Come sfuggire all’architettura effimera e retinica, a quell’architettura che reclama l’attenzione degli occhi, quegli stessi occhi che, presto annoiati, vagolano indolenti alla ricerca dell’ultima immagine suadente, in un’incessante spirale che non trova mai posa, perché poco si trova che sia ostello al nostro “io profondo”? In questi saggi Juhani Pallasmaa indaga il nocciolo duro della bellezza dell’architettura “spessa”, quella che fa dire al nostro “io profondo”: «Ecco, da qui io provengo, in te mi ritrovo, sei il luogo dove vedo riflessa la mia pienezza», e lo fa parlando di atmosfere, di immagini incarnate, di sensi, di emozioni, di corpo, di pienezza del non-finito, dell’uomo, di necessità primordiali ed eterne, di radici ancestrali dell’architettura, di profondità esistenziale dello spazio / How to escape ephemeral and retinal architecture, the kind of architecture that draws our eyes’ attention, those same eyes that, soon bored, wander indolent looking for the latest captivating image, in an endless, restless spiral, because little can be found that can serve as a harbour for our “innermost self”? In these essays, Juhani Pallasmaa looks at the core of the beauty of “thick” architecture, the one that has our innermost self say: «This is it, here is where I come from, in you I find myself, you are the place where I see my full self reflected», and it does so by speaking of atmospheres, of embodied images, of senses, of emotions, of body, of fullness of the non-finite, of man, of primordial and eternal needs, of ancestral roots of architecture, of existential depth of space.
Frammenti. Collage e discontinuità nell'immaginario architettonico / Fragments. Collage and Discontinuity in Architectural Imagery / Zambelli, Matteo. - STAMPA. - (2014), pp. 1-224.
Frammenti. Collage e discontinuità nell'immaginario architettonico / Fragments. Collage and Discontinuity in Architectural Imagery
zambelli matteo
2014
Abstract
Come sfuggire all’architettura effimera e retinica, a quell’architettura che reclama l’attenzione degli occhi, quegli stessi occhi che, presto annoiati, vagolano indolenti alla ricerca dell’ultima immagine suadente, in un’incessante spirale che non trova mai posa, perché poco si trova che sia ostello al nostro “io profondo”? In questi saggi Juhani Pallasmaa indaga il nocciolo duro della bellezza dell’architettura “spessa”, quella che fa dire al nostro “io profondo”: «Ecco, da qui io provengo, in te mi ritrovo, sei il luogo dove vedo riflessa la mia pienezza», e lo fa parlando di atmosfere, di immagini incarnate, di sensi, di emozioni, di corpo, di pienezza del non-finito, dell’uomo, di necessità primordiali ed eterne, di radici ancestrali dell’architettura, di profondità esistenziale dello spazio / How to escape ephemeral and retinal architecture, the kind of architecture that draws our eyes’ attention, those same eyes that, soon bored, wander indolent looking for the latest captivating image, in an endless, restless spiral, because little can be found that can serve as a harbour for our “innermost self”? In these essays, Juhani Pallasmaa looks at the core of the beauty of “thick” architecture, the one that has our innermost self say: «This is it, here is where I come from, in you I find myself, you are the place where I see my full self reflected», and it does so by speaking of atmospheres, of embodied images, of senses, of emotions, of body, of fullness of the non-finite, of man, of primordial and eternal needs, of ancestral roots of architecture, of existential depth of space.File | Dimensione | Formato | |
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