Introduzione. I pochi dati relativi all'uso Problematico di Internet nella realtà italiana indicano che circa il 12% degli adolescenti riporta una difficoltà a limitare il tempo che trascorre online. Numerosi studi hanno rilevato che un ampio uso dei servizi comunicativi aumenta, in particolare tra gli adolescenti, la probabilità di sviluppare una sorta di dipendenza da Internet (IA), caratterizzata da uso compulsivo, sensazioni di astinenza e tolleranza. Relativamente ai fattori di rischio, secondo Davis (2001) problemi psicosociali pre-esistenti – e in specifico, scarsa autostima, timidezza, solitudine e sintomi depressivi – renderebbero l’individuo vulnerabile allo sviluppo di uno specifico pattern di cognizioni e comportamenti associati all’uso di servizi comunicativi, risultante in esiti negativi per la vita della persona. Numerosi studi hanno in effetti rilevato un'associazione tra IA e depressione, solitudine, autostima e timidezza ma la maggior parte di essi non ha contribuito a chiarire i processi attraverso i quali tali relazioni possano essere spiegate. Recentemente Caplan (2005; 2007) ha ipotizzato che i problemi psicosociali possano portare ad una preferenza per le interazioni sociali online (POSI) che a sua volta avrebbe un effetto sui livelli di IA, trovando conferma tra gli studenti universitari per quel che concerne la solitudine e l’ansia sociale. Allo stato attuale dell’arte, la letteratura non offre invece risultati relativi al possibile ruolo della POSI come variabile mediatrice della relazione tra autostima e IA né delle caratteristiche offerte dalla rete (anonimato, possibilità di controllo, possibilità di isolarsi) come variabili a loro volta mediatrici della relazione tra autostima e POSI. In un gruppo di adolescenti e tenendo sotto controllo il genere si ipotizza che: 1. La POSI predica i livelli di IA e sia un mediatore nella relazione tra autostima e IA, 2. il livello di apprezzamento per gli aspetti di anonimato, controllo e possibilità di isolarsi dal mondo offerti dalla rete predica la POSI e sia un mediatore nella relazione tra autostima e POSI. Metodo. 257 studenti (95 M; 162 F) di Scuole Secondarie di II grado di Firenze (età media 14.57±.69 anni, min - max: 13-17) hanno partecipato allo studio previo consenso scritto dei genitori. È stata assemblata una batteria contenente: gli adattamenti italiani di Rosenberg Self-Esteem Scale, Internet Addiction Test e Preference for Online Social Interaction; un breve questionario contenente un item con il quale si chiedeva di indicare il numero di ore spese mediamente in una settimana (non per motivi di lavoro e studio) nell’uso delle seguenti applicazioni comunicative: e-mail, chat rooms, instant messaging, blog, Facebook; tre item appositamente formulati attraverso i quali si chiedeva ai partecipanti di specificare (scala Likert da 1= per niente a 4= moltissimo) quanto apprezzassero e usassero la rete per: la possibilità di controllare le informazioni date; l’anonimato; la possibilità di isolarsi dal mondo. Le ipotesi di mediazione sono state testate attraverso il metodo proposto da Baron e Kenny (1986). Risultati. Il 100% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare internet, spendendo una media di 12,63 ore alla settimana online (DS = 13.22); quasi tutti i partecipanti (96,9%) fanno uso della comunicazione online, in particolare attraverso Facebook (89,1%), chat (64,6%) e servizi di messaggistica istantanea (52,1%). Dal momento che le correlazioni tra variabile predittore-mediatore-criterio di entrambe le ipotesi sono risultate forti e significative solo per i partecipanti di sesso femminile, sulla base dei criteri di Baron e Kenny (1986), le analisi di mediazione sono state effettuate solo per il gruppo delle femmine. Per quanto concerne la prima ipotesi, al test di Sobel si rileva un effetto di mediazione statisticamente significativo (z = - 2.64, p =. 01): l’effetto dell’autostima sui livelli di IAT diminuisce quando nell’equazione viene inserito POSI (riduzione di β da -.24, p<.01 a -.16, p<.05). Relativamente alla seconda ipotesi, non si rileva un ruolo di mediazione della possibilità di controllo nella relazione tra autostima e POSI (β si riduce da -.21, p<.01 a -.17, p<.05 ma l’effetto non è statisticamente significativo: z = -1.61, p =.10). Viceversa, l’effetto dell’autostima su POSI diminuisce in misura statisticamente significativa (z = -2 , p =.04) quando la possibilità di isolarsi viene inserita nell’equazione (β si riduce da -.21, p<.01 a -.16, p<.05). Il livello di apprezzamento per l’anonimato non è risultato correlato ai livelli di autostima e di POSI. Discussione. Il presente studio ha inteso dare un contributo a quel filone di ricerca che si occupa di verificare ipotesi esplicative della relazione tra difficoltà psicosociali e uso patologico della rete. La già in passato rilevata relazione indiretta tra problemi psicosociali e livelli di IA viene confermata per l’effetto dell’autostima, fino ad oggi non ancora indagato. Viene inoltre fatta luce sull’importanza che alcune caratteristiche del mezzo rete possono avere, a loro volta, nello spiegare l’associazione tra autostima e POSI, in particolare tra le femmine: la scarsa autostima sembra aumentare la misura in cui esse apprezzano la possibilità offerta dalla rete di isolarsi dal mondo (piuttosto che di esercitare un controllo o di mantenere l’anonimato), che a sua volta ha un effetto sui livelli di IA. Dal momento che l’associazione tra autostima e POSI non è risultata nei maschi statisticamente significativa, si rende necessario indagare ulteriormente quali variabili possano spiegare l’IA nei maschi. Il disegno di ricerca di tipo cross-sectional rende comunque necessaria una estrema cautela nella generalizzazione dei risultati anche per quel che concerne le femmine.

