Nell’«irrequietezza» che investe, con Aby Warburg, il volto della classicità winckelmanniana, scoprendolo come «erma bifronte di Apollo e Dioniso», non si esprime soltanto la riflessione nietzschiana sull’antichità classica ma anche, cercando piu’ a monte l’origine dell’«onda mnemica» che la ricerca warburghiana accoglie, il suo ripensamento romantico. È solo alla luce di quest’ultimo, di ciò che di esso fa proprio e di ciò che, invece, radicalmente trasforma, che per alcuni, essenziali aspetti, l’unità warburghiana di apollineo e dionisiaco, di pathos e forma si lascia cogliere. La scossa che, tanto con il Laocoonte di Novalis, quanto con quello di Warburg, investe l’autonoma, conchiusa centralità dell’antichità classica fa infatti spazio, allo stesso interno di quest’ultima, ad un altrove di cui occorre indagare identità e metamorfosi. Nell’Oriente che invade i confini dell’antichità greco-romana si specchia infatti, di volta in volta, il limite della forma, il pathos che la eccede e che la tende. È lo scambio tra l’immagine e ciò che essa non è ancora, o non è più, la sua intrinseca temporalità, che si esprime, tra Novalis e Warburg, nei tratti di una frontiera in significativa ridefinizione.

Cose di un altro mondo: Oriente e Occidente in Novalis e Warburg / Alice Barale. - In: AESTHETICA. PRE-PRINT. - ISSN 0393-8522. - STAMPA. - 26:(2011), pp. 31-45.

Cose di un altro mondo: Oriente e Occidente in Novalis e Warburg

BARALE, ALICE
2011

Abstract

Nell’«irrequietezza» che investe, con Aby Warburg, il volto della classicità winckelmanniana, scoprendolo come «erma bifronte di Apollo e Dioniso», non si esprime soltanto la riflessione nietzschiana sull’antichità classica ma anche, cercando piu’ a monte l’origine dell’«onda mnemica» che la ricerca warburghiana accoglie, il suo ripensamento romantico. È solo alla luce di quest’ultimo, di ciò che di esso fa proprio e di ciò che, invece, radicalmente trasforma, che per alcuni, essenziali aspetti, l’unità warburghiana di apollineo e dionisiaco, di pathos e forma si lascia cogliere. La scossa che, tanto con il Laocoonte di Novalis, quanto con quello di Warburg, investe l’autonoma, conchiusa centralità dell’antichità classica fa infatti spazio, allo stesso interno di quest’ultima, ad un altrove di cui occorre indagare identità e metamorfosi. Nell’Oriente che invade i confini dell’antichità greco-romana si specchia infatti, di volta in volta, il limite della forma, il pathos che la eccede e che la tende. È lo scambio tra l’immagine e ciò che essa non è ancora, o non è più, la sua intrinseca temporalità, che si esprime, tra Novalis e Warburg, nei tratti di una frontiera in significativa ridefinizione.
2011
26
31
45
Alice Barale
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