Dalla Scuola Ecologica di Chicago ai giorni nostri, l’esercizio prevalente della ricerca sociologica applicata alla convivenza di gruppi etnici diversi si traduce in declinazioni articolate di percorsi e modalità di ‘integrazione’. Al termine di una breve rassegna di tali paradigmi interpretativi, si propone una definizione ‘minima’ di integrazione delle minoranze etniche immigrate: l’integrazione come ‘migration neutrality ’ – ossia, l’irrilevanza dell’origine nazionale come predittore dell’accesso degli individui alle risorse economiche, di prestigio e relazionali di una società. Questa definizione sgombra il campo da perigliose derive culturaliste circa la ‘compatibilità’ tra gruppi etnici, assumendo che tale compatibilità sia tanto maggiore quanto minori sono gli scarti osservabili nella distribuzione delle risorse economiche, culturali e sociali. Data questa premessa, il paper sviluppa un’analisi empirica su due fronti. Dapprima, con una ricognizione dei dati Eurostat sull’integrazione degli immigrati negli stati membri dell’Unione Europea. Successivamente, con un esame del rapporto tra politiche dell’integrazione ed effettiva integrazione, mettendo in relazione i dati Eurostat appena menzionati con gli indici Mipex che misurano le politiche di integrazione degli stati europei. I paesi che vantano le ‘migliori pratiche’ di intervento sono anche quelli che massimizzano la migration neutrality, in particolare sul fronte dell’esclusione sociale? Questi risultati mostrano che, in chiave comparativa europea, la relazione tra politiche di integrazione e rischio di esclusione sociale tra gli immigrati non è lineare ed esige una riflessione maggiore sia sugli strumenti di analisi che sulle dinamiche effettive che legano politiche e diseguaglianze sociali tra nativi e immigrati.

Migrazioni e disuguaglianze: l’integrazione degli stranieri nelle società europee, in Culture politiche in mutamento / Recchi E., L.G. Baglioni. - In: SOCIOLOGIA. - ISSN 0038-0156. - STAMPA. - (2014), pp. 21-33.

Migrazioni e disuguaglianze: l’integrazione degli stranieri nelle società europee, in Culture politiche in mutamento

Recchi E.
;
L. G. Baglioni
2014

Abstract

Dalla Scuola Ecologica di Chicago ai giorni nostri, l’esercizio prevalente della ricerca sociologica applicata alla convivenza di gruppi etnici diversi si traduce in declinazioni articolate di percorsi e modalità di ‘integrazione’. Al termine di una breve rassegna di tali paradigmi interpretativi, si propone una definizione ‘minima’ di integrazione delle minoranze etniche immigrate: l’integrazione come ‘migration neutrality ’ – ossia, l’irrilevanza dell’origine nazionale come predittore dell’accesso degli individui alle risorse economiche, di prestigio e relazionali di una società. Questa definizione sgombra il campo da perigliose derive culturaliste circa la ‘compatibilità’ tra gruppi etnici, assumendo che tale compatibilità sia tanto maggiore quanto minori sono gli scarti osservabili nella distribuzione delle risorse economiche, culturali e sociali. Data questa premessa, il paper sviluppa un’analisi empirica su due fronti. Dapprima, con una ricognizione dei dati Eurostat sull’integrazione degli immigrati negli stati membri dell’Unione Europea. Successivamente, con un esame del rapporto tra politiche dell’integrazione ed effettiva integrazione, mettendo in relazione i dati Eurostat appena menzionati con gli indici Mipex che misurano le politiche di integrazione degli stati europei. I paesi che vantano le ‘migliori pratiche’ di intervento sono anche quelli che massimizzano la migration neutrality, in particolare sul fronte dell’esclusione sociale? Questi risultati mostrano che, in chiave comparativa europea, la relazione tra politiche di integrazione e rischio di esclusione sociale tra gli immigrati non è lineare ed esige una riflessione maggiore sia sugli strumenti di analisi che sulle dinamiche effettive che legano politiche e diseguaglianze sociali tra nativi e immigrati.
2014
21
33
Recchi E., L.G. Baglioni
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