Una delle principali e più allettanti prospettive attualmente offerte dagli studi archeometallurgici riguarda la possibilità di verificare una serie di ipotesi finora sostenute quasi esclusivamente su base archeologica, partendo dall’esame di alcuni aspetti inediti o poco noti delle produzione artigianali - in particolar modo, ma non solo, quella metallica - nei principali centri delle diverse aree coinvolte nei traffici, sia a breve che a medio e lungo raggio, nel Mediterraneo antico nel corso del I millennio a.C. Da studiosi dell’Etruria non possiamo che fare riferimento - ma da un punto di vista metodologico il modello è perfettamente replicabile - alla nostra specifica esperienza di studi sulle principali comunità dell’Etruria settentrionale (in particolar modo Populonia con il distretto minerario che ha il suo epicentro nella Toscana meridionale e nell’isola d’Elba) e dell’Etruria meridionale (con particolare riguardo a Veio, Cerveteri e Tarquinia). Uno dei primi problemi da porsi per comprendere a pieno la posizione dell’Etruria nel più ampio quadro del Mediterraneo, già nel momento finale dell’età del Bronzo e, in maniera più circostanziata, tra l’età del Ferro e l’orientalizzante, cioè tra il X e il VII secolo a.C., è quello dell’eventuale ruolo subordinato dell’Etruria meridionale, ovvero dei centri di Veio, Cerveteri e Tarquinia, rispetto all’Etruria settentrionale, territorio nel quale insistono le più numerose ed estese aree minerarie di tutta l’Etruria.A tal fine un importante contributo potrebbe essere apportato dagli studi archeometallurgici e archeometrici su manufatti in rame, bronzo, ferro e piombo, in minor misura oro e argento, da tempo avviati grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità e la Facoltà di Ingegneria della Sapienza Università di Roma, con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e il CNR, relativi ai reperti di Populonia rinvenuti nelle aree d’abitato, a quelli dell’isola d’Elba provenienti dalle aree minerarie, a quelli di Veio di ambito funerario databili tra il IX e il VII sec. a.C. e a quelli di destinazione cultuale offerti tra la fine del VI e il IV-III secolo a.C. nel santuario di Pyrgi, presso il principale porto di Cerveteri, caratterizzato come è noto da frequentazioni “internazionali”.

Desde el Mar Tirreno a la Penìnsula Ibérica. El projecto de investigaciòn y los datos preliminares sobre el hierro, el cobre, el plomo y la plata / Benvenuti Marco; Ferro Daniela; Drago Luciana; Bellafiore Cecilia; Scarsella Elena;. - STAMPA. - (2015), pp. 101-111. (Intervento presentato al convegno Phicaria. III Encuentros Internacionales del Mediterràneo. Minerìa y metallurgia en el Mediterràneo y su periferia oceànica tenutosi a Mazarron (Spagna) nel 7-9 marzo 2014).

Desde el Mar Tirreno a la Penìnsula Ibérica. El projecto de investigaciòn y los datos preliminares sobre el hierro, el cobre, el plomo y la plata

BENVENUTI, MARCO;
2015

Abstract

Una delle principali e più allettanti prospettive attualmente offerte dagli studi archeometallurgici riguarda la possibilità di verificare una serie di ipotesi finora sostenute quasi esclusivamente su base archeologica, partendo dall’esame di alcuni aspetti inediti o poco noti delle produzione artigianali - in particolar modo, ma non solo, quella metallica - nei principali centri delle diverse aree coinvolte nei traffici, sia a breve che a medio e lungo raggio, nel Mediterraneo antico nel corso del I millennio a.C. Da studiosi dell’Etruria non possiamo che fare riferimento - ma da un punto di vista metodologico il modello è perfettamente replicabile - alla nostra specifica esperienza di studi sulle principali comunità dell’Etruria settentrionale (in particolar modo Populonia con il distretto minerario che ha il suo epicentro nella Toscana meridionale e nell’isola d’Elba) e dell’Etruria meridionale (con particolare riguardo a Veio, Cerveteri e Tarquinia). Uno dei primi problemi da porsi per comprendere a pieno la posizione dell’Etruria nel più ampio quadro del Mediterraneo, già nel momento finale dell’età del Bronzo e, in maniera più circostanziata, tra l’età del Ferro e l’orientalizzante, cioè tra il X e il VII secolo a.C., è quello dell’eventuale ruolo subordinato dell’Etruria meridionale, ovvero dei centri di Veio, Cerveteri e Tarquinia, rispetto all’Etruria settentrionale, territorio nel quale insistono le più numerose ed estese aree minerarie di tutta l’Etruria.A tal fine un importante contributo potrebbe essere apportato dagli studi archeometallurgici e archeometrici su manufatti in rame, bronzo, ferro e piombo, in minor misura oro e argento, da tempo avviati grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità e la Facoltà di Ingegneria della Sapienza Università di Roma, con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e il CNR, relativi ai reperti di Populonia rinvenuti nelle aree d’abitato, a quelli dell’isola d’Elba provenienti dalle aree minerarie, a quelli di Veio di ambito funerario databili tra il IX e il VII sec. a.C. e a quelli di destinazione cultuale offerti tra la fine del VI e il IV-III secolo a.C. nel santuario di Pyrgi, presso il principale porto di Cerveteri, caratterizzato come è noto da frequentazioni “internazionali”.
2015
Phicaria. III Encuentros Internacionales del Mediterràneo. Minerìa y metallurgia en el Mediterràneo y su periferia oceànica
Phicaria. III Encuentros Internacionales del Mediterràneo. Minerìa y metallurgia en el Mediterràneo y su periferia oceànica
Mazarron (Spagna)
7-9 marzo 2014
Benvenuti Marco; Ferro Daniela; Drago Luciana; Bellafiore Cecilia; Scarsella Elena;
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