Il DSM - 5, nell’ambito dei disturbi da sostanze, propone la diagnosi per 10 diverse categorie di sostanze, ivi compreso il tabacco. Il tabacco viene quindi considerato alla stregua di alcol, cannabis, caffeina, allucinogeni, oppioidi, inalanti, e così via. Tale categoria inoltre include il gambling (ludopatia) poiché vi sono evidenze scientifiche che suggeriscono che sia caratterizzato da un’attivazione dei sistemi neuronali della ricompensa in maniera simile a quanto osservato nei disturbi da uso di sostanze. I disturbi dovuti alle sostanze vengono distinti in: disturbi da uso di sostanze e disturbi indotti da sostanze. I primi includono abuso e dipendenza, sebbene con modifiche sostanziali, i secondi includono intossicazione e astinenza da sostanze nonché i disturbi psichiatrici indotti da farmaci. La vera novità è che la distinzione fra abuso e dipendenza è stata eliminata e soppiantata da un continuum di gravità per cui si ha un disturbo lieve in presenza di 2-3 sintomi nell’arco degli ultimi 12 mesi, moderato se i sintomi sono stati 4-5 e grave se si sono manifestati almeno 6 sintomi. Complessivamente, quindi, la soglia diagnostica è stata innalzata in quanto nelle versioni precedenti del DSM la diagnosi di abuso veniva effettuata in presenza di un solo sintomo. Inoltre, finalmente anche il craving è entrato a far parte dei criteri diagnostici fondamentali per formulare la diagnosi di disturbo da uso di sostanze, elemento questo che valorizza il concetto di addiction (intesa come perdita di controllo che si manifesta di fronte all’intenso desiderio di assumere la sostanza) invece che di dipendenza. Infine, il criterio diagnostico che faceva riferimento all’uso della sostanza nonostante si abbiano problemi con la legge è stato eliminato in quanto scarsamente affidabile. Complessivamente, quindi possiamo affermare che con il DSM V il tabacco è stato assimilato alle altre sostanze in quanto capace di determinare la comparsa di un disturbo da uso di sostanza e di disturbi indotti da sostanze. Nello specifico, i criteri diagnostici per effettuare la diagnosi di disturbo da uso di tabacco prevedono un pattern problematico dell’uso di tabacco che determina un distress o un danno significativo dal punto di vista clinico e che sia caratterizzato da almeno 2 sintomi per un periodo di 12 mesi. I sintomi di riferimento sono: • assunzione in quantità o in durata maggiori di quanto previsto; • desiderio persistente o incapacità di cessare; • una grande quantità di tempo viene spesa per procurarsi il tabacco; • presenza di craving; • l’uso di tabacco fa sì che non si riesca a funzionare in modo adeguato sul lavoro, a casa o a scuola; • l’uso del tabacco viene perpetrato nonostante provochi problemi sociali o interpersonali; • importanti attività sociali, lavorative o ricreative sono state cessate o ridotte a causa dell’uso del tabacco; • si ha un utilizzo ricorrente del tabacco in situazioni a rischio; • l’uso del tabacco viene perpetrato nonostante la consapevolezza che stia creando o esacerbando problemi fisici o psicologici; • presenza di tolleranza; • presenza di segni e sintomi astinenziali. In conclusione, il nuovo DSM-V se da un lato ha favorito un frazionamento nosografico della patologia psichiatrica, dall’altro corre il rischio di diventare una sorta di vademecum dello psichiatra moderno con una ipersemplificazione diagnostica e farmacologia, come se fosse solo il paradigma tecnologico a dover guidare la pratica clinica. Infine, come concordiamo con il presidente della Società Italiana di Psichiatria, Claudio Mencacci, che il successo di questo manuale dipenderà “dalla competenza e dal buon senso” degli operatori sanitari che lo utilizzeranno.

Il tabacco nel DSM-5 / Fiammetta Cosci; Vincenzo Zagà. - In: TABACCOLOGIA. - ISSN 1970-1187. - STAMPA. - 1-2:(2014), pp. 7-9.

