I depositi vulcanici della Toscana meridionale hanno offerto in epoca etrusca materiale idoneo allo scavo di imponenti vie cave: queste sono rappresentate da sentieri di trincea larghi dai 2 a i 3 metri profondi anche 15 cm che si mostrano al visitatore sottoa spetti variopinti, per la presenza di vari litotipi affioranti e per la grande varietà di muschi e vegetazione che ne ricoprono le pareti. In questo lavoro si è voluto prendere in esame le particolari condizioni di instabilità delle Vie Cave e lo studio dello stato di conservazione dei tre siti archeologici collocati al loro interno tra gli abitati di Pitigliano, Sorano, Sovana. Il tracciato delle Vie Cave è segnato da tombe ed iscrizioni etrusche e testimonia l'abilità diq uesto popolo nello sfruttare le caratteristiche naturali del territorio per facilitare lo scavo, creando un percorso sinuoso che smorza l'acclività delle pareti scoscese dei ripiani tufacei. L amorfologia di queste opere lascia spazio a numerosi interrogativi sul perchè fossero state scavate così in profondità e sul perchè il loro tragitto si congiungesse il più delle volte alle necropoli. Molti perciò le hanno considerate dei percorsi sacri, più che vie di comunicazione, questo anche per la tradizione di caratteristiche lavorazioni rupestri operate dagli etruschi proprio in questa zona della Valle del Fiora. All'interno delle Vie Cave è possibile riconoscere depositi piroclastici diversi per colore saldatura caratteristiche delle pomici dei litici dei cristalli e della gradazione dei clasti . In questo modo percorrendo una Via Cava si compie un itinerario attraverso la storia geologica del Complesso Vulcanico di Latera, situato nella parte occidentale del distretto Vulsino. L’attività vulcanica di questa zona, portò alla costruzione di enormi banconi, pianeggianti alla sommità ma irregolari alla base. Questi ripiani di colore rossastro e spogli di vegetazione, appaiono oggi incisi da valli dalle pareti precipitose e attraversati da fessure verticali e da litoclasi formatesi per contrazione della massa nel corso del raffreddamento. Le fessure delle pareti, attaccate e ampliate dagli agenti esterni, si sono progressivamente trasformarte in solchi verticali e in abbozzi di canaloni; furono queste le vie di attacco scelte dagli antichi abitanti della regione per risolvere il grave problema di superare le precipitose pareti con strade sicure che conducessero alla sommità dei ripiani tabulari (LOSACCO U., 1969). Anche in epoca recente, prima della costruzione delle strade, queste opere rupestri sono state utilizzate come vie di comunicazione e il fondo scavato dagli zoccoli dei muli ne è la prova. Ora rimangono come testimonianza dell’antico popolo etrusco e della loro cultura e necessitano di un’adeguata manutenzione, in modo che possano essere preservate e conservate. In alcuni casi le Vie Cave infatti presentano un avanzato stato di degrado caratterizzato da una fratturazione verticale persistente che provoca il formarsi di blocchi colonnari soggetti a fenomeni di ribaltamento, mentre dalla sommità le radici degli alberi esercitano la loro azione meccanica provocando il distaccamento di grossi massi, unitamente a scivolamenti di terra che spesso vanno ad ostruire il fondo della via. La superficie delle pareti è ricoperta in molte zone da patine biologiche (muschi e licheni) che mantengono il materiale per molto tempo umido, favorendone i processi di alterazione. Dove le patine biologiche sono assenti si instaura un’alterazione differenziale che colpisce in particolare le pomici dei depositi ignimbritici e i livelli cineritici meno saldati. In particolare questo lavoro si compone di due parti: - la prima comprende un rilevamento geologico tecnico all’interno di 14 vie cave. Tramite il lavoro di campagna sono state stimate le proprietà meccaniche delle discontinuità e della roccia intatta, utile per l’applicazione dei principali sistemi di classificazione geomeccanica e per un’analisi di stabità.; - la seconda parte, comprende uno studio di petrografia applicata relativo allo stato di degrado e conservazione su tre siti situati lungo il percorso di queste vie: il masso di S. Giuseppe, la Fonte dell’Olmo a Pitigliano e la Tomba della Sirena nel Parco archeologico di Sovana.. Lo scopo finale è stato quello di cercare di comprendere le fenomenologie alterative e i relativi processi che le hanno indotte, fornendo, unitamente all’analisi di stabilità, un quadro di approccio al bene culturale nell’ambito di un intervento conservativo.

Instabilità e degrado: il caso elle Vie Cave di Pitigliano, Sorano e Sovana / P. Canuti; N. Casagli; C. Manganelli Del Fà; E. Pecchioni; E. Pellegrini. - STAMPA. - (2001), pp. 477-478. (Intervento presentato al convegno III Forum Italiano di Scienze della Terra Geoitalia tenutosi a Chieti nel 5-8 Settembre 2001).

