Nel 1568 il Granduca Francesco I de’Medici diede inizio al progetto del Parco di Pratolino, frutto del felice sodalizio tra il Principe e Bernardo Buontalenti a cui contribuirono i maggiori artisti attivi allora a Firenze. Sin dalla sua nascita, Pratolino divenne tappa obbligata dei viaggiatori dell’epoca ed ebbe fama di luogo di meraviglie. L’eccellenza del complesso non scaturiva però dalla raffinatezza delle sue architetture o dalla bellezza delle composizioni botaniche, ma dalla originalità senza paragoni dei giochi d’acqua, delle statue semoventi, delle grotte e delle fontane. Tutti questi meccanismi erano azionati dall’energia idraulica, il che rendeva Pratolino anche una spettacolare esibizione tecnologica azionata grazie ad un acquedotto di tre chilometri che raccoglieva l’acqua di dodici sorgenti, la convogliava in depositi e cisterne per poi distribuirla in un complesso sistema di condotte nascoste alla vista degli ospiti, stupiti dalla meraviglia degli automi e degli scherzi d’acqua. L’acqua rappresentava inoltre la linea portante del significato allegorico del Parco, disposto lungo un asse che attraversava l’intero giardino da nord a sud. Il percorso principale iniziava dalla fontana di Giove, raggiungeva l’Appennino del Giambologna attraversando il “Barco vecchio” fino alla Villa, per continuare poi nel “Barco nuovo” con il Viale degli zampilli e terminare infine alla Fontana della Lavandaia. Il cambio delle mode ed il conseguente degrado delle macchine hanno portato alla scomparsa quasi totale della Pratolino originaria. In particolare, del suo complesso sistema idraulico, rimangono quasi esclusivamente testimonianze documentarie e le fontane superstiti appaiono oggi come emergenze isolate e non più come parti di un sistema organico. L’Amministrazione provinciale di Firenze, proprietaria del Parco dal 1981, nell’ambito del suo impegno di tutela e valorizzazione del complesso, si è proposta di approfondire le ricerche sul sistema delle acque, iniziando questa fase di studi dalla fontana di Giove da cui esso traeva origine. La fontana, situata alla sommità di una gradonata, aveva per fulcro la statua scolpita da Baccio Bandinelli raffigurante Giove Pluvio, posta su un basamento rustico di spugne, che reggeva una folgore d’oro da cui sgorgava l’acqua che si riversava nella vasca sottostante. Quando nel 1842 venne decisa la dismissione del complesso, ormai fatiscente e ritenuto obsoleto oltre che oneroso, la Villa medicea fu demolita e molte delle sculture più importanti, tra cui quella del Bandinelli, furono trasferite a Boboli. La statua attualmente presente è quindi una riproposizione del tema mitologico, commissionata dai Demidoff negli anni Trenta del secolo scorso. I problemi di conservazione dell’opera scontano anche la mancanza di un rilievo attendibile, dovuta alla difficoltà di misura e rappresentazione con tecniche tradizionali. La fontana infatti è realizzata accostando materiali rustici e lavorati e, nella sua attuale configurazione, si trova inserita nel contesto di un giardino romantico la cui vegetazione invade gli spazi del manufatto. Il presente studio si è avvalso di un rilievo tridimensionale multi sensore per la definizione della geometria dell’intero complesso oltre ad indagini volte ad individuare i resti della rete idrica antica tuttora esistenti in prossimità di esso. Il lavoro, originato dalle esigenze di manutenzione della fontana, individua una modalità di conoscenza e catalogazione, da impiegare poi anche per le altre fontane del Parco.

La fontana di Giove. Uno studio pilota per la conoscenza e conservazione delle fontane del parco di Pratolino / G. Tucci; A. Conti; L. Fiorini. - STAMPA. - (2011), pp. 262-269.

