Nel contributo si esamina l’attività artistica di Claude Cahun e Marcel Moore, due artiste simbioticamente legate in un sodalizio umano e artistico nella Parigi tra le due guerre: Cahun, nipote del celebre letterato Marcel Schwob, conduce un’esistenza dapprima piuttosto ritirata, per poi accostarsi negli anni Trenta alle istanze del surrealismo, cui partecipa soprattutto in chiave politica ma anche con un’adesione alla poetica dell’oggetto surrealista . Nella prima parte del saggio si analizzano i fotomontaggi realizzati da Marcel Moore per illustrare "Aveux non avenus" (1930) di Claude Cahun, un’opera che è al tempo stesso un sofisticato esercizio letterario e un’autobiografia intima. Dell’apparato iconografico che correda i capitoli del libro si approfondiscono i seguenti aspetti: a) si chiarisce il rispettivo contributo delle due artiste nell’ambito di un’opera realizzata in stretta collaborazione; b) si evidenziano per la prima volta riferimenti letterari e fonti iconografiche alla base delle illustrazioni (ad esempio, il "Cristo benedicente" di Bernardino Luini e la "Rotisserie de la reine Pédauque" di Anatole France); c) si propone un livello iconologico di lettura dei fotomontaggi. Per quanto riguarda invece le fotografie di Claude Cahun, si avanzano nuove interpretazioni critiche di alcuni “autoritratti”: di "Frontière humaine", si chiarisce il rapporto esistente con i testi e l'apparato iconografico della rivista "Bifur", e, per loro tramite, con la teoria cinematografica di Ejzenštejn (il viso anamorfizzato di Cahun viene infatti a trovarsi a stretto contatto con un fotogramma del film “La linea generale” che raffigura il volto espressionisticamente deformato di una contadina russa). Del celebre autoritratto allo specchio del 1928, infine, si evidenzia da un lato il suo valore emblematico di 'mise en abyme' del processo fotografico, dall'altro si chiarisce come l'opera si riferisca, anche se in modo ermetico, ad un evento preciso della biografia dell'artista.

Claude Cahun e Marcel Moore: la fotografia e il fotomontaggio come 'journal intime' / A. Nigro. - In: RICERCHE DI STORIA DELL'ARTE. - ISSN 0392-7202. - STAMPA. - 98:(2009), pp. 91-111. [10.7374/71513]

Claude Cahun e Marcel Moore: la fotografia e il fotomontaggio come 'journal intime'

NIGRO, ALESSANDRO
2009

Abstract

Nel contributo si esamina l’attività artistica di Claude Cahun e Marcel Moore, due artiste simbioticamente legate in un sodalizio umano e artistico nella Parigi tra le due guerre: Cahun, nipote del celebre letterato Marcel Schwob, conduce un’esistenza dapprima piuttosto ritirata, per poi accostarsi negli anni Trenta alle istanze del surrealismo, cui partecipa soprattutto in chiave politica ma anche con un’adesione alla poetica dell’oggetto surrealista . Nella prima parte del saggio si analizzano i fotomontaggi realizzati da Marcel Moore per illustrare "Aveux non avenus" (1930) di Claude Cahun, un’opera che è al tempo stesso un sofisticato esercizio letterario e un’autobiografia intima. Dell’apparato iconografico che correda i capitoli del libro si approfondiscono i seguenti aspetti: a) si chiarisce il rispettivo contributo delle due artiste nell’ambito di un’opera realizzata in stretta collaborazione; b) si evidenziano per la prima volta riferimenti letterari e fonti iconografiche alla base delle illustrazioni (ad esempio, il "Cristo benedicente" di Bernardino Luini e la "Rotisserie de la reine Pédauque" di Anatole France); c) si propone un livello iconologico di lettura dei fotomontaggi. Per quanto riguarda invece le fotografie di Claude Cahun, si avanzano nuove interpretazioni critiche di alcuni “autoritratti”: di "Frontière humaine", si chiarisce il rapporto esistente con i testi e l'apparato iconografico della rivista "Bifur", e, per loro tramite, con la teoria cinematografica di Ejzenštejn (il viso anamorfizzato di Cahun viene infatti a trovarsi a stretto contatto con un fotogramma del film “La linea generale” che raffigura il volto espressionisticamente deformato di una contadina russa). Del celebre autoritratto allo specchio del 1928, infine, si evidenzia da un lato il suo valore emblematico di 'mise en abyme' del processo fotografico, dall'altro si chiarisce come l'opera si riferisca, anche se in modo ermetico, ad un evento preciso della biografia dell'artista.
2009
98
91
111
A. Nigro
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