In genere, i censimenti restituiscono un’immagine della città o del territorio a cui si riferiscono di tipo meramente quantitativo. A questo modello non si sottraggono i censimenti della popolazione che alla metà del Cinquecento riguardano Firenze. Effettuati per stimare il popolamento del ducato nel 1552 e poi nel 1562, nel caso della città capitale enumerano popolo per popolo i nuclei familiari e le comunità che vi hanno la loro residenza, indicando sotto il nome del capofamiglia solo il numero di maschi e di femmine abitanti in ciascuna unità immobiliare, detta “fuoco”. Per le altre città e comunità del contado e del dominio le informazioni sono ancora più succinte, limitatandosi al numero complessivo degli abitanti suddivisi per sesso. Questi documenti, finora studiati solo dal punto di vista statistico e demografico, assumono però un ruolo più interessante se incrociati con altri due censimenti effettuati nel 1561, per scopi di natura fiscale oltre che conoscitiva: il censimento degli immobili (la cosiddetta “Ricerca delle case”) e quello delle attività produttive e commerciali (la “Ricerca delle botteghe”). Stavolta i due censimenti suddividono le informazioni strada per strada, e dalla composizione dei dati contenuti in ognuno di questi documenti è possibile ricostruire un’immagine della città di tipo anche qualitativo, e a scala di grande dettaglio. Per ciascuna delle oltre 9.000 case che costituiscono il patrimonio immobiliare cittadino nella seconda metà del Cinquecento, si possono conoscere i nomi e le professioni dei proprietari e degli affittuari, il numero di abitanti e il loro sesso, la presenza e il tipo di botteghe o di laboratori, l’uso al quale sono adibiti, le loro rendite immobiliari, l’eventuale presenza di abitazioni direttamente annesse ai fondi commerciali. A livello cittadino, invece, è possibile ricostruire la struttura della proprietà immobiliare, la localizzazione dei commerci e delle attività produttive, la densità della popolazione e il suo livello sociale zona per zona, il rapporto tra le residenze e i luoghi di lavoro in rapporto alla professione. Un caso ulteriore è costituito da un censimento della città databile attorno al 1525, redatto per ragioni che non ci sono note (“Descrizione dei quattro quartieri”). Oltre alle informazioni oggettive che vi sono contenute (i nomi dei capifamiglia, le loro professioni e il numero dei componenti maschi di ciascun “fuoco”, e ancora i conventi e le chiese, gli edifici privati principali, gli spedali, gli esercizi commerciali più importanti, ecc.) stavolta è interessante anche il modo con cui sono elencate. Invece di procedere con la meticolosa sistematicità che contraddistingue i censimenti del 1561, l’estensore di questo documento suddivide ciascun quartiere della città in aree gravitanti attorno a strade o a piazze; per quest’ultime si enumerano le “bocche”, cioè gli sbocchi delle strade che convergono in esse, descritte secondo la loro provenienza. Ne emerge un’interpretazione della città nella quale alla percezione indifferenziata del tessuto urbano, caratteristica dei censimenti successivi, si contrappone uno schema di relazioni spaziali e funzionali, basato su poli e su assi.

L’immagine della città nei censimenti. Il caso della Firenze cinquecentesca / G. Belli. - ELETTRONICO. - (2014), pp. 1445-1455. (Intervento presentato al convegno VisibileInvisibile. Percepire la città tra descrizioni e omissioni tenutosi a Catania nel 12-14 settembre 2013).

L’immagine della città nei censimenti. Il caso della Firenze cinquecentesca

BELLI, GIANLUCA
2014

Abstract

In genere, i censimenti restituiscono un’immagine della città o del territorio a cui si riferiscono di tipo meramente quantitativo. A questo modello non si sottraggono i censimenti della popolazione che alla metà del Cinquecento riguardano Firenze. Effettuati per stimare il popolamento del ducato nel 1552 e poi nel 1562, nel caso della città capitale enumerano popolo per popolo i nuclei familiari e le comunità che vi hanno la loro residenza, indicando sotto il nome del capofamiglia solo il numero di maschi e di femmine abitanti in ciascuna unità immobiliare, detta “fuoco”. Per le altre città e comunità del contado e del dominio le informazioni sono ancora più succinte, limitatandosi al numero complessivo degli abitanti suddivisi per sesso. Questi documenti, finora studiati solo dal punto di vista statistico e demografico, assumono però un ruolo più interessante se incrociati con altri due censimenti effettuati nel 1561, per scopi di natura fiscale oltre che conoscitiva: il censimento degli immobili (la cosiddetta “Ricerca delle case”) e quello delle attività produttive e commerciali (la “Ricerca delle botteghe”). Stavolta i due censimenti suddividono le informazioni strada per strada, e dalla composizione dei dati contenuti in ognuno di questi documenti è possibile ricostruire un’immagine della città di tipo anche qualitativo, e a scala di grande dettaglio. Per ciascuna delle oltre 9.000 case che costituiscono il patrimonio immobiliare cittadino nella seconda metà del Cinquecento, si possono conoscere i nomi e le professioni dei proprietari e degli affittuari, il numero di abitanti e il loro sesso, la presenza e il tipo di botteghe o di laboratori, l’uso al quale sono adibiti, le loro rendite immobiliari, l’eventuale presenza di abitazioni direttamente annesse ai fondi commerciali. A livello cittadino, invece, è possibile ricostruire la struttura della proprietà immobiliare, la localizzazione dei commerci e delle attività produttive, la densità della popolazione e il suo livello sociale zona per zona, il rapporto tra le residenze e i luoghi di lavoro in rapporto alla professione. Un caso ulteriore è costituito da un censimento della città databile attorno al 1525, redatto per ragioni che non ci sono note (“Descrizione dei quattro quartieri”). Oltre alle informazioni oggettive che vi sono contenute (i nomi dei capifamiglia, le loro professioni e il numero dei componenti maschi di ciascun “fuoco”, e ancora i conventi e le chiese, gli edifici privati principali, gli spedali, gli esercizi commerciali più importanti, ecc.) stavolta è interessante anche il modo con cui sono elencate. Invece di procedere con la meticolosa sistematicità che contraddistingue i censimenti del 1561, l’estensore di questo documento suddivide ciascun quartiere della città in aree gravitanti attorno a strade o a piazze; per quest’ultime si enumerano le “bocche”, cioè gli sbocchi delle strade che convergono in esse, descritte secondo la loro provenienza. Ne emerge un’interpretazione della città nella quale alla percezione indifferenziata del tessuto urbano, caratteristica dei censimenti successivi, si contrappone uno schema di relazioni spaziali e funzionali, basato su poli e su assi.
2014
Visibile Invisibile: percepire la città tra descrizioni e omissioni
VisibileInvisibile. Percepire la città tra descrizioni e omissioni
Catania
12-14 settembre 2013
G. Belli
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