Il tema della contabilizzazione delle liberalità pervenute ad un’azienda non profit, ad oggi, è dibattuto e lungi dall’essere approdato a trattamenti consolidati. Da un lato, la prassi contabile, «accecata» da esigenze di accountability, elabora differenti soluzioni contabili in funzione della tipologia dei fondi ricevuti (con vincolo di scopo, con vincolo di tempo, senza vincolo ecc.), perdendo di vista il principio della competenza economica. D’altro, taluna dottrina rileva perspicacemente come tali impostazioni risultino fallaci nel rappresentare fedelmente il quadro delle dinamiche economiche e patrimoniali della gestione. Tuttavia, i trattamenti contabili alternativi che questa dottrina prospetta non risultano in ogni caso scevri da difetti. Alle soluzioni contabili enunciate dall’una e dall’altra parte sembra, dunque, mancare un substrato logico e metodologico di riferimento che guardi alla sostanza degli atti di donazione. In questa prospettiva, centrale appare la natura e la funzione del bene donato. Il trattamento contabile da riservare ad una liberalità viene, così, a dipendere dall’orizzonte temporale entro il quale si estendono i «benefici economici» del bene ricevuto in donazione; nessun rilievo, invece, hanno i vincoli che vi gravano.

La competenza economica delle liberalità ricevute da aziende non profit / F. Dainelli. - In: RIVISTA DEI DOTTORI COMMERCIALISTI. - ISSN 0485-2281. - STAMPA. - 56/2:(2005), pp. 259-283.

La competenza economica delle liberalità ricevute da aziende non profit

DAINELLI, FRANCESCO
2005

Abstract

Il tema della contabilizzazione delle liberalità pervenute ad un’azienda non profit, ad oggi, è dibattuto e lungi dall’essere approdato a trattamenti consolidati. Da un lato, la prassi contabile, «accecata» da esigenze di accountability, elabora differenti soluzioni contabili in funzione della tipologia dei fondi ricevuti (con vincolo di scopo, con vincolo di tempo, senza vincolo ecc.), perdendo di vista il principio della competenza economica. D’altro, taluna dottrina rileva perspicacemente come tali impostazioni risultino fallaci nel rappresentare fedelmente il quadro delle dinamiche economiche e patrimoniali della gestione. Tuttavia, i trattamenti contabili alternativi che questa dottrina prospetta non risultano in ogni caso scevri da difetti. Alle soluzioni contabili enunciate dall’una e dall’altra parte sembra, dunque, mancare un substrato logico e metodologico di riferimento che guardi alla sostanza degli atti di donazione. In questa prospettiva, centrale appare la natura e la funzione del bene donato. Il trattamento contabile da riservare ad una liberalità viene, così, a dipendere dall’orizzonte temporale entro il quale si estendono i «benefici economici» del bene ricevuto in donazione; nessun rilievo, invece, hanno i vincoli che vi gravano.
2005
56/2
259
283
F. Dainelli
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