Il testo riflette sulle molteplici potenzialità dell’agricoltura come produttrice di paesaggio. L’idea che l’agricoltura sia oggi l’agente primario nella costruzione estetica del paesaggio contemporaneo è una tematica a me cara che devo in particolare all’incontro con Pierre Donadieu, uno fra i primi autori a pensare in termini innovativi al ruolo degli agricoltori nel rispondere al bisogno paesaggistico della società contemporanea. E’ attualmente maturata in più settori disciplinari una nuova consapevolezza del valore complessivo dell’agricoltura nell’attivare sviluppo locale, così come del suo ruolo rilevante per la sostenibilità ambientale e per la tutela del patrimonio rurale. Sebbene vi sia questa attenzione, la presenza e l’efficacia dell’azione di governo del territorio risulta ancora assai ridotta. Tradizionalmente l’agricoltura produceva alimenti, gestiva le risorse naturali e garantiva qualità estetica. Oggi si è creato un bipolarismo che contrappone il paesaggio, inteso come qualità estetica, al territorio agricolo, inteso come luogo della semplice produzione. Questa contrapposizione nega il valore ultimo del paesaggio che sta nell’essere elemento di mediazione fra materialità del territorio e sua rappresentazione sociale. Che dire infatti della recente estetizzazione del deserto, del paesaggio improduttivo e sterile, di quei luoghi dell’assenza della produzione come i paesaggi rocciosi, gli incolti come le crete senesi, che fino a pochi anni orsono erano considerati brutti e una vera sciagura per i proprietari? In conseguenza anche della forte crisi economica che coinvolge quasi tutto il mondo industrializzato, è ormai presente in molti contesti una ripresa qualitativa delle attività agricole, una ricontadinizzazione molecolare che si attesta sia nelle aree urbane e periurbane sia in quelle rurali e che produce la necessità di nuove chiavi di lettura dello stesso fenomeno urbano. Da queste pratiche risuona una richiesta di attenzione ai contesti del fare agricoltura, divenuti a tutti gli effetti un bene comune, uno spazio pubblico di scala vasta che svolge molteplici funzioni. La transizione da una campagna fatta per produrre e a una campagna fatta per abitare e produrre assieme rappresenta, sempre per Donadieu, una delle questioni principali del XXI secolo. Proprio in questa fase di transizione e di crisi, che apre a un nuovo protagonismo del mondo rurale, è centrale affermare il ruolo della qualità estetica del paesaggio, del decoro, della bellezza, dell’incanto che per lungo tempo sono stati incorporati nella produzione ordinaria dell’agricoltura e hanno qualificato il quadro di vita della popolazione. Su questi temi il 15 dicembre del 2010 si è svolto un seminario di studi nella sede di Empoli dei corsi di laurea triennale in Pianificazione della città del territorio e del paesaggio e specialistica in Pianificazione e progettazione della città e del territorio dal titolo Agricoltura paesaggistica. Scenari ed opportunità, al quale hanno partecipato studiosi, professionisti, agricoltori, ambientalisti, che da prospettive diverse hanno cercato di fornire risposte a queste spinose domande. L’attuale testo è il frutto della rielaborazione delle relazioni presentate al seminario. Il libro raccoglie saggi teorici, esperienze e casi studio e si configura come un dialogo fra esperti di più discipline. Le interpretazioni, talvolta distanti com’è giusto che sia all’interno di una comunità critica e riflessiva, sono tutte accomunate dal riconoscimento della necessità di un’agricoltura paesaggistica ecologica, multiproduttiva e multifunzionale. Il testo è organizzato in tre parti. Nella prima, Visioni di un’agricoltura paesaggistica fra passato e futuro, Alberto Magnaghi, Matteo Massarelli e Giusppe Pandolfi delineano un percorso di senso e di pratiche che aiuta a comprendere il ruolo attuale e storico dell’agricoltura paesaggistica nella società. Nella seconda parte, Strumenti di governo per un’agricoltura paesaggistica, Paolo Baldeschi, Gianluca Brunori, Paolo Zappavigna, David Fanfani ci consegnano un quadro di strumenti operativi di pianificazione rurale, urbanistica e paesaggistica in uso o che potenzialmente potrebbero essere utilizzati per governare la complessità dei fattori che compongono il quadro di un’agricoltura in transizione verso un orizzonte paesaggistico. Infine nella terza parte, Esperienze e casi studio nel campo dell’agricoltura paesaggistica, Maria Rita Gisotti, Adalgisa Rubino, Varo Bucciantini, Paolo Socci, Bianca Maria Torquati e Giulia Giacchè illustrano alcune esperienze e casi studio rilevanti nazionali e internazionali da cui poter trarre indicazioni per la messa a punto di strumenti operativi. L’intenzione che attraversa tutti i testi è quella di comporre un volume utile per la riflessione e la pratica nei vari settori implicati nella pianificazione e progettazione del paesaggio - da quello universitario a quello politico, tecnico, professionale o amministrativo. Il paesaggio rappresenta in questi scritti un’opportunità per produrre un contesto in cui sia piacevole vivere, con un approccio lontano dalla deriva estetizzante di un malinteso immaginario “pittoresco” fatto da paesaggi fittizi, ma attento piuttosto a un’estetica di tipo contestuale, che nasce entro e dal mondo rurale.

Agricoltura paesaggistica. Visioni, metodi, esperienze / D. Poli. - STAMPA. - (2013), pp. I-294.

