Sono ormai lontani i tempi in cui si riteneva che una criminalizzazione della corruzione nel settore privato fosse espressione di un pericoloso moralismo addirittura incompatibile con la funzione laica assegnata al diritto penale da uno Stato democratico. La corruzione privata è infatti un fenomeno capace di causare danni significativi alla società, non solo perché altera profondamente la leale concorrenza tra le imprese fino a minare la fiducia dei consociati sull'esistenza di regole di mercato, ma anche perché sottrae ingenti quantità di risorse economiche, utilizzabili per finalità aventi comunque riflessi "collettivi", per destinarle alla ricchezza parassitaria di pochi. Consapevole di questo, da quasi venti anni l'Europa e il contesto internazionale spingono con forza per una criminalizzazione della corruzione privata orientata alla tutela della concorrenza, ma l'Italia si è sempre dimostrata nella sostanza impermeabile a tali pressioni, adottando sia nel 2002 che nel 2012 una fattispecie che si ispira a un diverso modello di tutela del patrimonio dell'ente, con riflessi sulla responsabilità degli enti punibili solo per corruzione attiva. Una recente legge delega contiene indicazioni per una riforma della corruzione tra privati che finalmente consentirebbe di allineare il nostro sistema allo standard europeo. Ma è davvero così? La domanda è d'obbligo, perché a ben vedere nella stessa delega è presente un inciso decisamente ambiguo che potrebbe portare a un'ennesima riforma (la terza in quindici anni) nella sostanza di mera facciata.

Corruzione privata: verso una riforma di stampo europeo? / Bartoli Roberto. - In: DIRITTO PENALE E PROCESSO. - ISSN 1591-5611. - STAMPA. - (2017), pp. 5-11.

Corruzione privata: verso una riforma di stampo europeo?

Bartoli Roberto
2017

Abstract

Sono ormai lontani i tempi in cui si riteneva che una criminalizzazione della corruzione nel settore privato fosse espressione di un pericoloso moralismo addirittura incompatibile con la funzione laica assegnata al diritto penale da uno Stato democratico. La corruzione privata è infatti un fenomeno capace di causare danni significativi alla società, non solo perché altera profondamente la leale concorrenza tra le imprese fino a minare la fiducia dei consociati sull'esistenza di regole di mercato, ma anche perché sottrae ingenti quantità di risorse economiche, utilizzabili per finalità aventi comunque riflessi "collettivi", per destinarle alla ricchezza parassitaria di pochi. Consapevole di questo, da quasi venti anni l'Europa e il contesto internazionale spingono con forza per una criminalizzazione della corruzione privata orientata alla tutela della concorrenza, ma l'Italia si è sempre dimostrata nella sostanza impermeabile a tali pressioni, adottando sia nel 2002 che nel 2012 una fattispecie che si ispira a un diverso modello di tutela del patrimonio dell'ente, con riflessi sulla responsabilità degli enti punibili solo per corruzione attiva. Una recente legge delega contiene indicazioni per una riforma della corruzione tra privati che finalmente consentirebbe di allineare il nostro sistema allo standard europeo. Ma è davvero così? La domanda è d'obbligo, perché a ben vedere nella stessa delega è presente un inciso decisamente ambiguo che potrebbe portare a un'ennesima riforma (la terza in quindici anni) nella sostanza di mera facciata.
2017
5
11
Bartoli Roberto
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