Maggino di Gabriello, Meir Zarfati (this was his real name), one of the most unusual and interesting figures in the history of Italian Judaism, was a versatile man of many talents: an able politician, advocate of new methods for producing silk, inventor of methods for purifying glass to make it totally colorless, creator/designer of elegant glassware; manufacturer of paper, importer of flax seeds to obtain oil – for lighting, for fueling furnaces, and for torches for making lampworked glass - merchant and broker of fine goods. He left us the image of a cultured man who was familiar with the customs and habits of different parts of the world, as well as the classical traditions and was capable of standing on his own in the literary disciplines and the sciences. He was born Venice in 1561. After having lived in his native city and then in Rome, Florence, Pisa and Livorno, in Lorraine, Wüttemberg and finally in the far-off lands of Eastern Europe his life ended in Hungary where he died in 1602 at the age of forty-one. The three fields to which Maggino dedicated himself to the greatest extent were silk, glass and paper. The method of raising silkworms, both the traditional approach and the one based on Maggino’s invention were described in a book, I Dialoghi di M. Magino Gabrielli Hebreo veneziano, that was printed in Rome in 1588. After he moved from Venice, he settled in Rome in 1587, where he sought the protection of Sixtus V, and in 1590 went in Tuscany, under the protection of Ferdinando I. Many new documents were discovered that describe the relationship between Maggino and the Granduke. As soon as he arrived in Tuscany in the fall of 1590, he purchased a paper mill and set up a glass furnace in Pisa on the explicit request of Ferdinando I, and two years later in Livorno. He left Tuscany in 1595. Even if Maggino had so great an important place in the history of glassmaking, his name disappeared from memory and from scholarship on this important chapter in the history of Italian art. Maggino di Gabriello, Meir Zarfati (questo era il suo vero nome) fu uno dei personaggi più curiosi ed intriganti della storia dell’ebraismo italiano. Egli è noto sotto diversi aspetti: abile politico, propugnatore di nuovi metodi di produzione della seta, inventore di sistemi per la depurazione del, vetro fino a farlo diventare assolutamente incolore, creatore di vetri raffinati, produttore di carta, importatore di semi di lino per ricavare olio da bruciare, per l’illuminazione, per alimentare fornaci e lucerne per i vetri al “lume”, commerciante e mediatore di merci pregiate. Egli ci ha tramandato l’immagine di un uomo di cultura, conoscitore degli usi e costumi delle diverse parti del mondo, nonché della tradizione classica, capace di districarsi nelle discipline letterarie come nelle scienze. Era nato a Venezia nel 1561. Dopo essere vissuto nella sua città natale e poi a Roma, Firenze, Pisa , Livorno, in Lorena e nel Wüttemberg e infine in lontane terre dell’Europa orientale, finì la sua vita in Ungheria dove morì nel 1602 all’età di 41 anni. I tre campi a cui si dedicò con maggiore impegno furono la seta, il vetro e la carta. I metodi di allevamento dei bachi da seta, sia quello tradizionale, sia quello basato sulla invenzione di Maggino, furono descritti in un libro, I Dialoghi di M. Magino Gabrielli Hebreo veneziano, che fu stampato a Roma nel 1588. Dopo essersi allontanato da Venezia si stabilì a Roma nel 1587, dove godette della protezione di Sisto V , e nel 1590 si recò in Toscana, sotto la protezione di Ferdinando I. Sono stati scoperti molti nuovi documenti che illustrano i rapporti tra Maggino e il Granduca. Appena arrivò in Toscana nell’autunno del 1590, egli acquistò un mulino per la fabbricazione della carta e aprì una fornace di vetri a Pisa, dietro l’esplicita richiesta di Ferdinando I, e due anni dopo a Livorno. Egli lasciò la Toscana nel 1595. Anche se Maggino ha avuto una così grande importanza per la storia del vetro, il suo nome è scomparso dalla memoria e dagli studi di questo importante capitolo della storia dell’arte in Italia.

Maggino di Gabriello “Hebreo Venetiano”. I Dialoghi sopra l’utili sue inventioni circa la seta / D.Liscia. - STAMPA. - (2010), pp. 1-256.