La preferenza per le relazioni sociali online come varia bile mediatrice della relazione tra autostima e uso problematico di Internet / Fioravanti G.. - ELETTRONICO. - (2011), pp. 189-194. (Intervento presentato al convegno XIII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica e Dinamica dell'AIP tenutosi a Catania nel 15.18 Settembre 2011).

La preferenza per le relazioni sociali online come varia bile mediatrice della relazione tra autostima e uso problematico di Internet.

FIORAVANTI, GIULIA
2011

Abstract

Introduzione. I pochi dati relativi all'uso Problematico di Internet nella realtà italiana indicano che circa il 12% degli adolescenti riporta una difficoltà a limitare il tempo che trascorre online. Numerosi studi hanno rilevato che un ampio uso dei servizi comunicativi aumenta, in particolare tra gli adolescenti, la probabilità di sviluppare una sorta di dipendenza da Internet (IA), caratterizzata da uso compulsivo, sensazioni di astinenza e tolleranza. Relativamente ai fattori di rischio, secondo Davis (2001) problemi psicosociali pre-esistenti – e in specifico, scarsa autostima, timidezza, solitudine e sintomi depressivi – renderebbero l’individuo vulnerabile allo sviluppo di uno specifico pattern di cognizioni e comportamenti associati all’uso di servizi comunicativi, risultante in esiti negativi per la vita della persona. Numerosi studi hanno in effetti rilevato un'associazione tra IA e depressione, solitudine, autostima e timidezza ma la maggior parte di essi non ha contribuito a chiarire i processi attraverso i quali tali relazioni possano essere spiegate. Recentemente Caplan (2005; 2007) ha ipotizzato che i problemi psicosociali possano portare ad una preferenza per le interazioni sociali online (POSI) che a sua volta avrebbe un effetto sui livelli di IA, trovando conferma tra gli studenti universitari per quel che concerne la solitudine e l’ansia sociale. Allo stato attuale dell’arte, la letteratura non offre invece risultati relativi al possibile ruolo della POSI come variabile mediatrice della relazione tra autostima e IA né delle caratteristiche offerte dalla rete (anonimato, possibilità di controllo, possibilità di isolarsi) come variabili a loro volta mediatrici della relazione tra autostima e POSI. In un gruppo di adolescenti e tenendo sotto controllo il genere si ipotizza che: 1. La POSI predica i livelli di IA e sia un mediatore nella relazione tra autostima e IA, 2. il livello di apprezzamento per gli aspetti di anonimato, controllo e possibilità di isolarsi dal mondo offerti dalla rete predica la POSI e sia un mediatore nella relazione tra autostima e POSI. Metodo. 257 studenti (95 M; 162 F) di Scuole Secondarie di II grado di Firenze (età media 14.57±.69 anni, min - max: 13-17) hanno partecipato allo studio previo consenso scritto dei genitori. È stata assemblata una batteria contenente: gli adattamenti italiani di Rosenberg Self-Esteem Scale, Internet Addiction Test e Preference for Online Social Interaction; un breve questionario contenente un item con il quale si chiedeva di indicare il numero di ore spese mediamente in una settimana (non per motivi di lavoro e studio) nell’uso delle seguenti applicazioni comunicative: e-mail, chat rooms, instant messaging, blog, Facebook; tre item appositamente formulati attraverso i quali si chiedeva