Nonostante la pianificazione si confronti ordinariamente con la rigenerazione, il recupero e il redevelopment di aree in disuso – forme d’intervento che richiedono strumenti capaci di integrare il fattore tempo nel processo di trasformazione – la possibilità di usi temporanei, secondo un approccio “tattico” alla riqualificazione dell’habitat urbano, resta ancora un’opzione solitamente non contemplata nell’orizzonte previsionale dei piani. Attraverso il riferimento a casi studio internazionali, riconducibili a quattro diverse modalità in cui si esplica il rapporto fra i promotori dell’azione tattica e le istituzioni locali, il contributo ripercorre l’evoluzione del fenomeno del Temporary Urbanism da categoria interpretativa ad approccio operativo, evidenziando come nel panorama italiano esso fatichi più che altrove a trovare una propria collocazione all’interno delle pratiche di rigenerazione urbana senza rischiare di uscire dai margini della legalità, definiti da norme di governo del territorio e settoriali del tutto impermeabili alle dinamiche sociali. Un’eccezione è rappresentata dall’involontaria temporaneità caratteristica delle ricostruzioni post-sisma, in cui le azioni tattiche trovano paradossalmente una condizione favorevole. Preso atto delle difficoltà a intervenire in modo sistematico sulla legislazione nazionale per favorire la diffusione del Temporary Urbanism, il contributo ne ipotizza l’integrazione negli strumenti operativi comunali, intervenendo “tatticamente”, in modo limitato, sulla disciplina dei piani vigenti.

Promuovere l'azione tattica. La temporaneità nella pratica urbanistica / Promoting tactical actions. Temporary uses and urban planning / Alberti, F.; Scamporrino, M.; Rizzo, A.. - In: URBANISTICA. - ISSN 0042-1022. - STAMPA. - 157:(2018), pp. 16-21.

Promuovere l'azione tattica. La temporaneità nella pratica urbanistica / Promoting tactical actions. Temporary uses and urban planning

F. Alberti;M. Scamporrino;A. Rizzo
2018

Abstract

Nonostante la pianificazione si confronti ordinariamente con la rigenerazione, il recupero e il redevelopment di aree in disuso – forme d’intervento che richiedono strumenti capaci di integrare il fattore tempo nel processo di trasformazione – la possibilità di usi temporanei, secondo un approccio “tattico” alla riqualificazione dell’habitat urbano, resta ancora un’opzione solitamente non contemplata nell’orizzonte previsionale dei piani. Attraverso il riferimento a casi studio internazionali, riconducibili a quattro diverse modalità in cui si esplica il rapporto fra i promotori dell’azione tattica e le istituzioni locali, il contributo ripercorre l’evoluzione del fenomeno del Temporary Urbanism da categoria interpretativa ad approccio operativo, evidenziando come nel panorama italiano esso fatichi più che altrove a trovare una propria collocazione all’interno delle pratiche di rigenerazione urbana senza rischiare di uscire dai margini della legalità, definiti da norme di governo del territorio e settoriali del tutto impermeabili alle dinamiche sociali. Un’eccezione è rappresentata dall’involontaria temporaneità caratteristica delle ricostruzioni post-sisma, in cui le azioni tattiche trovano paradossalmente una condizione favorevole. Preso atto delle difficoltà a intervenire in modo sistematico sulla legislazione nazionale per favorire la diffusione del Temporary Urbanism, il contributo ne ipotizza l’integrazione negli strumenti operativi comunali, intervenendo “tatticamente”, in modo limitato, sulla disciplina dei piani vigenti.
2018
157
16
21
Alberti, F.; Scamporrino, M.; Rizzo, A.
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