L'interesse per l’impiego della calce tradizionale nei moderni cantieri edilizi sta crescendo per le qualità ecologiche e di sostenibilità che questo materiale garantisce, ma notevoli ostacoli restano sia perché si sono andate perdendo le maestranze capaci di utilizzare questo materiale sia perché i costi di applicazione sono maggiori (tempi per la preparazione degli impasti, tempi di presa ecc.). Questi impedimenti sono invece stati da alcuni anni superati nel settore del restauro degli edifici di interesse storico artistico, dove la qualità delle operazioni di restauro viene in linea di principio garantita. In questo contributo vengono illustrati i criteri seguiti nella scelta delle materie prime per il confezionamento di malte utilizzate nel restauro di alcuni edifici storici di alcune città toscane quali il Palazzo Pubblico di Siena e il Palazzo dei Priori di Volterra. Nell'affrontare questi interventi è stato sempre seguito il principio di confezionare le malte direttamente in cantiere per la funzione cui erano destinate; ciò in base alle analisi dei supporti antichi presenti (malte, cortine in laterizio e pietra) e dopo la verifica della compatibilità funzionale ed estetica dei nuovi materiali escludendo sin dal principio prodotti premiscelati. Le materie prime (calce, aggregato, aggiunte, additivi) sono state selezionate nell' ambito della produzione attuale, in base alle caratteristiche che avevano quelle utilizzate nell'edificio scegliendo i materiali più prossimi all'area geografica di pertinenza. Storicamente a Siena la calce è stata prodotta sia con pietra calcarea di cava, proveniente dagli affioramenti di Pietra Alberese dei monti del Chianti sia utilizzando i ciottoli calcarei di Pietra Alberese, calcari triassici (Calcare cavernoso), marmi presenti nei livelli conglomeratici dei depositi marini pliocenici che costituiscono il substrato della città. Per le fabbriche più importanti l’approvvigionamento avveniva in cava, mentre i ciottoli erano utilizzati per l’edilizia civile privata. L’aggregato era perlopiù prelevato nel letto dei piccoli corsi d’acqua che drenavano la città, avendo cosi la garanzia che le sabbie fossero lavate dalle particelle argillose che invece caratterizzano il deposito sabbioso pliocenico. Nel Palazzo Pubblico è stata utilizzata come pietra da calce la Pietra Alberese, come anche evidenziato dai relitti di cottura rinvenuti nelle malte, capace di fornire calci leggermente idrauliche. L’intervento di restauro ha interessato il rivestimento ad intonaco di colore rosato che nei timpani delle trifore del secondo ordine era quasi completamente assente, mentre nei timpani delle trifore del primo ordine dell’Ala dei Nove presentava estese mancanze. Sono state realizzate quindi diverse tipologie di malta: una per le integrazioni dell'intonaco e per le stuccature utilizzando grassello, polvere di mattone, pozzolana e polvere di calcari neri in rapporto L/A 1:2,5, una per velare le stuccature, costituita da latte parzialmente scremato, grassello di calce, terre superventilate diluite in acqua e Primal AC 33. La scialbatura finale di tutti i timpani delle trifore è stata realizzata con una prima stesura a pennello di una miscela di grassello di calce (1p.), terre superventilate (colori Maimeri: Siena nat., Siena br., ombra nat., nero, rosso inglese e ossido di cromo) diluite in acqua (1 p.), pozzolana in polvere fine e resina acrilica Primal AC 33. Una seconda mano consistita in un’emulsione acquosa composta da terre superventilate di colore scuro (nero) con una piccola percentuale di resina acrilica è stata applicata a spruzzo. Infine una terza applicazione di una miscela di colore in accordo cromatico con l’intonaco del rosone, composta da terre ventilate e grassello con aggiunta di Primal, è stata applicata mediante pennellessa di setola. Le mancanze nei giunti di malta di allettamento sono state integrate con una malta di grassello, sabbia silicatica e polvere di tufo in rapporto L/A 1:3 che è stata anche utilizzata per riempire i fori praticati per effettuare il consolidamento strutturale. Volterra, come Siena, è stata costruita su un poggio di sabbie plioceniche che però qui sono più cementate ed hanno anche fornito il materiale da costruzione della cittadina, la cosiddetta panchina. Per la pietra da calce, le rocce carbonatiche più vicine erano il "tufo travertinoso" di Pignano e piccoli affioramenti di calcari fossiliferi pliocenici. Per l’aggregato, come a Siena, ci si approvvigionava nel letto di piccoli corsi d'acqua. L’intervento di restauro del Palazzo dei Priori ha interessato il rivestimento ad intonaco della facciata posteriore. L’intonaco è stato steso in tre strati; un primo strato ad arriccio costituito da un impasto di calce idraulica naturale (NHL), 1/2 p. cocciopesto giallo, 2 p. sabbia del fiume Cecina. Un secondo ed un terzo strato di composizione analoga costituiti da calce idraulica naturale, 1 p. cocciopesto, 2p. sabbia del fiume Cecina. La superficie è stata quindi spugnata per mettere in evidenza i granuli di aggregato e togliere la calce superficiale. La fase finale è consistita in una velinatura a base di acqua di calce, Acril 33 e terre naturali eseguita ad asciugatura completa dell’intonaco. L’uso di prodotti di sintesi sempre in piccole percentuali, è stato giustificato da situazioni ambientali, fattori climatici ed esigenze di rapida presa.

Le calci tradizionali in alcuni interventi di restauro di edifici storici in Toscana / M. Bacci; E. Cantisani; F. Fratini; E. Pecchioni. - STAMPA. - (2010), pp. 1-1. (Intervento presentato al convegno III Convegno Nazionale Forum Italiano CalceItaliano tenutosi a Lecce nel 2-3 Dicembre 2010).

