A livello internazionale va sempre più diffondendosi il concetto che la qualità del materiale vivaistico è fortemente legata ad un sistema produttivo che tiene conto di vari aspetti tra cui le finalità per cui la piantagione viene effettuata (Target Plant Concept - TPC). Nella pratica si assiste, soprattutto in Italia, alla tendenza opposta. Il materiale vivaistico viene prodotto con metodi standardizzati che prescindono dalla considerazione degli scopi preminenti della piantagione. Il progetto VIAA nasce dalla necessità di produrre un materiale vivaistico di buona adattabilità a condizioni di stress idrico e che, come tale, possa essere commercializzato con indicazioni relative alle sue performance post-impianto in ambienti soggetti a periodi di aridità. Il raggiungimento dell’obiettivo consentirebbe di avere un prodotto migliorato rispetto a quello tradizionale per la realizzazione di interventi di forestazione con specie arboree autoctone, per il ripristino, recupero e/o realizzazione di aree verdi in condizioni di scarsa disponibilità di acqua anche in un’ottica di adattamento agli effetti di cambiamento climatico. Il protocollo sperimentale è stato progettato in linea con i principi del TPC; la sperimentazione prevede una durata di due anni: nel primo, è stato allevato il materiale vivaistico (2017) e, nel secondo (2018), si è provveduto a testare la performance del postime sia in condizioni di stress idrico controllato (in serra) sia in campo. Sono state prese in considerazione tre specie quercine (Quercus ilex L., Quercus pubescens Willd., Quercus robur L.) allevate in due differenti substrati di crescita: torba e fibra di cocco (risorsa rinnovabile in tempi sostenibili). Oltre alla concimazione standard adottata dal vivaio partner del progetto, sono state impiegate due diverse formule di concimazione (arricchita in K e arricchita in P) allo scopo di modificare i rapporti epi-/ipogei e conseguentemente la fisiologia delle piantine prodotte. Durante l’allevamento in vivaio, in cui sono state seguite in totale 2592 piantine (48 per combinazione di specie, substrato e concimazione ripetute in tre blocchi randomizzati), sono stati rilevati i principali caratteri morfologici (levata, altezza, flussi di crescita) e fisiologici tramite indici di fluorescenza della clorofilla, riflettanza fogliare e misure di scambi gassosi. A fine stagione vegetativa, un campione di semenzali è stato sottoposto ad una approfondita caratterizzazione della morfologia epigea e ipogea attraverso prove distruttive in laboratorio. Al termine dell’allevamento in vivaio le piantine che hanno mostrato un maggiore sviluppo epigeo ed ipogeo sono state quelle allevate nella combinazione torba-potassio, seguite dalle altre tesi con torba; le tesi allevate in fibra di cocco sono risultate sempre di sviluppo inferiore e con un più basso rapporto tra biomassa aerea e radicale. La concimazione potassica ha incrementato la crescita delle piantine rispetto alle altre concimazioni nello stesso substrato. La combinazione di substrato- concimazione ha influito inoltre sull’articolazione dell’apparato radicale. Da quanto riportato in letteratura non risulta sempre corretto associare il maggiore sviluppo delle piantine ad una maggiore qualità del postime con pareri contrastanti riguardo l’influenza delle dimensioni dei semenzali sulla resistenza all’aridità: alcuni studi evidenziano che una piantina più sviluppata e con più riserve di macro-elementi può affrontare meglio un periodo con limitate risorse idriche e raggiungere velocemente gli strati di suolo più profondi e umidi, altri invece hanno osservato anche che una piantina di minori dimensioni, soprattutto della parte aerea, ha minori esigenze idriche e minori perdite per evapo-traspirazione. Allo scopo di acquisire utili informazioni sul comportamento, in fase di messa a dimora, delle 3 specie quercine studiate, nel 2018 sono state predisposte le prove di stress idrico. La prova in serra prevede uno speed-test in cui 45 piante per tesi sono state sottoposte a 3 regimi idrici (irrigazione a capacità di campo, - irrigazione al 50% della capacità di campo, assenza di irrigazione) fino al raggiungimento, per ogni specie, della soglia di contenuto idrico del suolo indicata in letteratura come forte stress. La valutazione della resistenza delle piante allo stress è stata effettuata sulla base della loro risposta fisiologica (fluorescenza, potenziale idrico fogliare, spettrometria fogliare). Contemporaneamente in aprile 2018 è stata avviata la prova di campo (10 semenzali per tesi per parcella elementare per 5 blocchi randomizzati), dove non è stata prevista alcuna fertilizzazione o irrigazione a sostegno delle piantine. Si presentano qui i risultati della sperimentazione al termine delle prove effettuate nel corso della stagione vegetativa 2018.
È possibile produrre materiale vivaistico in grado di resistere meglio a periodi di stress idrico? L’esperienza del progetto VIAA (Vivaistica Innovativa ad Alta Adattabilità)Is the challenge of nursery production for facing droughty environments still open? Two years of the VIAA project (Vivaistica Innovativa ad Alta Adattabilità - Innovative High Adaptability Nursery) experience / Barbara Mariotti, Sofia Martini, Sabrina Raddi, Alberto Maltoni, Emilio Resta, Francesca Ugolini, Andrea Tani. - STAMPA. - (2018), pp. 23-25. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale di Selvicoltura Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile).
