Negli ultimi decenni l’abbandono di molte aree pascolive appenniniche ha provocato l’insorgenza di effetti negativi su tali risorse quali il decremento quanti-qualitativo dell’offerta foraggera e l’invasione da parte di specie spontanee indesiderate. In queste aree talvolta vengono realizzati interventi di ripristino ambientale anche con il fine di migliorare la gestione delle popolazioni selvatiche. Il presente lavoro descrive l’evoluzione delle caratteristiche di un’area pascoliva abbandonata da anni e recuperata in vista della rivalorizzazione produttiva a fini faunistici. La prova si è svolta nel Parco Regionale di Suviana e Brasimone (Emilia Romagna) ed è consistita nel rilevamento per un periodo di 7 anni della composizione vegetazionale del pascolo recuperato e nella determinazione della qualità pabulare tramite la determinazione del valore pastorale. Inoltre, per avere informazioni sulle preferenze alimentari degli animali utilizzatori presenti nella zona (prevalentemente cervo), nell’ultimo triennio di sperimentazione è stata effettuata la rilevazione del prelievo animale sulle specie rinvenute nei rilievi botanici, ottenendo il tasso di defogliazione per ogni singola entità tassonomica. I risultati hanno confermato l’efficacia dell’intervento di recupero, anche se nel suo complesso la qualità del pascolo tende a diminuire nel tempo: il valore pastorale varia da 43 (subito dopo il ripristino) a 27 (alla fine del periodo sperimentale), mentre la composizione botanica tende ad essere dominata dalle specie spontanee che ricolonizzano l’area, la cui percentuale passa da circa 21% a quasi 80% nello stesso periodo. Tale “peggioramento”, oltre che ad una normale evoluzione verso forme seminaturali, è dovuto anche all’assenza di sfalci di mantenimento, risultati molto efficaci in ricerche analoghe. Lo studio sul tasso di defogliazione ha evidenziato il diverso grado di apprezzamento degli animali selvatici sulle specie presenti: alcune specie ritenute di nessun valore foraggero (come ad esempio Cytisus scoparius, Galium album Hypericum perforatum e Teucrium scorodonia) hanno invece presentato forti percentuali di utilizzazione, venendo attivamente ricercate dagli animali. Per tale motivo anche un elevato livello di ricomparsa di specie spontanee nel pascolo non determina automaticamente una riduzione del potenziale foraggero quando l’utilizzazione è fatta da selvatici che hanno esigenze trofiche diversificate rispetto ai domestici.

Evoluzione di miglioramenti pastorali a fini faunistici in un’area appenninica / Cervasio, F.; Ponzetta, M. P.; Genghini, M.; Argenti, G.. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 132-132. (Intervento presentato al convegno 10° Congresso Nazionale SISEF).

Evoluzione di miglioramenti pastorali a fini faunistici in un’area appenninica

CERVASIO, FRANCESCO;PONZETTA, MARIA;ARGENTI, GIOVANNI
2015

Abstract

Negli ultimi decenni l’abbandono di molte aree pascolive appenniniche ha provocato l’insorgenza di effetti negativi su tali risorse quali il decremento quanti-qualitativo dell’offerta foraggera e l’invasione da parte di specie spontanee indesiderate. In queste aree talvolta vengono realizzati interventi di ripristino ambientale anche con il fine di migliorare la gestione delle popolazioni selvatiche. Il presente lavoro descrive l’evoluzione delle caratteristiche di un’area pascoliva abbandonata da anni e recuperata in vista della rivalorizzazione produttiva a fini faunistici. La prova si è svolta nel Parco Regionale di Suviana e Brasimone (Emilia Romagna) ed è consistita nel rilevamento per un periodo di 7 anni della composizione vegetazionale del pascolo recuperato e nella determinazione della qualità pabulare tramite la determinazione del valore pastorale. Inoltre, per avere informazioni sulle preferenze alimentari degli animali utilizzatori presenti nella zona (prevalentemente cervo), nell’ultimo triennio di sperimentazione è stata effettuata la rilevazione del prelievo animale sulle specie rinvenute nei rilievi botanici, ottenendo il tasso di defogliazione per ogni singola entità tassonomica. I risultati hanno confermato l’efficacia dell’intervento di recupero, anche se nel suo complesso la qualità del pascolo tende a diminuire nel tempo: il valore pastorale varia da 43 (subito dopo il ripristino) a 27 (alla fine del periodo sperimentale), mentre la composizione botanica tende ad essere dominata dalle specie spontanee che ricolonizzano l’area, la cui percentuale passa da circa 21% a quasi 80% nello stesso periodo. Tale “peggioramento”, oltre che ad una normale evoluzione verso forme seminaturali, è dovuto anche all’assenza di sfalci di mantenimento, risultati molto efficaci in ricerche analoghe. Lo studio sul tasso di defogliazione ha evidenziato il diverso grado di apprezzamento degli animali selvatici sulle specie presenti: alcune specie ritenute di nessun valore foraggero (come ad esempio Cytisus scoparius, Galium album Hypericum perforatum e Teucrium scorodonia) hanno invece presentato forti percentuali di utilizzazione, venendo attivamente ricercate dagli animali. Per tale motivo anche un elevato livello di ricomparsa di specie spontanee nel pascolo non determina automaticamente una riduzione del potenziale foraggero quando l’utilizzazione è fatta da selvatici che hanno esigenze trofiche diversificate rispetto ai domestici.
2015
Sostenere il pianeta, boschi per la vita - Ricerca e innovazione per la tutela e la valorizzazione delle risorse forestali
10° Congresso Nazionale SISEF
Cervasio, F.; Ponzetta, M. P.; Genghini, M.; Argenti, G.
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