Scopo del lavoro Descriviamo gli steps chirurgici della pieloplastica laparoscopica sec. Anderson-hynes con approccio transperitoneale e posizionamento di stent per via anterograda e riportiamo i risultati morfofunzionali della nostra casistica. Materiali e Metodi Tra marzo 2005 e marzo 2012, 120 pazienti, 54 maschi, 66 femmine (età media 31, range 15-59), con diagnosi incidentale o sintomatica di sgPu, sono stati sottoposti ad intervento di pieloplastica laparoscopica transperitoneale sec. Anderson-hynes. in 11/120 (9,2%) casi è stato adottato un approccio transmesocolico. In tutti i pazienti è stato utilizzato l’approccio con 3-5 porte di cui una da 12 mm (trocar di hasson ombelicale/paraombelicale) e le restanti da 5 mm. In alcuni casi sono stati utilizzati strumenti mini-laparoscopici da 3 mm. Lo stent doppio J è stato posizionato sempre per via anterograda, al termine della sutura del piatto posteriore dell’anastomosi. l’anastomosi è stata confezionata con sutura vicryl 5-0. Risultati il tempo operatorio medio è stato di 120 min (90-390). gli ultimi 40 casi sono stati tutti effettuati con tempi chirurgici sempre inferiori a 120 minuti. complessivamente, 24 pazienti (20%) presentavano un vaso anomalo che ha richiesto la trasposizione in 20 casi (83,3%); 12 (10%) avevano litiasi associata. Nessuna conversione open del- le procedure è stata richiesta. il tempo medio di inserimento dello stent ureterale è stato di 5 min (3-22 min), risultando correttamente posizionato in 119 casi (99,2%). la degenza ospedaliera media è stata di 4 giorni (3-10); abbiamo riportato 4 complicanze postoperatorie (3,3%): perdita prolungata dal drenaggio in 2 casi, un caso di broncopolmonite trattata con antibiotici, un’emorragia sottoglissoniana, originata da un emangioma epatico, trattata conservativamente senza la necessità di emotrasfusioni e con dimis sione in vii giornata postoperatoria. Ad un follow-up medio (range) di 36 (1-72) mesi il successo della procedura, inteso come miglioramento morfofunzionale, con assenza o riduzione dell’idronefrosi, in paziente asintomatico, è stato del 97,5%. in 3 pazienti (3/120, 2,5%) si è osservata una recidiva, ritrattata per via endoscopica o chirurgica a cielo aperto/laparoscopica. Discussione La pieloplastica vlp sec. Anderson-hynes con posizionamento di stent per via anterograda è il gold standard per il trattamento della sgPu; essa infatti presenta risultati sovrapponibili a alla tecnica open, con i vantaggi della chirugia mininvasiva. L'uso degli strumenti mini-laparoscopici riduce ulteriormente il trauma chirurgico e migliora il risultato cosmetico della procedura. Conclusioni la nostra casistica evidenzia una bassa incidenza di complicanze postoperatorie e l’assenza di conversioni in open. inoltre, seppure con follow-up a medio termine, si conferma l’efficacia di questa tecnica,in termini di risoluzione del quadro morfofunzionale e della sintomatologia clinica, con un tasso di successo della procedura pari al 97,5%.
Pieloplastica laparoscopica transperitoneale sec. anderson-hynes: note di tecnica e risultati d120 casi consecutivi / Tuccio, A.; Minervini, A.; Siena, G.; Masieri, L.; Giancane, S.; Chin- demi, A.; Fantechi, R.; Lanciotti, M.; Vittori, G.; Vignolini, G.; Salvi, M.; Sebastianelli, A.; Serni, S.; Carini, M.. - STAMPA. - (2012), pp. 243-244. (Intervento presentato al convegno 85° Congresso Nazionale SIU).
Pieloplastica laparoscopica transperitoneale sec. anderson-hynes: note di tecnica e risultati d120 casi consecutivi
TUCCIO, AGOSTINO;MINERVINI, ANDREA;SIENA, GIAMPAOLO;MASIERI, LORENZO;LANCIOTTI, MICHELE;VIGNOLINI, GRAZIANO;SERNI, SERGIO;CARINI, MARCO
2012
Abstract
Scopo del lavoro Descriviamo gli steps chirurgici della pieloplastica laparoscopica sec. Anderson-hynes con approccio transperitoneale e posizionamento di stent per via anterograda e riportiamo i risultati morfofunzionali della nostra casistica. Materiali e Metodi Tra marzo 2005 e marzo 2012, 120 pazienti, 54 maschi, 66 femmine (età media 31, range 15-59), con diagnosi incidentale o sintomatica di sgPu, sono stati sottoposti ad intervento di pieloplastica laparoscopica transperitoneale sec. Anderson-hynes. in 11/120 (9,2%) casi è stato adottato un approccio transmesocolico. In tutti i pazienti è stato utilizzato l’approccio con 3-5 porte di cui una da 12 mm (trocar di hasson ombelicale/paraombelicale) e le restanti da 5 mm. In alcuni casi sono stati utilizzati strumenti mini-laparoscopici da 3 mm. Lo stent doppio J è stato posizionato sempre per via anterograda, al termine della sutura del piatto posteriore dell’anastomosi. l’anastomosi è stata confezionata con sutura vicryl 5-0. Risultati il tempo operatorio medio è stato di 120 min (90-390). gli ultimi 40 casi sono stati tutti effettuati con tempi chirurgici sempre inferiori a 120 minuti. complessivamente, 24 pazienti (20%) presentavano un vaso anomalo che ha richiesto la trasposizione in 20 casi (83,3%); 12 (10%) avevano litiasi associata. Nessuna conversione open del- le procedure è stata richiesta. il tempo medio di inserimento dello stent ureterale è stato di 5 min (3-22 min), risultando correttamente posizionato in 119 casi (99,2%). la degenza ospedaliera media è stata di 4 giorni (3-10); abbiamo riportato 4 complicanze postoperatorie (3,3%): perdita prolungata dal drenaggio in 2 casi, un caso di broncopolmonite trattata con antibiotici, un’emorragia sottoglissoniana, originata da un emangioma epatico, trattata conservativamente senza la necessità di emotrasfusioni e con dimis sione in vii giornata postoperatoria. Ad un follow-up medio (range) di 36 (1-72) mesi il successo della procedura, inteso come miglioramento morfofunzionale, con assenza o riduzione dell’idronefrosi, in paziente asintomatico, è stato del 97,5%. in 3 pazienti (3/120, 2,5%) si è osservata una recidiva, ritrattata per via endoscopica o chirurgica a cielo aperto/laparoscopica. Discussione La pieloplastica vlp sec. Anderson-hynes con posizionamento di stent per via anterograda è il gold standard per il trattamento della sgPu; essa infatti presenta risultati sovrapponibili a alla tecnica open, con i vantaggi della chirugia mininvasiva. L'uso degli strumenti mini-laparoscopici riduce ulteriormente il trauma chirurgico e migliora il risultato cosmetico della procedura. Conclusioni la nostra casistica evidenzia una bassa incidenza di complicanze postoperatorie e l’assenza di conversioni in open. inoltre, seppure con follow-up a medio termine, si conferma l’efficacia di questa tecnica,in termini di risoluzione del quadro morfofunzionale e della sintomatologia clinica, con un tasso di successo della procedura pari al 97,5%.File | Dimensione | Formato | |
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