Scopo del lavoro La chirurgia conservativa renale rappresenta la procedura standard per il trattamento chirurgico di tumori renali di piccole dimensioni (< 4 cm) e clinicalmente localizzati. Attualmente il trattamento conservativo dei tumori renali clinicalmente localizzati rappresenta una procedura in grande espansione. L’obiettivo del presente studio è quello di descrivere i risultati clinici, perioperatori ed oncologici di pazienti sottoposti a chirurgia conservativa renale in Italia. Materiali e metodi Abbiamo valutato i pazienti sottoposti a trattamento chirurgico conservativo per tumori renali, nel periodo compreso tra Gennaio 2009 e Dicembre 2012 presso 19 centri urologici italiani (RECORd 1). Sono stati analizzati i dati preoperatori, radiologici, intraoperatori, postoperatori ed istopatologici. Sono state comparate le procedure chirurgiche di diversi periodi (2009 vs 2012 e i bienni 2009-2010 vs 2011-2012). Risultati Complessivamente, sono stati valutati 983 pazienti. I pazienti sottoposti ad intervento nell’ultimo biennio sono risultati più giovani (p=0,05) rispetto ai pazienti sottoposti allo stesso trattamento nel primo periodo della raccolta dati, con un significativo aumento delle indicazioni chirurgiche relative o assolute (p<0,001). È stato osservato un incremento percentuale di procedure conservative per tumori cT1b o cT2 nel periodo più recente (p=0,02). Complessivamente, l’enucleoresezione è risultata la tecnica più ampiamente praticata. L’approccio open (OPN) ha subito una progressiva riduzione del numero di procedure negli anni, l’approccio laparoscopico (LPN) è rimasto approssimativamente costante, mentre l’approccio robotico (RAPN) ha visto un progressivo aumento. Nel 2012 gli approcci minimamente invasivi (LPN e RAPN) hanno rappresentato il 61,9% di tutti gli interventi su tumori renali stadiati cT1b. Complessivamente, il 36,3% dei pazienti è stato sottoposto a NSS senza clampaggio e questo dato ha visto un progressivo aumento nel tempo, dal 33% nel 2009 al 42,4% nel 2012. L’utilizzo di agenti emostatici si attesta al 91,3% delle procedure, con un significativo aumento negli ultimi anni (p<0,001). Complessivamente non sono state trovate differenze statisticamente significative tra i due bienni riguardo al tasso di margini chirurgici positivi e alla natura maligna della lesione all’esame istopatologico. Discussione L’approccio robotico è in continua espansione, contrariamente a quello open, che risulta in costante diminuzione. Nello studio RECORd 1 si testimonia una progressiva consapevolezza da parte dei chirurghi italiani dell’importanza del raggiungimento di risultati funzionali, confermato dall’ aumento del numero di procedure senza clampaggio del peduncolo vascolare. Il presente studio conferma, infine, il recente maggiore utilizzo di agenti emostatici in chirurgia conservativa renale. Conclusioni L’utilizzo di procedure conservative renali è cresciuto nel tempo con un maggiore propensione all’utilizzo di approcci minimamente invasivi anche per casi più complessi.

STATO ATTUALE DELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA RENALE IN ITALIA: STUDIO PROSPETTICO MULTICENTRICO OSSERVAZIONALE RECORD1 (RECORD 1) / Minervini, A.; Mari, A.; Schiavina, R.; Antonelli, A.; Borghesi, M.; Bertolo, R.; Bianchi, G.; Brunocilla, E.; Campi, R.; Fiori, C.; Furlan, M.; Longo, N.; Martorana, G.; Mirone, V.; Morgia, G.; Porpiglia, F.; Rovereto, B.; Simeone, C.; Zattoni, F.; Volpe, A.; Carini, M.; Serni, S.. - STAMPA. - Unico:(2015), pp. 29-29. (Intervento presentato al convegno 88° Congresso Nazionale SIU).

