Il mondo moderno ha profondamente modificato le tecniche antiche che consentivano la propagazione della fama consentendo, tra l'altro, l’annullamento dello iato spazio-temporale tra il verificarsi di un evento e la sua conoscenza da parte del pubblico. Questa mutazione ha modificato lo stesso concetto di fama, e le ‘funzioni’ da essa assolte nel divenire storico: ad esempio, il carattere ‘giuridico’ e anche giudiziario della publica vox in età medievale o, per quanto attiene al paradigma agiografico, la sanzione ‘notoria’ affidata alla lezione agiografica per attestare iura e diritti tradizionali (es. i percorsi di ‘consacrazione’ e ricognizione di diritti manuali affidati alla memoria agiografica vescovile). La formalizzazione canonica della santità, con l’articolarsi procedurale delle sue fasi nel lungo periodo compreso tra età tardomedievale e prima età moderna non deve dare la falsa impressione di una propagazione ‘centrifuga’ che da Roma ne diffonde la ‘fama’ verso la periferia della cristianità: la canonizzazione inscrive un santo nel tempo universale o locale del ‘proprio’ liturgico, ma non ne assicura automaticamente la ‘fama’, la quale è veicolata attraverso altre modalità di comunicazione (predicazione, fortuna cultuale, notorietà apotropaica o taumaturgica etc). La santità, anche nelle sue fasi di definizione giuridica, resta fatto sostanzialmente locale (anche all’indomani della sua inscrizione calendariale nel circolo ecumenico della memoria cristiana) ancorchè di natura ‘pubblica’ e collettiva. Essa circola in un ambito circoscritto (anche se talvolta assai vasto, come a volte dimostra il reseau territoriale dei fedeli che ottengono miracoli dal santo) e definito territorialmente attraverso l’uso cultuale che ne sancisce anche il carattere identitario. La circolazione della fama, attraverso i differenziati strumenti della sua comunicazione parenetica (omiletica, pratica devota, alfabetizzazione religiosa, diffusione di ‘oggettistica’ sacra – immagini, reliquie, etc) consente una dilatazione spaziale spesso assicurata da caratteri fortuiti che comunque si originano in un momento preciso: le esequie solenni ‘preparate’ e predisposte da un gruppo sociale che ha ‘identificato’ il suo referente come ‘santo vivo’ e che coglie nell’occasione della morte la cristallizzazione del suo ruolo collettivo. La morte diviene il momento clou di un riconoscimento ierofanico che fonda la ‘fama’ di santità da cui discendono tutte le fasi successive, dalla scrittura della vita alla rappresentazione iconografica, fino all’eventuale – ma non necessario – processo di canonizzazione. Il corpo diventa il soggetto sacro attorno al quale si elabora la memoria e il culto: un corpo ‘predisposto’ e ‘preparato’ per la pubblica ostensione e per la conservazione sul quale convergerà la fama garantita e mantenuta desta dai miracoli. Qualora esso venga meno, decadrà la fama, e con essa la ragione del culto.

La fama di santità / A. Benvenuti. - STAMPA. - (2011), pp. 71-84. (Intervento presentato al convegno Atti del convegno Istituto superiore di studi Medievali Cecco d’Ascoli tenutosi a Ascoli Piceno nel 3-5 dicembre 2009).

La fama di santità

BENVENUTI, ANNA
2011

Abstract

Il mondo moderno ha profondamente modificato le tecniche antiche che consentivano la propagazione della fama consentendo, tra l'altro, l’annullamento dello iato spazio-temporale tra il verificarsi di un evento e la sua conoscenza da parte del pubblico. Questa mutazione ha modificato lo stesso concetto di fama, e le ‘funzioni’ da essa assolte nel divenire storico: ad esempio, il carattere ‘giuridico’ e anche giudiziario della publica vox in età medievale o, per quanto attiene al paradigma agiografico, la sanzione ‘notoria’ affidata alla lezione agiografica per attestare iura e diritti tradizionali (es. i percorsi di ‘consacrazione’ e ricognizione di diritti manuali affidati alla memoria agiografica vescovile). La formalizzazione canonica della santità, con l’articolarsi procedurale delle sue fasi nel lungo periodo compreso tra età tardomedievale e prima età moderna non deve dare la falsa impressione di una propagazione ‘centrifuga’ che da Roma ne diffonde la ‘fama’ verso la periferia della cristianità: la canonizzazione inscrive un santo nel tempo universale o locale del ‘proprio’ liturgico, ma non ne assicura automaticamente la ‘fama’, la quale è veicolata attraverso altre modalità di comunicazione (predicazione, fortuna cultuale, notorietà apotropaica o taumaturgica etc). La santità, anche nelle sue fasi di definizione giuridica, resta fatto sostanzialmente locale (anche all’indomani della sua inscrizione calendariale nel circolo ecumenico della memoria cristiana) ancorchè di natura ‘pubblica’ e collettiva. Essa circola in un ambito circoscritto (anche se talvolta assai vasto, come a volte dimostra il reseau territoriale dei fedeli che ottengono miracoli dal santo) e definito territorialmente attraverso l’uso cultuale che ne sancisce anche il carattere identitario. La circolazione della fama, attraverso i differenziati strumenti della sua comunicazione parenetica (omiletica, pratica devota, alfabetizzazione religiosa, diffusione di ‘oggettistica’ sacra – immagini, reliquie, etc) consente una dilatazione spaziale spesso assicurata da caratteri fortuiti che comunque si originano in un momento preciso: le esequie solenni ‘preparate’ e predisposte da un gruppo sociale che ha ‘identificato’ il suo referente come ‘santo vivo’ e che coglie nell’occasione della morte la cristallizzazione del suo ruolo collettivo. La morte diviene il momento clou di un riconoscimento ierofanico che fonda la ‘fama’ di santità da cui discendono tutte le fasi successive, dalla scrittura della vita alla rappresentazione iconografica, fino all’eventuale – ma non necessario – processo di canonizzazione. Il corpo diventa il soggetto sacro attorno al quale si elabora la memoria e il culto: un corpo ‘predisposto’ e ‘preparato’ per la pubblica ostensione e per la conservazione sul quale convergerà la fama garantita e mantenuta desta dai miracoli. Qualora esso venga meno, decadrà la fama, e con essa la ragione del culto.
2011
Fama e publica vox nel Medioevo
Atti del convegno Istituto superiore di studi Medievali Cecco d’Ascoli
Ascoli Piceno
3-5 dicembre 2009
A. Benvenuti
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