Streptococcus pneumoniae (Sp) è causa nel mondo di un elevato carico di mortalità e malattia non solo nei bambini, ma anche nell’età adulta; nel 2002 l’OMS stimava in 1,6 milioni i decessi attribuibili, nel mondo, a Sp. Per le CAP si stimano annualmente, nel mondo occidentale, circa 20 casi su 1.000 anziani e addirittura 50 casi ogni 1.000 soggetti over 85 anni. La storia dei vaccini contro lo pneumococco inizia un secolo fa. Il PPV23 (Pneumococcal Polysaccharide Vaccine) 23 valente non coniugato (plain) è indicato negli adulti e nei bambini di età superiore ai 2 anni ad elevato rischio di patologia e mortalità da infezione pneumococcica ed è rivolto verso i sierotipi 1, 2, 3, 4, 5, 6B,7F, 8, 9N, 9V, 10A, 11A, 12F, 14, 15B, 17F, 18C, 19A, 19F, 20, 22F, 23F e 33F. L’utilizzo del vaccino negli ultimi 20-30 anni ha permesso di rilevare un accettabile profilo di tollerabilità, sia in termini di reazioni avverse gravi immediate, sia delle possibili conseguenze a lungo termine. In Italia la campagna di vaccinazione per lo pneumococco non ha raggiunto, salvo alcune eccezioni, i risultati di copertura attesi.Tra i motivi del mancato raggiungimento di risultati di copertura accettabili alcuni sono attribuibili al vaccino – scarse certezze sull’efficacia e, in misura minore, sulla sicurezza - che hanno sicuramente rallentato l’opera di promozione della vaccinazione da parte dei medici, ed altri sono invece di tipo logistico organizzativo, tra cui sicuramente la necessità di una rivaccinazione quinquennale, in assenza di un archivio elettronico delle vaccinazioni. La morbosità e la mortalità attribuibili negli adulti a Sp sono rimaste sostanzialmente invariate nelle ultime decadi, malgrado la disponibilità del vaccino PPV23, le nuove opzioni dell’antibioticoterapia ed i miglioramenti nella critical care. Focalizzando l’attenzione sulle patologie respiratorie è confermato che la maggioranza degli stipiti più pericolosi, perché multi resistenti, appartiene a sierotipi presenti nel vaccino tredicivalente coniugato, in particolare 1, 3 e 19A. Importante ricordare, nell’ambito di un programma di vaccinazione, l’importanza dell’implementazione di progetti di sorveglianza, sicuramente favoriti dai progressi dei metodi diagnostici, volti a monitorare l’impatto sulla popolazione e l’eventuale emergenza di nuovi sierotipi.

La patologia pneumococcica nell’adulto: le necessità non soddisfatte / Bonanni P. - In: IGIENE E SANITÀ PUBBLICA. - ISSN 0019-1639. - STAMPA. - 57:(2011), pp. 489-510.

La patologia pneumococcica nell’adulto: le necessità non soddisfatte

BONANNI, PAOLO
2011

Abstract

Streptococcus pneumoniae (Sp) è causa nel mondo di un elevato carico di mortalità e malattia non solo nei bambini, ma anche nell’età adulta; nel 2002 l’OMS stimava in 1,6 milioni i decessi attribuibili, nel mondo, a Sp. Per le CAP si stimano annualmente, nel mondo occidentale, circa 20 casi su 1.000 anziani e addirittura 50 casi ogni 1.000 soggetti over 85 anni. La storia dei vaccini contro lo pneumococco inizia un secolo fa. Il PPV23 (Pneumococcal Polysaccharide Vaccine) 23 valente non coniugato (plain) è indicato negli adulti e nei bambini di età superiore ai 2 anni ad elevato rischio di patologia e mortalità da infezione pneumococcica ed è rivolto verso i sierotipi 1, 2, 3, 4, 5, 6B,7F, 8, 9N, 9V, 10A, 11A, 12F, 14, 15B, 17F, 18C, 19A, 19F, 20, 22F, 23F e 33F. L’utilizzo del vaccino negli ultimi 20-30 anni ha permesso di rilevare un accettabile profilo di tollerabilità, sia in termini di reazioni avverse gravi immediate, sia delle possibili conseguenze a lungo termine. In Italia la campagna di vaccinazione per lo pneumococco non ha raggiunto, salvo alcune eccezioni, i risultati di copertura attesi.Tra i motivi del mancato raggiungimento di risultati di copertura accettabili alcuni sono attribuibili al vaccino – scarse certezze sull’efficacia e, in misura minore, sulla sicurezza - che hanno sicuramente rallentato l’opera di promozione della vaccinazione da parte dei medici, ed altri sono invece di tipo logistico organizzativo, tra cui sicuramente la necessità di una rivaccinazione quinquennale, in assenza di un archivio elettronico delle vaccinazioni. La morbosità e la mortalità attribuibili negli adulti a Sp sono rimaste sostanzialmente invariate nelle ultime decadi, malgrado la disponibilità del vaccino PPV23, le nuove opzioni dell’antibioticoterapia ed i miglioramenti nella critical care. Focalizzando l’attenzione sulle patologie respiratorie è confermato che la maggioranza degli stipiti più pericolosi, perché multi resistenti, appartiene a sierotipi presenti nel vaccino tredicivalente coniugato, in particolare 1, 3 e 19A. Importante ricordare, nell’ambito di un programma di vaccinazione, l’importanza dell’implementazione di progetti di sorveglianza, sicuramente favoriti dai progressi dei metodi diagnostici, volti a monitorare l’impatto sulla popolazione e l’eventuale emergenza di nuovi sierotipi.
2011
57
489
510
Bonanni P
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