Il recente sisma che ha funestato i comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto ha “improvvisamente” riportato al centro dell’attenzione generale quanto il territorio italiano sia fragile ed esposto a un numero elevato di rischi naturali. In quei paesi, il 24 agosto del 2016 il normale corso della vita quotidiana è stato bruscamente interrotto da un terremoto del sesto grado della scala Richter. Alla tragedia delle vite spezzate si è aggiunto lo scenario, al limite dell’immaginabile, della profonda distruzione che ha interessato una vasta area nella quale alcuni paesi e loro frazioni sono stati ridotti a cumuli di macerie. Le immagini trasmesse dai notiziari successivi al terremoto hanno fatto irruzione nelle nostre case mostrando le immagini dell’ennesima sciagura naturale legata all’intenso dinamismo geologico della nostra inquieta penisola, riportando, in modo anche fin troppo minuzioso, la testimonianza dei drammi personali che hanno colpito la popolazione di questo meraviglioso angolo dell’Appennino centrale. Ciò che ci dovrebbe far riflettere è quanto poco si sia parlato, in precedenza a questa e ad altre, delle cause delle catastrofi naturali che con regolare puntualità colpiscono un Paese come l’Italia nel quale terremoti, eruzioni vulcaniche, e dissesti idrogeologici sono eventi “inevitabilmente” attesi perché legati alla sua intrinseca natura geologica. Ancora una volta, purtroppo, al pari di ciascuna altra volta precedente in cui si sia verificata una catastrofe naturale, il terremoto di Amatrice ci riporta alla mente la fragilità estrema del nostro territorio, ma nonostante ciò siamo consapevoli che con molta probabilità, nel giro di poco tempo, dolore, tristezza e rabbia per quanto accaduto lasceranno il posto nuovamente alla distrazione e alla superficialità che contraddistinguono, per mancanza di un’adeguata educazione scientifica, tutti noi cittadini italiani rendendoci “inconsapevolmente” (o consapevolmente) responsabili della cattiva gestione del territorio nel quale viviamo.
Le geoscienze nella scuola. Itinerari culturali e civici / Cifelli F., Conticelli S.. - In: NUOVA SECONDARIA. - ISSN 1828-4582. - STAMPA. - 9:(2017), pp. 44-46.
Le geoscienze nella scuola. Itinerari culturali e civici
Conticelli S.
Membro del Collaboration Group
2017
Abstract
Il recente sisma che ha funestato i comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto ha “improvvisamente” riportato al centro dell’attenzione generale quanto il territorio italiano sia fragile ed esposto a un numero elevato di rischi naturali. In quei paesi, il 24 agosto del 2016 il normale corso della vita quotidiana è stato bruscamente interrotto da un terremoto del sesto grado della scala Richter. Alla tragedia delle vite spezzate si è aggiunto lo scenario, al limite dell’immaginabile, della profonda distruzione che ha interessato una vasta area nella quale alcuni paesi e loro frazioni sono stati ridotti a cumuli di macerie. Le immagini trasmesse dai notiziari successivi al terremoto hanno fatto irruzione nelle nostre case mostrando le immagini dell’ennesima sciagura naturale legata all’intenso dinamismo geologico della nostra inquieta penisola, riportando, in modo anche fin troppo minuzioso, la testimonianza dei drammi personali che hanno colpito la popolazione di questo meraviglioso angolo dell’Appennino centrale. Ciò che ci dovrebbe far riflettere è quanto poco si sia parlato, in precedenza a questa e ad altre, delle cause delle catastrofi naturali che con regolare puntualità colpiscono un Paese come l’Italia nel quale terremoti, eruzioni vulcaniche, e dissesti idrogeologici sono eventi “inevitabilmente” attesi perché legati alla sua intrinseca natura geologica. Ancora una volta, purtroppo, al pari di ciascuna altra volta precedente in cui si sia verificata una catastrofe naturale, il terremoto di Amatrice ci riporta alla mente la fragilità estrema del nostro territorio, ma nonostante ciò siamo consapevoli che con molta probabilità, nel giro di poco tempo, dolore, tristezza e rabbia per quanto accaduto lasceranno il posto nuovamente alla distrazione e alla superficialità che contraddistinguono, per mancanza di un’adeguata educazione scientifica, tutti noi cittadini italiani rendendoci “inconsapevolmente” (o consapevolmente) responsabili della cattiva gestione del territorio nel quale viviamo.File | Dimensione | Formato | |
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