Le calci tradizionali in alcuni interventi di restauro di edifici storici in Toscana

PECCHIONI, ELENA
2010

Abstract

L'interesse per l’impiego della calce tradizionale nei moderni cantieri edilizi sta crescendo per le qualità ecologiche e di sostenibilità che questo materiale garantisce, ma notevoli ostacoli restano sia perché si sono andate perdendo le maestranze capaci di utilizzare questo materiale sia perché i costi di applicazione sono maggiori (tempi per la preparazione degli impasti, tempi di presa ecc.). Questi impedimenti sono invece stati da alcuni anni superati nel settore del restauro degli edifici di interesse storico artistico, dove la qualità delle operazioni di restauro viene in linea di principio garantita. In questo contributo vengono illustrati i criteri seguiti nella scelta delle materie prime per il confezionamento di malte utilizzate nel restauro di alcuni edifici storici di alcune città toscane quali il Palazzo Pubblico di Siena e il Palazzo dei Priori di Volterra. Nell'affrontare questi interventi è stato sempre seguito il principio di confezionare le malte direttamente in cantiere per la funzione cui erano destinate; ciò in base alle analisi dei supporti antichi presenti (malte, cortine in laterizio e pietra) e dopo la verifica della compatibilità funzionale ed estetica dei nuovi materiali escludendo sin dal principio prodotti premiscelati. Le materie prime (calce, aggregato, aggiunte, additivi) sono state selezionate nell' ambito della produzione attuale, in base alle caratteristiche che avevano quelle utilizzate nell'edificio scegliendo i materiali più prossimi all'area geografica di pertinenza. Storicamente a Siena la calce è stata prodotta sia con pietra calcarea di cava, proveniente dagli affioramenti di Pietra Alberese dei monti del Chianti sia utilizzando i ciottoli calcarei di Pietra Alberese, calcari triassici (Calcare cavernoso), marmi presenti nei livelli conglomeratici dei depositi marini pliocenici che costituiscono il substrato della città. Per le fabbriche più importanti l’approvvigionamento avveniva in cava, mentre i ciottoli erano utilizzati per l’edilizia civile privata. L’aggregato era perlopiù prelevato nel letto dei piccoli corsi d’acqua che drenavano la città, avendo cosi la garanzia che le sabbie fossero lavate dalle particelle argillose che invece caratterizzano il deposito sabbioso pliocenico. Nel Palazzo Pubblico è stata utilizzata come pietra da calce la Pietra Alberese, come anche evidenziato dai relitti di cottura rinvenuti nelle malte, capace di fornire calci leggermente idrauliche. L’intervento di restauro ha interessato il rivestimento ad intonaco di colore rosato che nei timpani delle trifore del secondo ordine era quasi completamente assente, mentre nei timpani delle trifore del primo ordine dell’Ala dei Nove presentava estese mancanze. Sono state realizzate quindi diverse tipologie di malta: una per le integrazioni dell'intonaco e per le stuccature utilizzando grassello, polvere di mattone, pozzolana e polvere di calcari neri in rapporto L/A 1:2,5, una per velare le stuccature, costituita da latte parzialmente scremato, grassello di calce, terre superventilate diluite in acqua e Primal AC 33. La scialbatura finale di tutti i timpani delle trifore è stata realizzata con una prima stesura a pennello di una miscela di grassello di calce (1p.), terre superventilate (colori Maimeri: Siena nat., Siena br., ombra nat., nero, rosso inglese e ossido di cromo) diluite in acqua (1 p.), pozzolana in polvere fine e resina acrilica Primal AC 33. Una seconda mano consistita in un’emulsione acquosa composta da terre superventilate di colore scuro (nero) con una piccola percentuale di resina acrilica è stata applicata a spruzzo. Infine una terza applicazione di una miscela di colore in accordo cromatico con l’intonaco del rosone, composta da terre ventilate e grassello con aggiunta di Primal, è stata applicata mediante pennellessa di setola. Le mancanze nei giunti di malta di allettamento sono state integrate con una malta di grassello, sabbia silicatica e polvere di tufo in rapporto L/A 1:3 che è stata anche utilizzata per riempire i fori praticati per effettuare il consolidamento strutturale. Volterra, come Siena, è stata costruita su un poggio di sabbie plioceniche che però qui sono più cementate ed hanno anche fornito il materiale da costruzione della cittadina, la cosiddetta panchina. Per la pietra da calce, le rocce carbonatiche più vicine erano il "tufo travertinoso" di Pignano e piccoli affioramenti di calcari fossiliferi pliocenici. Per l’aggregato, come a Siena, ci si approvvigionava nel letto di piccoli corsi d'acqua. L’intervento di restauro del Palazzo dei Priori ha interessato il rivestimento ad intonaco della facciata posteriore. L’intonaco è stato steso in tre strati; un primo strato ad arriccio costituito da un impasto di calce idraulica naturale (NHL), 1/2 p. cocciopesto giallo, 2 p. sabbia del fiume Cecina. Un secondo ed un terzo strato di composizione analoga costituiti da calce idraulica naturale, 1 p. cocciopesto, 2p. sabbia del fiume Cecina. La superficie è stata quindi spugnata per mettere in evidenza i granuli di aggregato e togliere la calce superficiale. La fase finale è consistita in una velinatura a base di acqua di calce, Acril 33 e terre naturali eseguita ad asciugatura completa dell’intonaco. L’uso di prodotti di sintesi sempre in piccole percentuali, è stato giustificato da situazioni ambientali, fattori climatici ed esigenze di rapida presa.
2010
Calce: archeologia della produzione, attualità dell'impiego
III Convegno Nazionale Forum Italiano CalceItaliano
Lecce
M. Bacci; E. Cantisani; F. Fratini; E. Pecchioni
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