In generale, le aree gioco sono luoghi fortemente standardizzati, frutto dell’assemblaggio di attrezzature scelte a catalogo aliene dal contesto di riferimento, povere di stimoli e incapaci di innescare proficue relazioni sociali. Troppo spesso, le attività di gioco sono ripetitive, meccaniche, noiose, contribuiscono in maniera limitata, se non controproducente, allo sviluppo del bambino e alimentano un approccio al gioco povero e passivo. E rara la presenza di opportunità di gioco adeguate anche ai bambini disabili. Questo articolo evidenzia il ruolo strategico che il gioco assume per il benessere dei bambini e analizza le aree gioco in termini etici, sociali ed architettonici e sostiene l’ipotesi che le aree gioco siano pensate, come vere e proprie ‘opere di architettura’ ben integrate nel contesto di intervento, in dialogo con la natura e capaci di favorire l’incontro e l’arricchimento reciproco tra bambini con percorsi di vita diversi mediante soluzioni capaci di divertire, di allentare le tensioni e di stimolare la creatività, l’espressione e la conoscenza di se. In general, play areas are highly standardised place that include a set of standardised equipments alien to the reference context, poor in stimuli and incapable of triggering fruitful social relationships. Playing activities are often repetitive, boring and mechanical, contributing in a somewhat limited extent (and ever counterproductive) to the development of the child and nurturing a passive and poor approach to play. Adequate play facilities for disabled children are not common. This article highlights the strategic role of the play for the well-being of children and analyses playground in ethical, social and architectural terms. It claims that playgrounds should be genuine ‘work of architecture’ well-grounded within the reference socio-cultural, environmental and architectural context and in ‘dialogue’ with nature. They should be able to encourage encounters and mutual enrichment between children that come from different walks of life through solutions able to fun, ease tensions and stimulate creativity, expression and self-knowledge.
Il playground come laboratorio di creatività e di inclusione / Lauria, Antonio; Montalti, M.. - In: RI-VISTA. RICERCHE PER LA PROGETTAZIONE DEL PAESAGGIO. - ISSN 1724-6768. - ELETTRONICO. - 1:(2015), pp. 112-129. [http://dx.doi.org/10.13128/RV-16734]
Il playground come laboratorio di creatività e di inclusione
LAURIA, ANTONIO;MONTALTI, MATILDE
2015
Abstract
In generale, le aree gioco sono luoghi fortemente standardizzati, frutto dell’assemblaggio di attrezzature scelte a catalogo aliene dal contesto di riferimento, povere di stimoli e incapaci di innescare proficue relazioni sociali. Troppo spesso, le attività di gioco sono ripetitive, meccaniche, noiose, contribuiscono in maniera limitata, se non controproducente, allo sviluppo del bambino e alimentano un approccio al gioco povero e passivo. E rara la presenza di opportunità di gioco adeguate anche ai bambini disabili. Questo articolo evidenzia il ruolo strategico che il gioco assume per il benessere dei bambini e analizza le aree gioco in termini etici, sociali ed architettonici e sostiene l’ipotesi che le aree gioco siano pensate, come vere e proprie ‘opere di architettura’ ben integrate nel contesto di intervento, in dialogo con la natura e capaci di favorire l’incontro e l’arricchimento reciproco tra bambini con percorsi di vita diversi mediante soluzioni capaci di divertire, di allentare le tensioni e di stimolare la creatività, l’espressione e la conoscenza di se. In general, play areas are highly standardised place that include a set of standardised equipments alien to the reference context, poor in stimuli and incapable of triggering fruitful social relationships. Playing activities are often repetitive, boring and mechanical, contributing in a somewhat limited extent (and ever counterproductive) to the development of the child and nurturing a passive and poor approach to play. Adequate play facilities for disabled children are not common. This article highlights the strategic role of the play for the well-being of children and analyses playground in ethical, social and architectural terms. It claims that playgrounds should be genuine ‘work of architecture’ well-grounded within the reference socio-cultural, environmental and architectural context and in ‘dialogue’ with nature. They should be able to encourage encounters and mutual enrichment between children that come from different walks of life through solutions able to fun, ease tensions and stimulate creativity, expression and self-knowledge.File | Dimensione | Formato | |
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