Instabilità e degrado: il caso elle Vie Cave di Pitigliano, Sorano e Sovana

CASAGLI, NICOLA;PECCHIONI, ELENA;
2001

Abstract

I depositi vulcanici della Toscana meridionale hanno offerto in epoca etrusca materiale idoneo allo scavo di imponenti vie cave: queste sono rappresentate da sentieri di trincea larghi dai 2 a i 3 metri profondi anche 15 cm che si mostrano al visitatore sottoa spetti variopinti, per la presenza di vari litotipi affioranti e per la grande varietà di muschi e vegetazione che ne ricoprono le pareti. In questo lavoro si è voluto prendere in esame le particolari condizioni di instabilità delle Vie Cave e lo studio dello stato di conservazione dei tre siti archeologici collocati al loro interno tra gli abitati di Pitigliano, Sorano, Sovana. Il tracciato delle Vie Cave è segnato da tombe ed iscrizioni etrusche e testimonia l'abilità diq uesto popolo nello sfruttare le caratteristiche naturali del territorio per facilitare lo scavo, creando un percorso sinuoso che smorza l'acclività delle pareti scoscese dei ripiani tufacei. L amorfologia di queste opere lascia spazio a numerosi interrogativi sul perchè fossero state scavate così in profondità e sul perchè il loro tragitto si congiungesse il più delle volte alle necropoli. Molti perciò le hanno considerate dei percorsi sacri, più che vie di comunicazione, questo anche per la tradizione di caratteristiche lavorazioni rupestri operate dagli etruschi proprio in questa zona della Valle del Fiora. All'interno delle Vie Cave è possibile riconoscere depositi piroclastici diversi per colore saldatura caratteristiche delle pomici dei litici dei cristalli e della gradazione dei clasti . In questo modo percorrendo una Via Cava si compie un itinerario attraverso la storia geologica del Complesso Vulcanico di Latera, situato nella parte occidentale del distretto Vulsino. L’attività vulcanica di questa zona, portò alla costruzione di enormi banconi, pianeggianti alla sommità ma irregolari alla base. Questi ripiani di colore rossastro e spogli di vegetazione, appaiono oggi incisi da valli dalle pareti precipitose e attraversati da fessure verticali e da litoclasi formatesi per contrazione della massa nel corso del raffreddamento. Le fessure delle pareti, attaccate e ampliate dagli agenti esterni, si sono progressivamente trasformarte in solchi verticali e in abbozzi di canaloni; furono queste le vie di attacco scelte dagli antichi abitanti della regione per risolvere il grave problema di superare le precipitose pareti con strade sicure che conducessero alla sommità dei ripiani tabulari (LOSACCO U., 1969). Anche in epoca recente, prima della costruzione delle strade, queste opere rupestri sono state utilizzate come vie di comunicazione e il fondo scavato dagli zoccoli dei muli ne è la prova. Ora rimangono come testimonianza dell’antico popolo etrusco e della loro cultura e necessitano di un’adeguata manutenzione, in modo che possano essere preservate e conservate. In alcuni casi le Vie Cave infatti presentano un avanzato stato di degrado caratterizzato da una fratturazione verticale persistente che provoca il formarsi di blocchi colonnari soggetti a fenomeni di ribaltamento, mentre dalla sommità le radici degli alberi esercitano la loro azione meccanica provocando il distaccamento di grossi massi, unitamente a scivolamenti di terra che spesso vanno ad ostruire il fondo della via. La superficie delle pareti è ricoperta in molte zone da patine biologiche (muschi e licheni) che mantengono il materiale per molto tempo umido, favorendone i processi di alterazione. Dove le patine biologiche sono assenti si instaura un’alterazione differenziale che colpisce in particolare le pomici dei depositi ignimbritici e i livelli cineritici meno saldati. In particolare questo lavoro si compone di due parti: - la prima comprende un rilevamento geologico tecnico all’interno di 14 vie cave. Tramite il lavoro di campagna sono state stimate le proprietà meccaniche delle discontinuità e della roccia intatta, utile per l’applicazione dei principali sistemi di classificazione geomeccanica e per un’analisi di stabità.; - la seconda parte, comprende uno studio di petrografia applicata relativo allo stato di degrado e conservazione su tre siti situati lungo il percorso di queste vie: il masso di S. Giuseppe, la Fonte dell’Olmo a Pitigliano e la Tomba della Sirena nel Parco archeologico di Sovana.. Lo scopo finale è stato quello di cercare di comprendere le fenomenologie alterative e i relativi processi che le hanno indotte, fornendo, unitamente all’analisi di stabilità, un quadro di approccio al bene culturale nell’ambito di un intervento conservativo.
2001
III Forum Italiano di Scienze della Terra Geoitalia
III Forum Italiano di Scienze della Terra Geoitalia
Chieti
P. Canuti; N. Casagli; C. Manganelli Del Fà; E. Pecchioni; E. Pellegrini
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