L'articolo di A. Belyj, presentato per la prima volta in traduzione italiana, si inserisce all'interno della concezione dell'arte propria del movimento dei giovani simbolisti russi, propositivi di un simbolismo mistico che, sorretto dalle concezioni apocalittico-religiose di Vladimir S. Solov’ëv, conferisce all’arte il ruolo di custode della verità e della bellezza divine immanenti al mondo, attribuendo ad essa il valore teurgico di riscattare la realtà dalla propria deiezione, così da aprire la strada alla creazione di un cosmo e di una natura trasfigurate in un tempo di là da venire. Tale concezione porta a far debordare l’atto artistico dalla semplice sfera della cultura a quella dell’essere, dove l’arte si nega profeticamente per aprirsi alla dimensione sovraculturale della teurgia. Una negazione che conferisce alle istanze simboliche di questo movimento letterario un profondo senso del tragico e che porta al contempo i suoi rappresentanti a concepire la dimensione tragica non più come un genere letterario ma come una struttura basilare dell’essere. Di tale istanza teurgica, e della tragedia insite nell’atto creativo, si rende portavoce Belyj in questo articolo, dedicato al teatro.

Il teatro e il dramma contemporaneo / C. Cantelli, a. traduzione; A. Belyj, a. articolo. - STAMPA. - (1998), pp. 283-316.

Il teatro e il dramma contemporaneo

CANTELLI, CHIARA;
1998

Abstract

L'articolo di A. Belyj, presentato per la prima volta in traduzione italiana, si inserisce all'interno della concezione dell'arte propria del movimento dei giovani simbolisti russi, propositivi di un simbolismo mistico che, sorretto dalle concezioni apocalittico-religiose di Vladimir S. Solov’ëv, conferisce all’arte il ruolo di custode della verità e della bellezza divine immanenti al mondo, attribuendo ad essa il valore teurgico di riscattare la realtà dalla propria deiezione, così da aprire la strada alla creazione di un cosmo e di una natura trasfigurate in un tempo di là da venire. Tale concezione porta a far debordare l’atto artistico dalla semplice sfera della cultura a quella dell’essere, dove l’arte si nega profeticamente per aprirsi alla dimensione sovraculturale della teurgia. Una negazione che conferisce alle istanze simboliche di questo movimento letterario un profondo senso del tragico e che porta al contempo i suoi rappresentanti a concepire la dimensione tragica non più come un genere letterario ma come una struttura basilare dell’essere. Di tale istanza teurgica, e della tragedia insite nell’atto creativo, si rende portavoce Belyj in questo articolo, dedicato al teatro.
1998
il Mulino
Bologna
S. Zecchi
Estetica 1997. La comunicazione
C. Cantelli, a. traduzione; A. Belyj, a. articolo
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