Se analizziamo le statistiche sulla scuola italiana (ad esempio: le iscrizioni ai vari livelli e gradi scolastici; i risultati scolastici di studenti e studentesse) possiamo - erroneamente - pensare che la nostra scuola sia uno dei pochi luoghi all'interno della società italiana in cui la parità tra uomini e donne viene effettivamente esercitata e non esistono discriminazioni basate sul genere di appartenenza. Le donne, nel duplice ruolo di studentesse e di insegnanti, hanno ormai da qualche decennio pieno accesso e diritto di cittadinanza all'interno delle mura scolastiche. Non solo. Le studentesse risultano essere "più brave" a scuola dei loro coetanei maschi: si diplomano e si laureano con voti mediamente superiori, terminano i cicli scolastici in tempi più brevi perché i loro tassi di abbandono e di ripetenza sono inferiori rispetto a quelli dei ragazzi. In sostanza a scuola le ragazze assumono un ruolo da "vincenti" e maturano legittimamente la convinzione che il loro impegno viene riconosciuto, la costanza ricompensata, il merito premiato. Terminato il percorso formativo si imbattono in una realtà ben diversa. Il mondo del lavoro non è per loro così accogliente, e non è affatto equo: spesso le penalizza per ragioni (vedi lo "spettro" della maternità) che prescindono dalle loro reali competenze. Si può ragionevolmente affermare che, ad oggi, il successo scolastico non si traduce in un successo professionale: la riuscita scolastica non garantisce alle studentesse pari opportunità di progettare il proprio futuro. Nel saggio si avanza la tesi secondo cui l’accesso all’istruzione da parte delle ragazze è un requisito necessario ma non sufficiente per la realizzazione di un’effettiva parità tra uomo e donna nella vita politica e civile.

Verso la parità di genere? Le contraddizioni della scuola italiana / Biemmi, Irene. - In: LI.B.E.R. LIBRI PER BAMBINI E RAGAZZI. - ISSN 1120-4095. - STAMPA. - (2012), pp. 39-41.

Verso la parità di genere? Le contraddizioni della scuola italiana

Biemmi Irene
2012

Abstract

Se analizziamo le statistiche sulla scuola italiana (ad esempio: le iscrizioni ai vari livelli e gradi scolastici; i risultati scolastici di studenti e studentesse) possiamo - erroneamente - pensare che la nostra scuola sia uno dei pochi luoghi all'interno della società italiana in cui la parità tra uomini e donne viene effettivamente esercitata e non esistono discriminazioni basate sul genere di appartenenza. Le donne, nel duplice ruolo di studentesse e di insegnanti, hanno ormai da qualche decennio pieno accesso e diritto di cittadinanza all'interno delle mura scolastiche. Non solo. Le studentesse risultano essere "più brave" a scuola dei loro coetanei maschi: si diplomano e si laureano con voti mediamente superiori, terminano i cicli scolastici in tempi più brevi perché i loro tassi di abbandono e di ripetenza sono inferiori rispetto a quelli dei ragazzi. In sostanza a scuola le ragazze assumono un ruolo da "vincenti" e maturano legittimamente la convinzione che il loro impegno viene riconosciuto, la costanza ricompensata, il merito premiato. Terminato il percorso formativo si imbattono in una realtà ben diversa. Il mondo del lavoro non è per loro così accogliente, e non è affatto equo: spesso le penalizza per ragioni (vedi lo "spettro" della maternità) che prescindono dalle loro reali competenze. Si può ragionevolmente affermare che, ad oggi, il successo scolastico non si traduce in un successo professionale: la riuscita scolastica non garantisce alle studentesse pari opportunità di progettare il proprio futuro. Nel saggio si avanza la tesi secondo cui l’accesso all’istruzione da parte delle ragazze è un requisito necessario ma non sufficiente per la realizzazione di un’effettiva parità tra uomo e donna nella vita politica e civile.
2012
39
41
Biemmi, Irene
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