STATO ATTUALE DELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA RENALE IN ITALIA: STUDIO PROSPETTICO MULTICENTRICO OSSERVAZIONALE RECORD1 (RECORD 1).

MINERVINI, ANDREA;Mari, A.;Campi, R.;LONGO, NICOLA;SIMEONE, FELICE CARLO;CARINI, MARCO;SERNI, SERGIO
2015

Abstract

Scopo del lavoro La chirurgia conservativa renale rappresenta la procedura standard per il trattamento chirurgico di tumori renali di piccole dimensioni (< 4 cm) e clinicalmente localizzati. Attualmente il trattamento conservativo dei tumori renali clinicalmente localizzati rappresenta una procedura in grande espansione. L’obiettivo del presente studio è quello di descrivere i risultati clinici, perioperatori ed oncologici di pazienti sottoposti a chirurgia conservativa renale in Italia. Materiali e metodi Abbiamo valutato i pazienti sottoposti a trattamento chirurgico conservativo per tumori renali, nel periodo compreso tra Gennaio 2009 e Dicembre 2012 presso 19 centri urologici italiani (RECORd 1). Sono stati analizzati i dati preoperatori, radiologici, intraoperatori, postoperatori ed istopatologici. Sono state comparate le procedure chirurgiche di diversi periodi (2009 vs 2012 e i bienni 2009-2010 vs 2011-2012). Risultati Complessivamente, sono stati valutati 983 pazienti. I pazienti sottoposti ad intervento nell’ultimo biennio sono risultati più giovani (p=0,05) rispetto ai pazienti sottoposti allo stesso trattamento nel primo periodo della raccolta dati, con un significativo aumento delle indicazioni chirurgiche relative o assolute (p<0,001). È stato osservato un incremento percentuale di procedure conservative per tumori cT1b o cT2 nel periodo più recente (p=0,02). Complessivamente, l’enucleoresezione è risultata la tecnica più ampiamente praticata. L’approccio open (OPN) ha subito una progressiva riduzione del numero di procedure negli anni, l’approccio laparoscopico (LPN) è rimasto approssimativamente costante, mentre l’approccio robotico (RAPN) ha visto un progressivo aumento. Nel 2012 gli approcci minimamente invasivi (LPN e RAPN) hanno rappresentato il 61,9% di tutti gli interventi su tumori renali stadiati cT1b. Complessivamente, il 36,3% dei pazienti è stato sottoposto a NSS senza clampaggio e questo dato ha visto un progressivo aumento nel tempo, dal 33% nel 2009 al 42,4% nel 2012. L’utilizzo di agenti emostatici si attesta al 91,3% delle procedure, con un significativo aumento negli ultimi anni (p<0,001). Complessivamente non sono state trovate differenze statisticamente significative tra i due bienni riguardo al tasso di margini chirurgici positivi e alla natura maligna della lesione all’esame istopatologico. Discussione L’approccio robotico è in continua espansione, contrariamente a quello open, che risulta in costante diminuzione. Nello studio RECORd 1 si testimonia una progressiva consapevolezza da parte dei chirurghi italiani dell’importanza del raggiungimento di risultati funzionali, confermato dall’ aumento del numero di procedure senza clampaggio del peduncolo vascolare. Il presente studio conferma, infine, il recente maggiore utilizzo di agenti emostatici in chirurgia conservativa renale. Conclusioni L’utilizzo di procedure conservative renali è cresciuto nel tempo con un maggiore propensione all’utilizzo di approcci minimamente invasivi anche per casi più complessi.
2015
88° Congresso Nazionale SIU. Libro degli abstracts
88° Congresso Nazionale SIU
Minervini, A.; Mari, A.; Schiavina, R.; Antonelli, A.; Borghesi, M.; Bertolo, R.; Bianchi, G.; Brunocilla, E.; Campi, R.; Fiori, C.; Furlan, M.; Longo, N.; Martorana, G.; Mirone, V.; Morgia, G.; Porpiglia, F.; Rovereto, B.; Simeone, C.; Zattoni, F.; Volpe, A.; Carini, M.; Serni, S.
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