È possibile produrre materiale vivaistico in grado di resistere meglio a periodi di stress idrico? L’esperienza del progetto VIAA (Vivaistica Innovativa ad Alta Adattabilità)Is the challenge of nursery production for facing droughty environments still open? Two years of the VIAA project (Vivaistica Innovativa ad Alta Adattabilità - Innovative High Adaptability Nursery) experience
Barbara Mariotti
;Sabrina Raddi;Alberto Maltoni;Andrea Tani
2018
Abstract
A livello internazionale va sempre più diffondendosi il concetto che la qualità del materiale vivaistico è fortemente legata ad un sistema produttivo che tiene conto di vari aspetti tra cui le finalità per cui la piantagione viene effettuata (Target Plant Concept - TPC). Nella pratica si assiste, soprattutto in Italia, alla tendenza opposta. Il materiale vivaistico viene prodotto con metodi standardizzati che prescindono dalla considerazione degli scopi preminenti della piantagione. Il progetto VIAA nasce dalla necessità di produrre un materiale vivaistico di buona adattabilità a condizioni di stress idrico e che, come tale, possa essere commercializzato con indicazioni relative alle sue performance post-impianto in ambienti soggetti a periodi di aridità. Il raggiungimento dell’obiettivo consentirebbe di avere un prodotto migliorato rispetto a quello tradizionale per la realizzazione di interventi di forestazione con specie arboree autoctone, per il ripristino, recupero e/o realizzazione di aree verdi in condizioni di scarsa disponibilità di acqua anche in un’ottica di adattamento agli effetti di cambiamento climatico. Il protocollo sperimentale è stato progettato in linea con i principi del TPC; la sperimentazione prevede una durata di due anni: nel primo, è stato allevato il materiale vivaistico (2017) e, nel secondo (2018), si è provveduto a testare la performance del postime sia in condizioni di stress idrico controllato (in serra) sia in campo. Sono state prese in considerazione tre specie quercine (Quercus ilex L., Quercus pubescens Willd., Quercus robur L.) allevate in due differenti substrati di crescita: torba e fibra di cocco (risorsa rinnovabile in tempi sostenibili). Oltre alla concimazione standard adottata dal vivaio partner del progetto, sono state impiegate due diverse formule di concimazione (arricchita in K e arricchita in P) allo scopo di modificare i rapporti epi-/ipogei e conseguentemente la fisiologia delle piantine prodotte. Durante l’allevamento in vivaio, in cui sono state seguite in totale 2592 piantine (48 per combinazione di specie, substrato e concimazione ripetute in tre blocchi randomizzati), sono stati rilevati i principali caratteri morfologici (levata, altezza, flussi di crescita) e fisiologici tramite indici di fluorescenza della clorofilla, riflettanza fogliare e misure di scambi gassosi. A fine stagione vegetativa, un campione di semenzali è stato sottoposto ad una approfondita caratterizzazione della morfologia epigea e ipogea attraverso prove distruttive in laboratorio. Al termine dell’allevamento in vivaio le piantine che hanno mostrato un maggiore sviluppo epigeo ed ipogeo sono state quelle allevate nella combinazione torba-potassio, seguite dalle altre tesi con torba; le tesi allevate in fibra di cocco sono risultate sempre di sviluppo inferiore e con un più basso rapporto tra biomassa aerea e radicale. La concimazione potassica ha incrementato la crescita delle piantine rispetto alle altre concimazioni nello stesso substrato. La combinazione di substrato- concimazione ha influito inoltre sull’articolazione dell’apparato radicale. Da quanto riportato in letteratura non risulta sempre corretto associare il maggiore sviluppo delle piantine ad una maggiore qualità del postime con pareri contrastanti riguardo l’influenza delle dimensioni dei semenzali sulla resistenza all’aridità: alcuni studi evidenziano che una piantina più sviluppata e con più riserve di macro-elementi può affrontare meglio un periodo con limitate risorse idriche e raggiungere velocemente gli strati di suolo più profondi e umidi, altri invece hanno osservato anche che una piantina di minori dimensioni, soprattutto della parte aerea, ha minori esigenze idriche e minori perdite per evapo-traspirazione. Allo scopo di acquisire utili informazioni sul comportamento, in fase di messa a dimora, delle 3 specie quercine studiate, nel 2018 sono state predisposte le prove di stress idrico. La prova in serra prevede uno speed-test in cui 45 piante per tesi sono state sottoposte a 3 regimi idrici (irrigazione a capacità di campo, - irrigazione al 50% della capacità di campo, assenza di irrigazione) fino al raggiungimento, per ogni specie, della soglia di contenuto idrico del suolo indicata in letteratura come forte stress. La valutazione della resistenza delle piante allo stress è stata effettuata sulla base della loro risposta fisiologica (fluorescenza, potenziale idrico fogliare, spettrometria fogliare). Contemporaneamente in aprile 2018 è stata avviata la prova di campo (10 semenzali per tesi per parcella elementare per 5 blocchi randomizzati), dove non è stata prevista alcuna fertilizzazione o irrigazione a sostegno delle piantine. Si presentano qui i risultati della sperimentazione al termine delle prove effettuate nel corso della stagione vegetativa 2018.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.