Ogni anno, d’estate, le città del Mediterraneo si riversano nel mare. Ogni estate, la città di Taranto, stagione dopo stagione, ritrova la sua memoria. La storia parte da secoli lontani, fa parte di una coscienza molto profonda ormai assorbita dall’intera città, una coscienza che col tempo è quasi svanita. Potrebbe tradursi così la vicenda contemporanea di questo luogo, una città mediterranea che so re di amnesìa. L’indagine su cui la pubblicazione si costruisce passo passo è quella della ricerca — a tratti a annosa — dell’identità perduta del luogo della restituzione attraverso l’architettura di una dignità, di un (ri)scoperta che sappia guardare oltre il dramma. L’Architettura diventa quindi, attraverso questo lavoro, il mezzo di nar- razione di un oblio, prima che la distruzione totale di questo angolo di mondo si realizzi. Ancor prima della stesura dei tre progetti proposti, un museo del mare, un mercato del pesce e una scuola velica, avviene la lettura di questo mondo — strato per strato come fece George Gissing — ‘fotografando’ luoghi, disegnando spazi, intervistando coloro che ne fanno parte: gente dimenticata. Di queste tracce, più di ogni altra cosa — parallelamente all’Architettura —, sono protagonisti i bambini e i pescatori, coloro che giorno per giorno, crescendo tra questi vicoli, insegnano come “Taranto non sia solo ILVA”. Ed e ettivamente è sta- to questo il vero punto di partenza, guardare oltre il dramma — ricono- scendolo —, tracciare una possibile via di fuga per questo pezzo di mare. L’esigenza, architettonica e umana quindi, si traduce nella creazione di luoghi e progetti atti a ricostruire la città, come a seguito di un terribi- le terremoto o di una feroce guerra, a nché torni a vedere, a nché la città ricordi non solo per un’altra estate.
Amnesìa_ Il Mediterraneo di Taranto / Moschetti, Vincenzo. - STAMPA. - (2016), pp. 1-68.
Amnesìa_ Il Mediterraneo di Taranto
MOSCHETTI, VINCENZO
2016
Abstract
Ogni anno, d’estate, le città del Mediterraneo si riversano nel mare. Ogni estate, la città di Taranto, stagione dopo stagione, ritrova la sua memoria. La storia parte da secoli lontani, fa parte di una coscienza molto profonda ormai assorbita dall’intera città, una coscienza che col tempo è quasi svanita. Potrebbe tradursi così la vicenda contemporanea di questo luogo, una città mediterranea che so re di amnesìa. L’indagine su cui la pubblicazione si costruisce passo passo è quella della ricerca — a tratti a annosa — dell’identità perduta del luogo della restituzione attraverso l’architettura di una dignità, di un (ri)scoperta che sappia guardare oltre il dramma. L’Architettura diventa quindi, attraverso questo lavoro, il mezzo di nar- razione di un oblio, prima che la distruzione totale di questo angolo di mondo si realizzi. Ancor prima della stesura dei tre progetti proposti, un museo del mare, un mercato del pesce e una scuola velica, avviene la lettura di questo mondo — strato per strato come fece George Gissing — ‘fotografando’ luoghi, disegnando spazi, intervistando coloro che ne fanno parte: gente dimenticata. Di queste tracce, più di ogni altra cosa — parallelamente all’Architettura —, sono protagonisti i bambini e i pescatori, coloro che giorno per giorno, crescendo tra questi vicoli, insegnano come “Taranto non sia solo ILVA”. Ed e ettivamente è sta- to questo il vero punto di partenza, guardare oltre il dramma — ricono- scendolo —, tracciare una possibile via di fuga per questo pezzo di mare. L’esigenza, architettonica e umana quindi, si traduce nella creazione di luoghi e progetti atti a ricostruire la città, come a seguito di un terribi- le terremoto o di una feroce guerra, a nché torni a vedere, a nché la città ricordi non solo per un’altra estate.File | Dimensione | Formato | |
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