L’ospedale psichiatrico del Santa Maria della Pietà svolge durante gli anni Cinquanta a Roma la funzione di contenitore sociale, ospitando non solo persone affette da disturbi mentali, ma anche disabili gravi, disadattati sociali, poveri, emarginati, alcolisti e, dal dopoguerra, molti orfani; ma c’è anche chi ci nasce e qui trascorrerà tutta la vita. Negli anni Sessanta la nuova sede di Monte Mario arriverà a ospitare tremila pazienti. Ciò che è stato non deve essere dimenticato o ignorato. Dalla collaborazione del direttore Pompeo Martelli con Paolo Rosa nasce il progetto del Museo Laboratorio della Mente, realizzato da Studio Azzurro e inaugurato il 7 ottobre 2008. Quello che viene raccontato grazie all’allestimento riguarda sì la storia dell’ex ospedale psichiatrico, ma soprattutto le esperienze di coloro che là dentro hanno vissuto e quelle di coloro che, per vari motivi, vi si sono “affacciati”. Il gruppo milanese, impegnato da più di trent’anni nella ricerca artistica, è riuscito a elaborare per questo museo un percorso dove le nuove tecnologie sono state sapientemente utilizzate per creare un rapporto d’interazione capace di rendere possibile al visitatore un’esperienza culturalmente formativa. Forse uno degli esempi più riusciti di quella che oggi viene definita “museografia sensibile”. All’interno del percorso le interfacce e i dispositivi scompaiono. Nonostante la loro apparente assenza, le installazioni interattive riescono a coinvolgere il visitatore e lo invitano a prender parte alle storie del museo e a sperimentare i diversi modelli culturali attraverso i quali ha avuto origine il pregiudizio sulla malattia mentale.

Robe da matti al Museo Laboratorio della Mente del Santa Maria della Pietà di Roma / Elisa Bianchi. - In: PSICOART. - ISSN 2038-6184. - ELETTRONICO. - 6:(2016), pp. 1-27. [10.6092/issn.2038-6184/6049]

Robe da matti al Museo Laboratorio della Mente del Santa Maria della Pietà di Roma

Elisa Bianchi
2016

Abstract

L’ospedale psichiatrico del Santa Maria della Pietà svolge durante gli anni Cinquanta a Roma la funzione di contenitore sociale, ospitando non solo persone affette da disturbi mentali, ma anche disabili gravi, disadattati sociali, poveri, emarginati, alcolisti e, dal dopoguerra, molti orfani; ma c’è anche chi ci nasce e qui trascorrerà tutta la vita. Negli anni Sessanta la nuova sede di Monte Mario arriverà a ospitare tremila pazienti. Ciò che è stato non deve essere dimenticato o ignorato. Dalla collaborazione del direttore Pompeo Martelli con Paolo Rosa nasce il progetto del Museo Laboratorio della Mente, realizzato da Studio Azzurro e inaugurato il 7 ottobre 2008. Quello che viene raccontato grazie all’allestimento riguarda sì la storia dell’ex ospedale psichiatrico, ma soprattutto le esperienze di coloro che là dentro hanno vissuto e quelle di coloro che, per vari motivi, vi si sono “affacciati”. Il gruppo milanese, impegnato da più di trent’anni nella ricerca artistica, è riuscito a elaborare per questo museo un percorso dove le nuove tecnologie sono state sapientemente utilizzate per creare un rapporto d’interazione capace di rendere possibile al visitatore un’esperienza culturalmente formativa. Forse uno degli esempi più riusciti di quella che oggi viene definita “museografia sensibile”. All’interno del percorso le interfacce e i dispositivi scompaiono. Nonostante la loro apparente assenza, le installazioni interattive riescono a coinvolgere il visitatore e lo invitano a prender parte alle storie del museo e a sperimentare i diversi modelli culturali attraverso i quali ha avuto origine il pregiudizio sulla malattia mentale.
2016
6
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Elisa Bianchi
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