ai partecipanti di specificare (scala Likert da 1= per niente a 4= moltissimo) quanto apprezzassero e usassero la rete per: la possibilità di controllare le informazioni date; l’anonimato; la possibilità di isolarsi dal mondo. Le ipotesi di mediazione sono state testate attraverso il metodo proposto da Baron e Kenny (1986). Risultati. Il 100% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare internet, spendendo una media di 12,63 ore alla settimana online (DS = 13.22); quasi tutti i partecipanti (96,9%) fanno uso della comunicazione online, in particolare attraverso Facebook (89,1%), chat (64,6%) e servizi di messaggistica istantanea (52,1%). Dal momento che le correlazioni tra variabile predittore-mediatore-criterio di entrambe le ipotesi sono risultate forti e significative solo per i partecipanti di sesso femminile, sulla base dei criteri di Baron e Kenny (1986), le analisi di mediazione sono state effettuate solo per il gruppo delle femmine. Per quanto concerne la prima ipotesi, al test di Sobel si rileva un effetto di mediazione statisticamente significativo (z = - 2.64, p =. 01): l’effetto dell’autostima sui livelli di IAT diminuisce quando nell’equazione viene inserito POSI (riduzione di β da -.24, p<.01 a -.16, p<.05). Relativamente alla seconda ipotesi, non si rileva un ruolo di mediazione della possibilità di controllo nella relazione tra autostima e POSI (β si riduce da -.21, p<.01 a -.17, p<.05 ma l’effetto non è statisticamente significativo: z = -1.61, p =.10). Viceversa, l’effetto dell’autostima su POSI diminuisce in misura statisticamente significativa (z = -2 , p =.04) quando la possibilità di isolarsi viene inserita nell’equazione (β si riduce da -.21, p<.01 a -.16, p<.05). Il livello di apprezzamento per l’anonimato non è risultato correlato ai livelli di autostima e di POSI. Discussione. Il presente studio ha inteso dare un contributo a quel filone di ricerca che si occupa di verificare ipotesi esplicative della relazione tra difficoltà psicosociali e uso patologico della rete. La già in passato rilevata relazione indiretta tra problemi psicosociali e livelli di IA viene confermata per l’effetto dell’autostima, fino ad oggi non ancora indagato. Viene inoltre fatta luce sull’importanza che alcune caratteristiche del mezzo rete possono avere, a loro volta, nello spiegare l’associazione tra autostima e POSI, in particolare tra le femmine: la scarsa autostima sembra aumentare la misura in cui esse apprezzano la possibilità offerta dalla rete di isolarsi dal mondo (piuttosto che di esercitare un controllo o di mantenere l’anonimato), che a sua volta ha un effetto sui livelli di IA. Dal momento che l’associazione tra autostima e POSI non è risultata nei maschi statisticamente significativa, si rende necessario indagare ulteriormente quali variabili possano spiegare l’IA nei maschi. Il disegno di ricerca di tipo cross-sectional rende comunque necessaria una estrema cautela nella generalizzazione dei risultati anche per quel che concerne le femmine.
2011
Atti del XIII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica e Dinamica dell'Associazione Italiana di Psicologia
XIII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica e Dinamica dell'AIP
Catania
15.18 Settembre 2011
Fioravanti G.
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