Il contributo delinea il quadro in cui si muove la special session, anche in riferimento al contesto Europeo, dove in molti paesi sono in atto importanti cambiamenti sia nel sistema istituzionale che in quello della pianificazione, per riposizionare obiettivi, forme, strumenti e metodi della pianificazione in un contesto di progressiva globalizzazione, europeizzazione e, allo stesso tempo, di crescita di importanza della sussidiarietà e del locale. Emergono diverse tipologie di cooperazione, più o meno coercitive, alle diverse scale, che prefigurano la necessità di un maggiore ricorso alla pianificazione intercomunale o coordinata per i temi di carattere sovralocale. Principio che è sicuramente acquisito in realtà come quella francese, che presenta una esperienza ventennale in relazione alla formazione di agglomerazioni di comuni. Ma che in altre realtà europee è inserito in un sistema di pianificazione generalmente su tre livelli, in cui molto viene lasciato alla volontarietà degli enti locali o (in Italia) alle declinazioni normative regionali. Cosa succede quando un livello di pianificazione scompare e -di conseguenza- la cooperazione interistituzionale diventa un obbligo normativo? In quali forme e con quali modalità la pianificazione di area vasta può rappresentare la soluzione per definire strategie pertinenti e condivise? Come formalizzare la cooperazione? Come possono rapportarsi tali forme di cooperazione con il quadro delle definizioni e dei finanziamenti di matrice europea e con le loro declinazioni nazionali e regionali?

Ripensare l’Area Vasta / Lingua, V. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - STAMPA. - 263:(2015), pp. 1-2.

Ripensare l’Area Vasta

LINGUA, VALERIA
2015

Abstract

Il contributo delinea il quadro in cui si muove la special session, anche in riferimento al contesto Europeo, dove in molti paesi sono in atto importanti cambiamenti sia nel sistema istituzionale che in quello della pianificazione, per riposizionare obiettivi, forme, strumenti e metodi della pianificazione in un contesto di progressiva globalizzazione, europeizzazione e, allo stesso tempo, di crescita di importanza della sussidiarietà e del locale. Emergono diverse tipologie di cooperazione, più o meno coercitive, alle diverse scale, che prefigurano la necessità di un maggiore ricorso alla pianificazione intercomunale o coordinata per i temi di carattere sovralocale. Principio che è sicuramente acquisito in realtà come quella francese, che presenta una esperienza ventennale in relazione alla formazione di agglomerazioni di comuni. Ma che in altre realtà europee è inserito in un sistema di pianificazione generalmente su tre livelli, in cui molto viene lasciato alla volontarietà degli enti locali o (in Italia) alle declinazioni normative regionali. Cosa succede quando un livello di pianificazione scompare e -di conseguenza- la cooperazione interistituzionale diventa un obbligo normativo? In quali forme e con quali modalità la pianificazione di area vasta può rappresentare la soluzione per definire strategie pertinenti e condivise? Come formalizzare la cooperazione? Come possono rapportarsi tali forme di cooperazione con il quadro delle definizioni e dei finanziamenti di matrice europea e con le loro declinazioni nazionali e regionali?
2015
263
1
2
Lingua, V
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