La fontana di Giove. Uno studio pilota per la conoscenza e conservazione delle fontane del parco di Pratolino

TUCCI, GRAZIA;A. Conti;
2011

Abstract

Nel 1568 il Granduca Francesco I de’Medici diede inizio al progetto del Parco di Pratolino, frutto del felice sodalizio tra il Principe e Bernardo Buontalenti a cui contribuirono i maggiori artisti attivi allora a Firenze. Sin dalla sua nascita, Pratolino divenne tappa obbligata dei viaggiatori dell’epoca ed ebbe fama di luogo di meraviglie. L’eccellenza del complesso non scaturiva però dalla raffinatezza delle sue architetture o dalla bellezza delle composizioni botaniche, ma dalla originalità senza paragoni dei giochi d’acqua, delle statue semoventi, delle grotte e delle fontane. Tutti questi meccanismi erano azionati dall’energia idraulica, il che rendeva Pratolino anche una spettacolare esibizione tecnologica azionata grazie ad un acquedotto di tre chilometri che raccoglieva l’acqua di dodici sorgenti, la convogliava in depositi e cisterne per poi distribuirla in un complesso sistema di condotte nascoste alla vista degli ospiti, stupiti dalla meraviglia degli automi e degli scherzi d’acqua. L’acqua rappresentava inoltre la linea portante del significato allegorico del Parco, disposto lungo un asse che attraversava l’intero giardino da nord a sud. Il percorso principale iniziava dalla fontana di Giove, raggiungeva l’Appennino del Giambologna attraversando il “Barco vecchio” fino alla Villa, per continuare poi nel “Barco nuovo” con il Viale degli zampilli e terminare infine alla Fontana della Lavandaia. Il cambio delle mode ed il conseguente degrado delle macchine hanno portato alla scomparsa quasi totale della Pratolino originaria. In particolare, del suo complesso sistema idraulico, rimangono quasi esclusivamente testimonianze documentarie e le fontane superstiti appaiono oggi come emergenze isolate e non più come parti di un sistema organico. L’Amministrazione provinciale di Firenze, proprietaria del Parco dal 1981, nell’ambito del suo impegno di tutela e valorizzazione del complesso, si è proposta di approfondire le ricerche sul sistema delle acque, iniziando questa fase di studi dalla fontana di Giove da cui esso traeva origine. La fontana, situata alla sommità di una gradonata, aveva per fulcro la statua scolpita da Baccio Bandinelli raffigurante Giove Pluvio, posta su un basamento rustico di spugne, che reggeva una folgore d’oro da cui sgorgava l’acqua che si riversava nella vasca sottostante. Quando nel 1842 venne decisa la dismissione del complesso, ormai fatiscente e ritenuto obsoleto oltre che oneroso, la Villa medicea fu demolita e molte delle sculture più importanti, tra cui quella del Bandinelli, furono trasferite a Boboli. La statua attualmente presente è quindi una riproposizione del tema mitologico, commissionata dai Demidoff negli anni Trenta del secolo scorso. I problemi di conservazione dell’opera scontano anche la mancanza di un rilievo attendibile, dovuta alla difficoltà di misura e rappresentazione con tecniche tradizionali. La fontana infatti è realizzata accostando materiali rustici e lavorati e, nella sua attuale configurazione, si trova inserita nel contesto di un giardino romantico la cui vegetazione invade gli spazi del manufatto. Il presente studio si è avvalso di un rilievo tridimensionale multi sensore per la definizione della geometria dell’intero complesso oltre ad indagini volte ad individuare i resti della rete idrica antica tuttora esistenti in prossimità di esso. Il lavoro, originato dalle esigenze di manutenzione della fontana, individua una modalità di conoscenza e catalogazione, da impiegare poi anche per le altre fontane del Parco.
2011
9788860556141
Le fontane storiche: eredità di un passato recente. Restauro, valorizzazione e gestione di un patrimonio complesso
262
269
G. Tucci; A. Conti; L. Fiorini
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Le Fontane Storiche _ La Fontana di Giove.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Versione finale referata (Postprint, Accepted manuscript)
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 8 MB
Formato Adobe PDF
8 MB Adobe PDF   Richiedi una copia

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/608955
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact