L’Italia è certamente un paese di città medio-piccole. Lo sapevamo da tempo: basta pensare a Carlo Cattaneo. Ma ci è stato opportunamente ricordato -specie nell’ultimo decennio - nel quadro di una più ampia analisi del tessuto urbano europeo e del suo nuovo ruolo per lo sviluppo (penso in particolare al lavoro di Arnaldo Bagnasco e Patrick Le Galès1). L’Europa è una terra di antiche città medie e piccole2, e l’Italia ne è un pezzo particolarmente significativo. D’altra parte, la presenza e il ruolo di questo tipo di città era anche emerso nelle ricerche sullo sviluppo di piccola impresa della Terza Italia, e più di recente nei lavori sull’identità del Nord, come quelli di Angelo Pichierri, di Paolo Perulli, e di altri3. Quest’attenzione alle città medie è stata certamente opportuna e produttiva, e ha colto dinamiche e cambiamenti reali, ma non c’è dubbio che essa si sia anche accompagnata a una valutazione positiva, più o meno esplicita, del ruolo delle città medie nell’attuale fase dell’organizzazione produttiva. Mi sembra che oggi si diano però le condizioni per soffermarsi su due aspetti più problematici. Il primo ha a che fare con le differenze di grande rilievo nei caratteri delle città medie italiane: non tutte hanno la stessa identità e le stesse conseguenze positive per lo sviluppo. Le città medie del Sud sono in genere molto diverse da quelle del Centro-Nord, per composizione socio-economica e per rapporti con altre città. Esse per molti versi ostacolano lo sviluppo invece di sostenerlo. Si tratta di una frattura di lungo periodo che vale la pena di approfondire nelle sue origini e nelle sue conseguenze anche più recenti.

Le città medie al Nord e al Sud: una frattura di lunga durata / Trigilia, C. - In: TRA IL DIRE E IL FARE. - ISSN 2532-9928. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 1-22.

Le città medie al Nord e al Sud: una frattura di lunga durata

TRIGILIA, CARLO
2016

Abstract

L’Italia è certamente un paese di città medio-piccole. Lo sapevamo da tempo: basta pensare a Carlo Cattaneo. Ma ci è stato opportunamente ricordato -specie nell’ultimo decennio - nel quadro di una più ampia analisi del tessuto urbano europeo e del suo nuovo ruolo per lo sviluppo (penso in particolare al lavoro di Arnaldo Bagnasco e Patrick Le Galès1). L’Europa è una terra di antiche città medie e piccole2, e l’Italia ne è un pezzo particolarmente significativo. D’altra parte, la presenza e il ruolo di questo tipo di città era anche emerso nelle ricerche sullo sviluppo di piccola impresa della Terza Italia, e più di recente nei lavori sull’identità del Nord, come quelli di Angelo Pichierri, di Paolo Perulli, e di altri3. Quest’attenzione alle città medie è stata certamente opportuna e produttiva, e ha colto dinamiche e cambiamenti reali, ma non c’è dubbio che essa si sia anche accompagnata a una valutazione positiva, più o meno esplicita, del ruolo delle città medie nell’attuale fase dell’organizzazione produttiva. Mi sembra che oggi si diano però le condizioni per soffermarsi su due aspetti più problematici. Il primo ha a che fare con le differenze di grande rilievo nei caratteri delle città medie italiane: non tutte hanno la stessa identità e le stesse conseguenze positive per lo sviluppo. Le città medie del Sud sono in genere molto diverse da quelle del Centro-Nord, per composizione socio-economica e per rapporti con altre città. Esse per molti versi ostacolano lo sviluppo invece di sostenerlo. Si tratta di una frattura di lungo periodo che vale la pena di approfondire nelle sue origini e nelle sue conseguenze anche più recenti.
2016
1
22
Trigilia, C
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