Maggino di Gabriello “Hebreo Venetiano”. I Dialoghi sopra l’utili sue inventioni circa la seta

LISCIA, DORA
2010

Abstract

Maggino di Gabriello, Meir Zarfati (this was his real name), one of the most unusual and interesting figures in the history of Italian Judaism, was a versatile man of many talents: an able politician, advocate of new methods for producing silk, inventor of methods for purifying glass to make it totally colorless, creator/designer of elegant glassware; manufacturer of paper, importer of flax seeds to obtain oil – for lighting, for fueling furnaces, and for torches for making lampworked glass - merchant and broker of fine goods. He left us the image of a cultured man who was familiar with the customs and habits of different parts of the world, as well as the classical traditions and was capable of standing on his own in the literary disciplines and the sciences. He was born Venice in 1561. After having lived in his native city and then in Rome, Florence, Pisa and Livorno, in Lorraine, Wüttemberg and finally in the far-off lands of Eastern Europe his life ended in Hungary where he died in 1602 at the age of forty-one. The three fields to which Maggino dedicated himself to the greatest extent were silk, glass and paper. The method of raising silkworms, both the traditional approach and the one based on Maggino’s invention were described in a book, I Dialoghi di M. Magino Gabrielli Hebreo veneziano, that was printed in Rome in 1588. After he moved from Venice, he settled in Rome in 1587, where he sought the protection of Sixtus V, and in 1590 went in Tuscany, under the protection of Ferdinando I. Many new documents were discovered that describe the relationship between Maggino and the Granduke. As soon as he arrived in Tuscany in the fall of 1590, he purchased a paper mill and set up a glass furnace in Pisa on the explicit request of Ferdinando I, and two years later in Livorno. He left Tuscany in 1595. Even if Maggino had so great an important place in the history of glassmaking, his name disappeared from memory and from scholarship on this important chapter in the history of Italian art. Maggino di Gabriello, Meir Zarfati (questo era il suo vero nome) fu uno dei personaggi più curiosi ed intriganti della storia dell’ebraismo italiano. Egli è noto sotto diversi aspetti: abile politico, propugnatore di nuovi metodi di produzione della seta, inventore di sistemi per la depurazione del, vetro fino a farlo diventare assolutamente incolore, creatore di vetri raffinati, produttore di carta, importatore di semi di lino per ricavare olio da bruciare, per l’illuminazione, per alimentare fornaci e lucerne per i vetri al “lume”, commerciante e mediatore di merci pregiate. Egli ci ha tramandato l’immagine di un uomo di cultura, conoscitore degli usi e costumi delle diverse parti del mondo, nonché della tradizione classica, capace di districarsi nelle discipline letterarie come nelle scienze. Era nato a Venezia nel 1561. Dopo essere vissuto nella sua città natale e poi a Roma, Firenze, Pisa , Livorno, in Lorena e nel Wüttemberg e infine in lontane terre dell’Europa orientale, finì la sua vita in Ungheria dove morì nel 1602 all’età di 41 anni. I tre campi a cui si dedicò con maggiore impegno furono la seta, il vetro e la carta. I metodi di allevamento dei bachi da seta, sia quello tradizionale, sia quello basato sulla invenzione di Maggino, furono descritti in un libro, I Dialoghi di M. Magino Gabrielli Hebreo veneziano, che fu stampato a Roma nel 1588. Dopo essersi allontanato da Venezia si stabilì a Roma nel 1587, dove godette della protezione di Sisto V , e nel 1590 si recò in Toscana, sotto la protezione di Ferdinando I. Sono stati scoperti molti nuovi documenti che illustrano i rapporti tra Maggino e il Granduca. Appena arrivò in Toscana nell’autunno del 1590, egli acquistò un mulino per la fabbricazione della carta e aprì una fornace di vetri a Pisa, dietro l’esplicita richiesta di Ferdinando I, e due anni dopo a Livorno. Egli lasciò la Toscana nel 1595. Anche se Maggino ha avuto una così grande importanza per la storia del vetro, il suo nome è scomparso dalla memoria e dagli studi di questo importante capitolo della storia dell’arte in Italia.
2010
9788879703819
1
256
D.Liscia
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