Eternamente avvinto alla natura stessa del rito, il tema della preclusione è tornato oggi al centro del dibattito scientifico – al cui fascino non resistono neppure i processualcivilisti, i penalisti ed i costituzionalisti – in ragione dei ripetuti tentativi giurisprudenziali che, talora riprendendo spunti tratti da studi risalenti e prestigiosi, mirano a farne un criterio esegetico idoneo ad assicurare la ragionevole durata del processo. La questione si intreccia con una molteplicità di tematiche scottanti nelle quali si percepisce il costante ed instabile bilanciamento tra efficienza del rito e garanzie individuali, colto nelle trame delle numerose pronunce attentamente esaminate nelle più recondite sfaccettature. Il volume analizza, ad esempio, l’ubi consistam della categoria dell’abuso del processo e, in particolare, l’idoneità della stessa a costituire un criterio di soluzione del caso concreto. Lo studio si sofferma, poi, sugli equilibri tra iniziativa di parte e poteri giudiziali in materia probatoria alla luce del principio dispositivo attenuato. Particolare attenzione è dedicata al problema della stabilità del giudicato, oggi aggredito su più fronti a partire dagli evanescenti tratti della revisione europea, fino ad arrivare alle spinose problematiche connesse agli effetti della retroattività della legge o, addirittura, dell’interpretazione più favorevole, che vedono impegnate simultaneamente la Corte di Strasburgo, le Sezioni unite e la Consulta. Si approfondisce, infine, l’insoluto dilemma delle vicende de libertate, in cui la preclusione segna i confini dell’incidentalità e traccia la nozione classica di giudicato e quella più moderna di “giudicando” cautelare. Sullo sfondo, si delinea progressivamente l’enigmatico volto della giurisprudenza, costantemente impegnata nella composizione di uno sfaccettato – ed intrigante – sistema multilivello di fonti in cui la tutela dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Convenzione europea e dalla Costituzione svolge (o dovrebbe svolgere) un ruolo determinante, anche se discusso, nella creazione della norma nel caso concreto e dunque di vera e propria produzione del diritto. Presentazione del volume di Paolo Tonini.
La preclusione nel processo penale / Carlotta Conti. - STAMPA. - (2013), pp. 1-444.
La preclusione nel processo penale
CONTI, CARLOTTA
2013
Abstract
Eternamente avvinto alla natura stessa del rito, il tema della preclusione è tornato oggi al centro del dibattito scientifico – al cui fascino non resistono neppure i processualcivilisti, i penalisti ed i costituzionalisti – in ragione dei ripetuti tentativi giurisprudenziali che, talora riprendendo spunti tratti da studi risalenti e prestigiosi, mirano a farne un criterio esegetico idoneo ad assicurare la ragionevole durata del processo. La questione si intreccia con una molteplicità di tematiche scottanti nelle quali si percepisce il costante ed instabile bilanciamento tra efficienza del rito e garanzie individuali, colto nelle trame delle numerose pronunce attentamente esaminate nelle più recondite sfaccettature. Il volume analizza, ad esempio, l’ubi consistam della categoria dell’abuso del processo e, in particolare, l’idoneità della stessa a costituire un criterio di soluzione del caso concreto. Lo studio si sofferma, poi, sugli equilibri tra iniziativa di parte e poteri giudiziali in materia probatoria alla luce del principio dispositivo attenuato. Particolare attenzione è dedicata al problema della stabilità del giudicato, oggi aggredito su più fronti a partire dagli evanescenti tratti della revisione europea, fino ad arrivare alle spinose problematiche connesse agli effetti della retroattività della legge o, addirittura, dell’interpretazione più favorevole, che vedono impegnate simultaneamente la Corte di Strasburgo, le Sezioni unite e la Consulta. Si approfondisce, infine, l’insoluto dilemma delle vicende de libertate, in cui la preclusione segna i confini dell’incidentalità e traccia la nozione classica di giudicato e quella più moderna di “giudicando” cautelare. Sullo sfondo, si delinea progressivamente l’enigmatico volto della giurisprudenza, costantemente impegnata nella composizione di uno sfaccettato – ed intrigante – sistema multilivello di fonti in cui la tutela dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Convenzione europea e dalla Costituzione svolge (o dovrebbe svolgere) un ruolo determinante, anche se discusso, nella creazione della norma nel caso concreto e dunque di vera e propria produzione del diritto. Presentazione del volume di Paolo Tonini.File | Dimensione | Formato | |
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