cioè una cultura diffusa sul modo di concepire correttamente spazi privi di barriere psicofisiche. Per tali ragioni le indicazioni progettuali sono sempre associate alle motivazioni che le determinano ed ai fattori di criticità da superare, lasciando ai progettisti il compito di meglio interpretarle e soddisfarle. Non è casuale che, nella maggior parte dei casi, i suggerimenti riguardano errori da non commettere, rapportati alle conflittualità da prevenire. La consapevolezza circa gli effetti retroattivi che l’ambiente fisico genera nel modo di comportarsi dell’utente, al variare dello spazio e del tempo, porta a conferire necessario carattere di sperimentalità alle linee guida: una sperimentalità che richiede monitoraggi continui e sistematici da cui far derivare azioni autocorrettive della norma proposta. La verifica applicativa delle linee guida, in un caso assunto come campione rappresentativo, va letta in quest’ottica, così come in quest’ottica vanno interpretate le modalità secondo cui è stata rappresentata la proposta metaprogettuale del giardino di Alzheimer: un modo per comunicare la soluzione, per esplicitare le motivazioni delle scelte e per richiamare i riferimenti alle linee guida.
2004
9788881257713
1
227
R. DEL NORD
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/306654
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