Il lavoro muove dal raffronto tra il modo in cui, con specifico riguardo al reato di corruzione propria, il giudice penale utilizza correntemente alcuni concetti giuridici appartenenti al diritto amministrativo, con il significato che essi trovano nel loro settore di appartenenza. In particolare, vengono analizzate le nozioni di atto amministrativo, la contrarietà (di tale atto) ai doveri d’ufficio, l’incidenza che la discrezionalità può assumere nella suddetta fattispecie penale. Con riferimento a tali profili, si osserva come il giudice penale abbia usato una certa disinvoltura, finalizzata ad allargare la portata incriminatrice dell’art. 319 c.p.. Tuttavia, questa tendenza rischia di stridere con il principio di legalità e con gli schemi comportamentali canonizzati dal codice penale. In questo contesto di tensione tra categorie, si propone una soluzione costruita a partire dal principio di legalità, inteso come principio che taglia trasversalmente tutti i settori dell’ordinamento. In particolare, muovendo da un modo di intendere le regole giuridiche sul potere amministrativo che sia costituzionalmente orientato, si prospetta un’interpretazione della conformità/difformità dell’atto ai doveri d’ufficio che può consentire a un tempo di sciogliere alcuni nodi problematici della corruzione propria e di chiarire alcuni profili della legalità amministrativa e della sua giustiziabilità. *** Il lavoro è pubblicato su una rivista di fascia A e costituisce la rielaborazione della relazione «L’atto contrario ai doveri d’ufficio nel nuovo art. 319 c.p.» tenuta durante il convegno organizzato a Firenze dalla Fondazione per la formazione forense dell’Ordine degli avvocati di Firenze su «Giudice penale e azione amministrativa».

L’atto amministrativo contrario ai doveri di ufficio nel reato di corruzione propria: verso una legalità comune al diritto penale e al diritto amministrativo / Chiara Cudia. - In: DIRITTO PUBBLICO. - ISSN 1721-8985. - STAMPA. - (2017), pp. 683-722.

L’atto amministrativo contrario ai doveri di ufficio nel reato di corruzione propria: verso una legalità comune al diritto penale e al diritto amministrativo

Chiara Cudia
2017

Abstract

Il lavoro muove dal raffronto tra il modo in cui, con specifico riguardo al reato di corruzione propria, il giudice penale utilizza correntemente alcuni concetti giuridici appartenenti al diritto amministrativo, con il significato che essi trovano nel loro settore di appartenenza. In particolare, vengono analizzate le nozioni di atto amministrativo, la contrarietà (di tale atto) ai doveri d’ufficio, l’incidenza che la discrezionalità può assumere nella suddetta fattispecie penale. Con riferimento a tali profili, si osserva come il giudice penale abbia usato una certa disinvoltura, finalizzata ad allargare la portata incriminatrice dell’art. 319 c.p.. Tuttavia, questa tendenza rischia di stridere con il principio di legalità e con gli schemi comportamentali canonizzati dal codice penale. In questo contesto di tensione tra categorie, si propone una soluzione costruita a partire dal principio di legalità, inteso come principio che taglia trasversalmente tutti i settori dell’ordinamento. In particolare, muovendo da un modo di intendere le regole giuridiche sul potere amministrativo che sia costituzionalmente orientato, si prospetta un’interpretazione della conformità/difformità dell’atto ai doveri d’ufficio che può consentire a un tempo di sciogliere alcuni nodi problematici della corruzione propria e di chiarire alcuni profili della legalità amministrativa e della sua giustiziabilità. *** Il lavoro è pubblicato su una rivista di fascia A e costituisce la rielaborazione della relazione «L’atto contrario ai doveri d’ufficio nel nuovo art. 319 c.p.» tenuta durante il convegno organizzato a Firenze dalla Fondazione per la formazione forense dell’Ordine degli avvocati di Firenze su «Giudice penale e azione amministrativa».
2017
683
722
Goal 16: Peace, justice and strong institutions
Chiara Cudia
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