Richiedi una copia del documento: Una recente revisione della Letteratura (Mutter J. Is dental amalgam safe for humans? The opinion of the scientific committee of the European Commission. J Occup Med Toxicol 2011; 6: 2) ha messo in evidenza che l’amalgama dentale costituisce la principale fonte di mercurio per il corpo umano, come dimostrato da studi autoptici che hanno evidenziato valori 2-12 volte superiori di mercurio nei tessuti (in particolare cervello e reni) degli individui con otturazioni in amalgama. Per decenni si è ritenuto che il mercurio fuoriuscisse da un’otturazione in amalgama solo quando questa è appena stata realizzata e che, in breve tempo, l’emissione si esaurisse quasi completamente, al completarsi dell’indurimento del materiale. In realtà, l’amalgama non esaurisce mai la quantità di mercurio a cui attingere ed emette sempre un certo livello di base che viene assorbito per inalazione e non, come si potrebbe pensare, per ingestione. La rimozione delle otturazioni in amalgama, oggi richiesta dai pazienti per motivi prevalentemente estetici, presenta alcuni aspetti di criticità in quanto comporta una grande dispersione di mercurio ed è, quindi, una potenziale fonte di inalazione di tale tossico. Per quantificare la dimensione del rilascio di mercurio si possono confrontare i 10-12 µg di mercurio dell’esposizione quotidiana dovuta alla masticazione con i valori di picco di oltre 2000 µg/m3 rilevati nell’aria circostante la bocca durante una rimozione con tecnica tradizionale, ossia con l’impiego di una turbina che, ruotando alla velocità di circa 20.000 giri al minuto, “polverizza” l’amalgama. Tali valori si misurano usualmente appena sotto il naso del paziente, ma la nuvola di vapori che investe anche l’odontoiatra e l’assistente potrebbe essere responsabile di danni tossicologici di natura professionale. La necessità di individuare soluzioni per garantire un’asportazione pulita delle otturazioni in amalgama ha spinto vari ricercatori a lavorare sul concetto di rimozione protetta. Con tale termine si intendono genericamente una serie di accorgimenti tecnici e di dispositivi atti a confinare, contenere e ripulire la zona di lavoro e l’aria attorno al dente durante le operazioni di eliminazione di vecchi restauri, con lo scopo di azzerare la dispersione dei vapori respirabili. La principale finalità della nostra ricerca è consistita nell’individuazione di una serie, possibilmente ridotta e semplice, di procedure operative che renda possibile ottenere l’obiettivo della rimozione protetta – sia per gli operatori sanitari dentali che per i pazienti – in modo standardizzabile ed applicabile in qualsiasi studio odontoiatrico. In quest’ottica è stata approfondita la metodologia proposta, a partire dal 1999, dai gruppi di ricerca AIOB e BIORAL. I punti salienti della tecnica sono i seguenti: - isolamento del dente dal resto del cavo orale mediante l’impiego di una diga in materiale siliconico impermeabile al mercurio; - rimozione del restauro in amalgama mediante disincastonamento con l’impiego di frese in carburo di tungsteno, preferibilmente monouso, a raffreddamento massimo; - confinamento dell’intera zona di lavoro con una cappa aspirante dotata di un motore da 1500 W che rimuove sino a 180 m3 d’aria all’ora; - impiego di una cannula di aspirazione monouso ad alta velocità, che viene posta a diretto contatto con il dente. Il monitoraggio ambientale eseguito con rilevatori di mercurio ha dimostrato che non vi sono tracce di vapori rilevabili in nessuna zona esterna alla cappa di aspirazione. Tali condizioni garantiscono agli OSD di lavorare al di sotto del µg/m3 d’aria (0,001 mg/m3). Per quanto riguarda la protezione del paziente, ad oggi, il monitoraggio biologico è stato effettuato su un solo volontario sano e i risultati non hanno mostrato alcun significativo movimento dei valori di mercurio ematico.

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