Il saggio ha lo scopo di mostrare come la tesi sul “liberalismo attivo” (S. Moroni, La città del liberalismo attivo, Città Studi, Torino 2007) manifesti un pensiero in disaccordo con sé stesso. Tale tesi poggia sull’assunto (von Mises, von Hayek) che esista un ordine sociale “non-­‐ intenzionale”, qualificato “catallattico”, ossia che ha in sé stesso la capacità di riconciliare le differenti azioni compiute da ogni individuo in base al proprio particolare fine liberamente scelto. E che sia questo il migliore degli ordini possibili. Sicché, ove ci si prefigga, come avviene con la pianificazione urbanistica, di raggiungere un predeterminato ordine sociale, quindi “intenzionale”, attraverso “norme direzionali”, che cioè pretendono di imporre a ciascuno azioni subordinate allo scopo pianificato, non si fa altro che disturbare l’ordine catallattico, riducendone la capacità di mantenere il miglior ordine possibile. Di conseguenza occorre negare ed escludere “norme direzionali”. Per raggiungere questo scopo, occorre che l’ordine giuridico sia costituito solo da “norme relazionali”, ossia tali da impedire che ciascuno perseguendo il proprio fine liberamente scelto impedisca agli altri la medesima libertà. Nel testo si dimostra che l’argomentazione volta a fondare la tesi giunge a una conclusione che dà luogo a una duplice negazione della premessa. La prima è data dalla seguente antinomia: l’agire individuale intenzionale produce e insieme non-­‐produce l’ordine sociale non-­‐ intenzionale; escludere, infatti, il disturbo dell’ordine sociale catallattico non-­‐intenzionale, implica l’imposizione intenzionale di un ordine giuridico relazionale. La seconda, da quest’altra antinomia: il principio costituito dalla non-­‐intenzionalità della produzione dell’ordine sociale risulta opposto al principio costituito dall’intenzionalità della produzione dell’ordine giuridico; sicché l’ordine sociale e l’ordine giuridico, già posti come indispensabili l’uno all’altro, si fanno innanzi ordinati da principi che si escludono a vicenda.

Una negazione del piano che si nega da se / F. Ventura. - STAMPA. - (2008), pp. 109-117.

Una negazione del piano che si nega da se

VENTURA, FRANCESCO
2008

Abstract

Il saggio ha lo scopo di mostrare come la tesi sul “liberalismo attivo” (S. Moroni, La città del liberalismo attivo, Città Studi, Torino 2007) manifesti un pensiero in disaccordo con sé stesso. Tale tesi poggia sull’assunto (von Mises, von Hayek) che esista un ordine sociale “non-­‐ intenzionale”, qualificato “catallattico”, ossia che ha in sé stesso la capacità di riconciliare le differenti azioni compiute da ogni individuo in base al proprio particolare fine liberamente scelto. E che sia questo il migliore degli ordini possibili. Sicché, ove ci si prefigga, come avviene con la pianificazione urbanistica, di raggiungere un predeterminato ordine sociale, quindi “intenzionale”, attraverso “norme direzionali”, che cioè pretendono di imporre a ciascuno azioni subordinate allo scopo pianificato, non si fa altro che disturbare l’ordine catallattico, riducendone la capacità di mantenere il miglior ordine possibile. Di conseguenza occorre negare ed escludere “norme direzionali”. Per raggiungere questo scopo, occorre che l’ordine giuridico sia costituito solo da “norme relazionali”, ossia tali da impedire che ciascuno perseguendo il proprio fine liberamente scelto impedisca agli altri la medesima libertà. Nel testo si dimostra che l’argomentazione volta a fondare la tesi giunge a una conclusione che dà luogo a una duplice negazione della premessa. La prima è data dalla seguente antinomia: l’agire individuale intenzionale produce e insieme non-­‐produce l’ordine sociale non-­‐ intenzionale; escludere, infatti, il disturbo dell’ordine sociale catallattico non-­‐intenzionale, implica l’imposizione intenzionale di un ordine giuridico relazionale. La seconda, da quest’altra antinomia: il principio costituito dalla non-­‐intenzionalità della produzione dell’ordine sociale risulta opposto al principio costituito dall’intenzionalità della produzione dell’ordine giuridico; sicché l’ordine sociale e l’ordine giuridico, già posti come indispensabili l’uno all’altro, si fanno innanzi ordinati da principi che si escludono a vicenda.
2008
9788860553188
Discutendo intorno alla città del liberalismo attivo
109
117
F. Ventura
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