Difficile dire se il lemma natura umana compaia mai, nella sterminata produzione weberiana, con un senso teoreticamente preciso. Di certo possiamo affermare che l’intera riflessione weberiana si dispone all’insegna di una diffidenza profonda nei confronti dell’idea di natura umana. Una diffidenza tanto più degna di nota perché intrecciata con una costante attenzione al tema della soggettività, alla questione delle sue potenzialità come fattore centrale per la comprensione delle istituzioni sociali e politiche e più specificamente delle possibilità del mutamento. Per Weber la soggettività conta, ma per comprenderla la natura umana non serve. Anzi in qualche misura è di ostacolo: da una parte, perché sempre esposta al rischio di costituire un’ipoteca definitiva sulle possibilità pratiche degli uomini; dall’altra perché utilizzabile come fondamento normativo, come strumento per dedurre dal fatto della natura alcune indicazioni di valore. L’impostazione di Weber non punta all’eliminazione assoluta di qualunque assunzione su “che cos’è l’uomo”, ma cerca piuttosto di neutralizzarne le implicazioni pratiche, di escluderne la rilevanza ai fini della comprensione della condotta pratica. La posizione dell’uomo nel mondo, l’atteggiamento che la soggettività assume nei confronti del mondo non rimanda né alla natura, né alla condizione umana, ma alle immagini del mondo (Weltbilder), costrutti cognitivi socialmente prodotti e materialmente condizionati che svolgono una fondamentale funzione di orientamento pratico.

Pensare la soggettività senza natura umana. Materialità e immagini del mondo in Max Weber / D'Andrea, Dimitri. - In: COSMOPOLIS. - ISSN 1828-9231. - ELETTRONICO. - XIII:(2016), pp. 0-0.

Pensare la soggettività senza natura umana. Materialità e immagini del mondo in Max Weber

D'ANDREA, DIMITRI
2016

Abstract

Difficile dire se il lemma natura umana compaia mai, nella sterminata produzione weberiana, con un senso teoreticamente preciso. Di certo possiamo affermare che l’intera riflessione weberiana si dispone all’insegna di una diffidenza profonda nei confronti dell’idea di natura umana. Una diffidenza tanto più degna di nota perché intrecciata con una costante attenzione al tema della soggettività, alla questione delle sue potenzialità come fattore centrale per la comprensione delle istituzioni sociali e politiche e più specificamente delle possibilità del mutamento. Per Weber la soggettività conta, ma per comprenderla la natura umana non serve. Anzi in qualche misura è di ostacolo: da una parte, perché sempre esposta al rischio di costituire un’ipoteca definitiva sulle possibilità pratiche degli uomini; dall’altra perché utilizzabile come fondamento normativo, come strumento per dedurre dal fatto della natura alcune indicazioni di valore. L’impostazione di Weber non punta all’eliminazione assoluta di qualunque assunzione su “che cos’è l’uomo”, ma cerca piuttosto di neutralizzarne le implicazioni pratiche, di escluderne la rilevanza ai fini della comprensione della condotta pratica. La posizione dell’uomo nel mondo, l’atteggiamento che la soggettività assume nei confronti del mondo non rimanda né alla natura, né alla condizione umana, ma alle immagini del mondo (Weltbilder), costrutti cognitivi socialmente prodotti e materialmente condizionati che svolgono una fondamentale funzione di orientamento pratico.
2016
XIII
0
0
D'Andrea, Dimitri
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