«Shall I project a world?». Thomas Pynchon e la poetica della paranoia

L'articolo prende le mosse dall'analisi della categoria di paranoia, valutandola da un punto di vista non semplicemente patologico (di ispirazione freudiana) e riferendola piuttosto a quella che Patrick O'Donnell ha chiamato paranoia culturale: una categoria interpretativa utile a mettere in luce alcune caratteristiche comuni alle espressioni artistiche dell'età contemporanea. Nello specifico, l'analisi dell'emergere della cognizione paranoica ne L'incanto del lotto 49 di Thomas Pynchon offre una chiave di accesso privilegiata alla questione circa la definizione della poetica del suo autore: la paranoia, infatti, funziona sia come dispositivo teorico che mette in crisi il processo di formazione della conoscenza in generale, sia come riferimento alla formazione della fiction stessa. La poetica di Pynchon, allora, si esibisce in quanto apertura alla possibilità di una narrazione costantemente contrapposta rispetto a quella portata avanti dalle strutture di potere dominanti. The paper begins by analyzing the category of paranoia, evaluating it not simply from a pathological point of view (a Freudian one) and relating it instead to the one Patrick O'Donnell has called cultural paranoia: an interpretative category useful to highlight some common peculiarities of art expressions of the contemporary age. Specifically, the analysis of the emergence of a paranoid cognition in Thomas Pynchon's The Crying of Lot 49 offers a passkey to the question about the definition of its author's poetics: paranoia, in fact, seems to work both like a theoretical device that undermines the process of knowledge formation in general, and like a reference to fiction formation itself. Pynchon's poetics, therefore, shows itself as openness to the possibility of a permanently opposed narration, compared to the one conveyed by the dominant power structures