Il tabacco nel DSM-5

COSCI, FIAMMETTA;
2014

Abstract

Il DSM - 5, nell’ambito dei disturbi da sostanze, propone la diagnosi per 10 diverse categorie di sostanze, ivi compreso il tabacco. Il tabacco viene quindi considerato alla stregua di alcol, cannabis, caffeina, allucinogeni, oppioidi, inalanti, e così via. Tale categoria inoltre include il gambling (ludopatia) poiché vi sono evidenze scientifiche che suggeriscono che sia caratterizzato da un’attivazione dei sistemi neuronali della ricompensa in maniera simile a quanto osservato nei disturbi da uso di sostanze. I disturbi dovuti alle sostanze vengono distinti in: disturbi da uso di sostanze e disturbi indotti da sostanze. I primi includono abuso e dipendenza, sebbene con modifiche sostanziali, i secondi includono intossicazione e astinenza da sostanze nonché i disturbi psichiatrici indotti da farmaci. La vera novità è che la distinzione fra abuso e dipendenza è stata eliminata e soppiantata da un continuum di gravità per cui si ha un disturbo lieve in presenza di 2-3 sintomi nell’arco degli ultimi 12 mesi, moderato se i sintomi sono stati 4-5 e grave se si sono manifestati almeno 6 sintomi. Complessivamente, quindi, la soglia diagnostica è stata innalzata in quanto nelle versioni precedenti del DSM la diagnosi di abuso veniva effettuata in presenza di un solo sintomo. Inoltre, finalmente anche il craving è entrato a far parte dei criteri diagnostici fondamentali per formulare la diagnosi di disturbo da uso di sostanze, elemento questo che valorizza il concetto di addiction (intesa come perdita di controllo che si manifesta di fronte all’intenso desiderio di assumere la sostanza) invece che di dipendenza. Infine, il criterio diagnostico che faceva riferimento all’uso della sostanza nonostante si abbiano problemi con la legge è stato eliminato in quanto scarsamente affidabile. Complessivamente, quindi possiamo affermare che con il DSM V il tabacco è stato assimilato alle altre sostanze in quanto capace di determinare la comparsa di un disturbo da uso di sostanza e di disturbi indotti da sostanze. Nello specifico, i criteri diagnostici per effettuare la diagnosi di disturbo da uso di tabacco prevedono un pattern problematico dell’uso di tabacco che determina un distress o un danno significativo dal punto di vista clinico e che sia caratterizzato da almeno 2 sintomi per un periodo di 12 mesi. I sintomi di riferimento sono: • assunzione in quantità o in durata maggiori di quanto previsto; • desiderio persistente o incapacità di cessare; • una grande quantità di tempo viene spesa per procurarsi il tabacco; • presenza di craving; • l’uso di tabacco fa sì che non si riesca a funzionare in modo adeguato sul lavoro, a casa o a scuola; • l’uso del tabacco viene perpetrato nonostante provochi problemi sociali o interpersonali; • importanti attività sociali, lavorative o ricreative sono state cessate o ridotte a causa dell’uso del tabacco; • si ha un utilizzo ricorrente del tabacco in situazioni a rischio; • l’uso del tabacco viene perpetrato nonostante la consapevolezza che stia creando o esacerbando problemi fisici o psicologici; • presenza di tolleranza; • presenza di segni e sintomi astinenziali. In conclusione, il nuovo DSM-V se da un lato ha favorito un frazionamento nosografico della patologia psichiatrica, dall’altro corre il rischio di diventare una sorta di vademecum dello psichiatra moderno con una ipersemplificazione diagnostica e farmacologia, come se fosse solo il paradigma tecnologico a dover guidare la pratica clinica. Infine, come concordiamo con il presidente della Società Italiana di Psichiatria, Claudio Mencacci, che il successo di questo manuale dipenderà “dalla competenza e dal buon senso” degli operatori sanitari che lo utilizzeranno.
2014
1-2
7
9
Fiammetta Cosci; Vincenzo Zagà
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/920930
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