Agricoltura paesaggistica. Visioni, metodi, esperienze

POLI, DANIELA
2013

Abstract

Il testo riflette sulle molteplici potenzialità dell’agricoltura come produttrice di paesaggio. L’idea che l’agricoltura sia oggi l’agente primario nella costruzione estetica del paesaggio contemporaneo è una tematica a me cara che devo in particolare all’incontro con Pierre Donadieu, uno fra i primi autori a pensare in termini innovativi al ruolo degli agricoltori nel rispondere al bisogno paesaggistico della società contemporanea. E’ attualmente maturata in più settori disciplinari una nuova consapevolezza del valore complessivo dell’agricoltura nell’attivare sviluppo locale, così come del suo ruolo rilevante per la sostenibilità ambientale e per la tutela del patrimonio rurale. Sebbene vi sia questa attenzione, la presenza e l’efficacia dell’azione di governo del territorio risulta ancora assai ridotta. Tradizionalmente l’agricoltura produceva alimenti, gestiva le risorse naturali e garantiva qualità estetica. Oggi si è creato un bipolarismo che contrappone il paesaggio, inteso come qualità estetica, al territorio agricolo, inteso come luogo della semplice produzione. Questa contrapposizione nega il valore ultimo del paesaggio che sta nell’essere elemento di mediazione fra materialità del territorio e sua rappresentazione sociale. Che dire infatti della recente estetizzazione del deserto, del paesaggio improduttivo e sterile, di quei luoghi dell’assenza della produzione come i paesaggi rocciosi, gli incolti come le crete senesi, che fino a pochi anni orsono erano considerati brutti e una vera sciagura per i proprietari? In conseguenza anche della forte crisi economica che coinvolge quasi tutto il mondo industrializzato, è ormai presente in molti contesti una ripresa qualitativa delle attività agricole, una ricontadinizzazione molecolare che si attesta sia nelle aree urbane e periurbane sia in quelle rurali e che produce la necessità di nuove chiavi di lettura dello stesso fenomeno urbano. Da queste pratiche risuona una richiesta di attenzione ai contesti del fare agricoltura, divenuti a tutti gli effetti un bene comune, uno spazio pubblico di scala vasta che svolge molteplici funzioni. La transizione da una campagna fatta per produrre e a una campagna fatta per abitare e produrre assieme rappresenta, sempre per Donadieu, una delle questioni principali del XXI secolo. Proprio in questa fase di transizione e di crisi, che apre a un nuovo protagonismo del mondo rurale, è centrale affermare il ruolo della qualità estetica del paesaggio, del decoro, della bellezza, dell’incanto che per lungo tempo sono stati incorporati nella produzione ordinaria dell’agricoltura e hanno qualificato il quadro di vita della popolazione. Su questi temi il 15 dicembre del 2010 si è svolto un seminario di studi nella sede di Empoli dei corsi di laurea triennale in Pianificazione della città del territorio e del paesaggio e specialistica in Pianificazione e progettazione della città e del territorio dal titolo Agricoltura paesaggistica. Scenari ed opportunità, al quale hanno partecipato studiosi, professionisti, agricoltori, ambientalisti, che da prospettive diverse hanno cercato di fornire risposte a queste spinose domande. L’attuale testo è il frutto della rielaborazione delle relazioni presentate al seminario. Il libro raccoglie saggi teorici, esperienze e casi studio e si configura come un dialogo fra esperti di più discipline. Le interpretazioni, talvolta distanti com’è giusto che sia all’interno di una comunità critica e riflessiva, sono tutte accomunate dal riconoscimento della necessità di un’agricoltura paesaggistica ecologica, multiproduttiva e multifunzionale. Il testo è organizzato in tre parti. Nella prima, Visioni di un’agricoltura paesaggistica fra passato e futuro, Alberto Magnaghi, Matteo Massarelli e Giusppe Pandolfi delineano un percorso di senso e di pratiche che aiuta a comprendere il ruolo attuale e storico dell’agricoltura paesaggistica nella società. Nella seconda parte, Strumenti di governo per un’agricoltura paesaggistica, Paolo Baldeschi, Gianluca Brunori, Paolo Zappavigna, David Fanfani ci consegnano un quadro di strumenti operativi di pianificazione rurale, urbanistica e paesaggistica in uso o che potenzialmente potrebbero essere utilizzati per governare la complessità dei fattori che compongono il quadro di un’agricoltura in transizione verso un orizzonte paesaggistico. Infine nella terza parte, Esperienze e casi studio nel campo dell’agricoltura paesaggistica, Maria Rita Gisotti, Adalgisa Rubino, Varo Bucciantini, Paolo Socci, Bianca Maria Torquati e Giulia Giacchè illustrano alcune esperienze e casi studio rilevanti nazionali e internazionali da cui poter trarre indicazioni per la messa a punto di strumenti operativi. L’intenzione che attraversa tutti i testi è quella di comporre un volume utile per la riflessione e la pratica nei vari settori implicati nella pianificazione e progettazione del paesaggio - da quello universitario a quello politico, tecnico, professionale o amministrativo. Il paesaggio rappresenta in questi scritti un’opportunità per produrre un contesto in cui sia piacevole vivere, con un approccio lontano dalla deriva estetizzante di un malinteso immaginario “pittoresco” fatto da paesaggi fittizi, ma attento piuttosto a un’estetica di tipo contestuale, che nasce entro e dal mondo rurale.
2013
9788866554363
9788866554370
D. Poli
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