Il saggio è incentrato sull'analisi tematica di un epigramma attribuito a Seneca AL 409 R2 (= 12 Zurli), dove ad essere invocata è la città di Cordova personificata nelle sembianze di una donna in lutto, e si propone lo scopo di analizzare un particolare, e poco studiato, tipo di inno, cioè quello in cui un autore si rivolge direttamente alla sua patria. Il carme, che risulta elaborato sulla topica dell'epicedio per esseri viventi, è incentrato sul lutto materno di Cordova, che come una madre in lutto piange il figlio lontano, e si caratterizza per una notevole serie di allusioni a testi elegiaci (per es. il lamento di Ovidio per la morte di Tibullo in am. 3, 9 e la Consolatio ad Liviam) e soprattutto a passi significativi delle consolationes senecane. Si ricostruisce un percorso esegetico, che partendo da Sirmione, apostrofata e descritta con sembianze femminili nel carme 31, passando per la drammatica scena dell'apparizione della maestissima patria del I libro di Lucano, arriva fino al patetico ed elegiaco addio a Roma del De reditu di Rutilio Namaziano. Abstract Through the analysis of the pseudo-Senecan epigram AL 409 R2 (= 12 Zurli), where the addressee is the city of Cordova personified as a woman (v. 1 Corduba, solve comas), the present paper’s aim is to propose the study of a peculiar type of hymn, i.e. that specific hymnic composition addressed by an author to his own hometown. The poem, which is shaped on the topoi of the epicedia and reflects the pattern of maternal mourning (Cordova is portrayed as ‘mother’), is carefully structured on a series of allusions not only to the Seneca’s consolationes, but also to Ovid’s lament for Tibullus’ death (am. 3,9 ) and to other elegiac texts (particularly Consolatio ad Liviam). One of the most characteristic features of the epigram’s hymnic allocution to the homeland is the presence of elements echoing Catullus 31 (addressed to a personified Sirmio); parallel can also be traced with Lucanus, who depicts Roma as a maestissima mulier in the first Bk of Pharsalia, and Rutilius Namatianus’ De reditu, with its passionate, elegiac farewell to Rome.

Quando si invoca una città: Cordova in AL 409 R.2 (= 12 Zurli) e alcune variazioni elegiaco-epigrammatiche dell'inno alla patria / R.Pierini. - In: PAIDEIA. - ISSN 0030-9435. - STAMPA. - 65:(2010), pp. 117-135.

Quando si invoca una città: Cordova in AL 409 R.2 (= 12 Zurli) e alcune variazioni elegiaco-epigrammatiche dell'inno alla patria

PIERINI, RITA
2010

Abstract

Il saggio è incentrato sull'analisi tematica di un epigramma attribuito a Seneca AL 409 R2 (= 12 Zurli), dove ad essere invocata è la città di Cordova personificata nelle sembianze di una donna in lutto, e si propone lo scopo di analizzare un particolare, e poco studiato, tipo di inno, cioè quello in cui un autore si rivolge direttamente alla sua patria. Il carme, che risulta elaborato sulla topica dell'epicedio per esseri viventi, è incentrato sul lutto materno di Cordova, che come una madre in lutto piange il figlio lontano, e si caratterizza per una notevole serie di allusioni a testi elegiaci (per es. il lamento di Ovidio per la morte di Tibullo in am. 3, 9 e la Consolatio ad Liviam) e soprattutto a passi significativi delle consolationes senecane. Si ricostruisce un percorso esegetico, che partendo da Sirmione, apostrofata e descritta con sembianze femminili nel carme 31, passando per la drammatica scena dell'apparizione della maestissima patria del I libro di Lucano, arriva fino al patetico ed elegiaco addio a Roma del De reditu di Rutilio Namaziano. Abstract Through the analysis of the pseudo-Senecan epigram AL 409 R2 (= 12 Zurli), where the addressee is the city of Cordova personified as a woman (v. 1 Corduba, solve comas), the present paper’s aim is to propose the study of a peculiar type of hymn, i.e. that specific hymnic composition addressed by an author to his own hometown. The poem, which is shaped on the topoi of the epicedia and reflects the pattern of maternal mourning (Cordova is portrayed as ‘mother’), is carefully structured on a series of allusions not only to the Seneca’s consolationes, but also to Ovid’s lament for Tibullus’ death (am. 3,9 ) and to other elegiac texts (particularly Consolatio ad Liviam). One of the most characteristic features of the epigram’s hymnic allocution to the homeland is the presence of elements echoing Catullus 31 (addressed to a personified Sirmio); parallel can also be traced with Lucanus, who depicts Roma as a maestissima mulier in the first Bk of Pharsalia, and Rutilius Namatianus’ De reditu, with its passionate, elegiac farewell to Rome.
2010
65
117
135
R.Pierini
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