Operazione difficile e tutt’altro che immediata quella di dire di sé, laddove allude alla capacità del soggetto di affermare la propria verità, di raccontarsi, di esporre all’altro (si “dice” sempre qualcosa a qualcuno) gli aspetti più opachi e reconditi della propria interiorità.Bisogna infatti presupporre in primo luogo la capacità di riconoscere la propria verità; e ciò richiede che il soggetto metta in atto un processo di disidentificazione dagli altri che gli consenta di liberare la propria singolarità e unicità. Per poter parlare di sé bisogna evidentemente sapere chi siamo; e per sapere chi siamo dob-biamo in primo luogo differenziarci, valorizzare la nostra differenza, individuare almeno quel nucleo di verità che ci rende diversi e irriducibili a qualunque altro.Ma qui incontriamo un primo ostacolo. Non solo perché noi siamo, costituti-vamente, esseri mimetici, tesi a costruire la nostra identità a partire da processi di identificazione con l’altro, ma anche perché la dinamica mimetica ha raggiunto oggi, nella nostra società post-moderna, proporzioni tali da erodere la nostra unicità. Conformismo, omologazione, spersonalizzazione sono gli effetti di una cultura dell’esteriorità che si afferma sempre più, rafforzata dalle derive di una “società dello spettacolo” che inghiotte progressivamente ogni sfera del mondo della vita. Noi agiamo, e sorattutto desideriamo, per dirla con Girard, a partire dalle aspettative e dai desideri dell’altro; ci assoggettiamo inconsapevolmente alla tirannia di modelli precostituiti e imperativi, sapientemente veicolati dagli stru-menti massmediali, che di fatto ci esonerano da quella che è stata definita “la fati-ca di essere se stessi” (Alain Ehrenberg, 1999). Essere come l’altro ci vuole; agire e pensare secondo i parametri imposti da un’opinione egemone, sembra essere la risposta inquietante e diffusa di un’identità narcisistica: sempre più desiderosa di riconoscimento in quanto sempre più svuotata dei propri originali contenuti.Dire di sé richiede allora un viaggio nella propria interiorità che contrasti la cultura dell’esteriorità e che consenta al soggetto di accedere alle regioni più pro-fonde e autentiche del Sé

La fatica del dirsi / E. Pulcini. - STAMPA. - (2009), pp. 13-24.

La fatica del dirsi

PULCINI, ELENA
2009

Abstract

Operazione difficile e tutt’altro che immediata quella di dire di sé, laddove allude alla capacità del soggetto di affermare la propria verità, di raccontarsi, di esporre all’altro (si “dice” sempre qualcosa a qualcuno) gli aspetti più opachi e reconditi della propria interiorità.Bisogna infatti presupporre in primo luogo la capacità di riconoscere la propria verità; e ciò richiede che il soggetto metta in atto un processo di disidentificazione dagli altri che gli consenta di liberare la propria singolarità e unicità. Per poter parlare di sé bisogna evidentemente sapere chi siamo; e per sapere chi siamo dob-biamo in primo luogo differenziarci, valorizzare la nostra differenza, individuare almeno quel nucleo di verità che ci rende diversi e irriducibili a qualunque altro.Ma qui incontriamo un primo ostacolo. Non solo perché noi siamo, costituti-vamente, esseri mimetici, tesi a costruire la nostra identità a partire da processi di identificazione con l’altro, ma anche perché la dinamica mimetica ha raggiunto oggi, nella nostra società post-moderna, proporzioni tali da erodere la nostra unicità. Conformismo, omologazione, spersonalizzazione sono gli effetti di una cultura dell’esteriorità che si afferma sempre più, rafforzata dalle derive di una “società dello spettacolo” che inghiotte progressivamente ogni sfera del mondo della vita. Noi agiamo, e sorattutto desideriamo, per dirla con Girard, a partire dalle aspettative e dai desideri dell’altro; ci assoggettiamo inconsapevolmente alla tirannia di modelli precostituiti e imperativi, sapientemente veicolati dagli stru-menti massmediali, che di fatto ci esonerano da quella che è stata definita “la fati-ca di essere se stessi” (Alain Ehrenberg, 1999). Essere come l’altro ci vuole; agire e pensare secondo i parametri imposti da un’opinione egemone, sembra essere la risposta inquietante e diffusa di un’identità narcisistica: sempre più desiderosa di riconoscimento in quanto sempre più svuotata dei propri originali contenuti.Dire di sé richiede allora un viaggio nella propria interiorità che contrasti la cultura dell’esteriorità e che consenta al soggetto di accedere alle regioni più pro-fonde e autentiche del Sé
2009
9788857500232
Dire di sé
13
24
E. Pulcini
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