La contabilità dei mercanti fiorentini è ricca di notizie di acquisto e vendita di libri. In particolare i registri della compagnia di Francesco e Bernardo di Niccolò Cambini offrono, per la seconda metà del Quattrocento, numerose registrazioni del commercio di manoscritti, prevalentemente testi filosofici e religiosi (Archivio dello Spedale degli Innocenti di Firenze, Estranei). Purtroppo la sinteticità delle annotazioni contabili non permette di cogliere quali fossero le caratteristiche di questi testi, anche se il pubblico cui erano destinati, facoltosi membri delle principali famiglie fiorentine del tempo, ci fa supporre che si trattasse di volumi ricchi e pregiati. Poiché il ricordo contabile ci informa sul valore, è però possibile ricostruire una stima, pur approssimativa, del prezzo medio di vendita per le diverse tipologie. Una serie di ricerche che abbiamo condotto sui libri di Entrata e Uscita di alcuni enti ospedalieri toscani nello stesso periodo (Archivio di Stato di Prato, Ospedale), ci consente di disporre delle serie del prezzo di due tra gli alimenti considerati fondamentali per la sopravvivenza, grano e vino, e di misurare in rapporto a questi fondamentali il potere d’acquisto di quanti, ed erano la maggioranza, vivevano col salario giornaliero del capofamiglia. Questi risultati sono stati oggetto di discussione in alcuni convegni internazionali, in ultimo nel 2016 nella Settimana Datini dedicata al prezzo delle cose. Avvalendoci di questi dati, ci proponiamo di incrociare le informazioni, cercando di percepire cosa significasse il prezzo di un oggetto particolare come il libro in rapporto al prezzo di beni che costituivano la base della dieta per la gran parte della popolazione: quanto grano o quanto vino si potevano acquistare con la somma spesa per l’acquisto di un libro di Platone, Aristotele, un salterio o una Bibbia? Avrebbe mai potuto un manovale acquistare uno di questi libri col suo salario? Queste e altre domande simili potrebbero trovare una prima, seppur parziale, risposta da questa ipotesi di ricerca, anche se, come in ogni lavoro di storia dei prezzi, anche in questo caso è necessario anteporre un’analisi critica sulla natura e il significato dei dati, soffermandoci in particolare sul problema della loro omogeneità e della loro espressione monetaria.

La compravendita di libri nella contabilità dei mercanti fiorentini Un confronto coi prezzi dei generi di prima necessità nella seconda metà del XV secolo / paola pinelli. - STAMPA. - (2020), pp. 495-510. (Intervento presentato al convegno PRINTING EVOLUTION AND SOCIETY 1450-1500 tenutosi a Venezia nel 19-21 settembre 2018).

La compravendita di libri nella contabilità dei mercanti fiorentini Un confronto coi prezzi dei generi di prima necessità nella seconda metà del XV secolo

paola pinelli
2020

Abstract

La contabilità dei mercanti fiorentini è ricca di notizie di acquisto e vendita di libri. In particolare i registri della compagnia di Francesco e Bernardo di Niccolò Cambini offrono, per la seconda metà del Quattrocento, numerose registrazioni del commercio di manoscritti, prevalentemente testi filosofici e religiosi (Archivio dello Spedale degli Innocenti di Firenze, Estranei). Purtroppo la sinteticità delle annotazioni contabili non permette di cogliere quali fossero le caratteristiche di questi testi, anche se il pubblico cui erano destinati, facoltosi membri delle principali famiglie fiorentine del tempo, ci fa supporre che si trattasse di volumi ricchi e pregiati. Poiché il ricordo contabile ci informa sul valore, è però possibile ricostruire una stima, pur approssimativa, del prezzo medio di vendita per le diverse tipologie. Una serie di ricerche che abbiamo condotto sui libri di Entrata e Uscita di alcuni enti ospedalieri toscani nello stesso periodo (Archivio di Stato di Prato, Ospedale), ci consente di disporre delle serie del prezzo di due tra gli alimenti considerati fondamentali per la sopravvivenza, grano e vino, e di misurare in rapporto a questi fondamentali il potere d’acquisto di quanti, ed erano la maggioranza, vivevano col salario giornaliero del capofamiglia. Questi risultati sono stati oggetto di discussione in alcuni convegni internazionali, in ultimo nel 2016 nella Settimana Datini dedicata al prezzo delle cose. Avvalendoci di questi dati, ci proponiamo di incrociare le informazioni, cercando di percepire cosa significasse il prezzo di un oggetto particolare come il libro in rapporto al prezzo di beni che costituivano la base della dieta per la gran parte della popolazione: quanto grano o quanto vino si potevano acquistare con la somma spesa per l’acquisto di un libro di Platone, Aristotele, un salterio o una Bibbia? Avrebbe mai potuto un manovale acquistare uno di questi libri col suo salario? Queste e altre domande simili potrebbero trovare una prima, seppur parziale, risposta da questa ipotesi di ricerca, anche se, come in ogni lavoro di storia dei prezzi, anche in questo caso è necessario anteporre un’analisi critica sulla natura e il significato dei dati, soffermandoci in particolare sul problema della loro omogeneità e della loro espressione monetaria.
2020
PRINTING EVOLUTION AND SOCIETY 1450-1500, Fifty years that changed Europe
PRINTING EVOLUTION AND SOCIETY 1450-1500
Venezia
19-21 settembre 2018
paola pinelli
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